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Notiziario n.36.
SOMMARIO. 1)     Premessa; 2)     Incontro al Ministero del 15 luglio; 3)     Manovra bis. Ministeri a rischio paralisi; 4)     L’ordinamento e la concertazione.


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1) Premessa

 

In premessa va denunciato il fatto che la trattativa sul nuovo Contratto Integrativo di Ministero è stata unilateralmente, anche se non ufficialmente, sospesa dall’Amministrazione. Non ne comprendiamo il motivo o forse è facile immaginare che questo stop derivi dalla necessità di riorganizzare gli equilibri dei confederali scossi dall’emorragia di iscritti interna alla CISL. Sta di fatto che chi subisce le ricadute negative di un mancato rinnovo contrattuale, già ampiamente scaduto, sono sempre e solo i lavoratori di questo ministero e questo è assolutamente inaccettabile. A questo proposito la RdB porrà all’Amministrazione il problema di riprendere con urgenza il tavolo contrattuale sul nuovo Contratto Integrativo di Ministero.


2)     Incontro al ministero del 15 luglio

 

Si è svolta giovedì 15 luglio al ministero una informativa dell’amministrazione presieduta dal prof. Proietti su: 

-nuove dotazioni organiche, riqualificazione e passaggi tra le aree;

-mobilità interna;

-precari;

-Museo Egizio di Torino;

-Archivio di Stato di Parma.

In seguito alla riunione di oggi si aprono dei tavoli, più o meno a cadenza settimanale, per affrontare gli argomenti punto per punto.

L’amministrazione ci ha consegnato una documentazione contenente una proposta di rideterminazione delle dotazioni organiche che sarà oggetto di esame con i sindacati mercoledì prossimo 21 luglio.

L’amministrazione ci ha inoltre informato circa alcune procedure d’assunzione relativamente a 139 unità, idonei precedenti concorsi, e 173 unità, per mobilità tra amministrazioni.

Sui precari assistiamo alla solita gara delle buone novelle.

Viene ripetuta l’intenzione di voler stabilizzare il personale precario, attualmente in 1432 giubilari in posizione B1 e 681 ATM in posizione economica B3 con rapporto di lavoro al 33% o 50%, più 6 unità assunte a tempo determinato presso la regione Marche. Proposte senza alcuna copertura economica.

Presso la Funzione Pubblica il famoso tavolo istituzionale tra Ministeri (da cui è assente proprio il ministero dell’economia) sarebbe orientato verso la formula del concorso pubblico a titoli ed esami (titoli relativi al servizio prestato). Rimarrebbe una graduatoria aperta per tre anni da cui attingere il personale.

E’ una soluzione che ci  vede diffidenti, in quanto il pericolo più grave di questi percorsi è la rottura del fronte dei precari, con il risultato, da parte di Amministrazione e Sindacati concertativi, di indebolire le lotte e avere maggiore libertà di manovra. Percorso tuttavia che non scartiamo a priori perché l’obbiettivo che questa O.S. da sempre persegue è quello di battere la condizione di lavoro precario e garantire l’assunzione di tutti i precari in servizio.

C’è inoltre da segnalare che l’amministrazione è decisa a diffondere dal 1° agosto c.a. una circolare per revocare i diritti relativi al regime delle assenze, dopo i rilievi mossi dalla Funzione Pubblica all’accordo tra amministrazione beni culturali e sindacati.

Abbiamo firmato insieme all’amministrazione nei mesi scorsi una nota per ottenere un’interpretazione autentica dell’aran sullo status di lavoratori a tempo determinato, come quelli dei beni Culturali, i quali non possono essere considerati tali riguardo ai diritti in quanto prestano continuativamente la loro opera da molti anni senza soluzione di continuità (anche se con un susseguirsi continuo di contratti a tempo determinato); questo dato è fondamentale perché configura il loro rapporto di lavoro omogeneo a quello di lavoratori di ruolo e quindi, per le normative vigenti sia nazionali che europee, non possono essere discriminati sui diritti contrattuali.

A tutt’oggi  però non è giunta risposta dall’aran e quindi il prof. Proietti ha dichiarato che, in assenza di chiarimenti, entro il 1° agosto diffonderà  tale circolare.

Si è poi passati  alla questione della Fondazione del Museo Egizio di Torino. Anche in questo caso abbiamo constatato che le insidie per la condizione dei lavoratori coinvolti denunciate dalla RdB erano più che fondate, mentre sia per i sindacati concertativi che per quelli cosiddetti autonomi, (ad esclusione della RdB) è ormai accettata la scelta strategica della privatizzazione e tutto quello che comporta ai danni dei lavoratori.

Ci è sembrato che sull’argomento ci sia molta confusione: soprattutto in merito alle garanzie circa l’opzione dei lavoratori tra il posto pubblico e il posto privato ovvero la possibilità di rientrare in un secondo tempo nei ruoli istituzionali del ministero che, stando alle normative che impongono per il lavoratore pubblico l’obbligo della unicità del rapporto di lavoro con lo stato, non permetterebbero questa opzione, prospettata da Amministrazione e Confederali.

L’unica cosa certa è che il ministero SE NE LAVA LE MANI e avverte le parti sindacali che le relazioni sindacali, in futuro, al Museo  Egizio non saranno più con il ministero ma con la Fondazione (è assai difficile immaginare le modalità di rappresentazione degli interessi di questi lavoratori che avevano eletto le proprie RSU con un contratto di lavoro pubblico: ci viene in mente il contratto del commercio appena concluso, in cui Cgil, Cisl, Uil hanno consentito di inserire una norma liberticida secondo cui una O.S. non può partecipare alle elezioni delle RSU se non è firmataria di contratto).

La situazione relativa all’Archivio di Stato di Parma mette in luce il rischio in cui si trovano archivi e biblioteche, sacrificati a scapito della politica di “valorizzazione” dei musei perseguita dal governo che la RdB ha denunciato da tempo.

Il fatto è che l’archivio di Stato è sotto sfratto da parte del Comune: la RdB è in prima fila in difesa di quelle che abbiamo definito “le cenerentole dei beni culturali” e ha chiesto al tavolo nazionale un approfondimento sull’argomento.

E’ urgente rafforzare l’opposizione a questi scellerati progetti. E’ urgente rafforzare la RdB.

Ogni lavoratore può diventare protagonista candidandosi, alle prossime elezioni RSU di novembre, nelle liste RdB Pubblico Impiego.

Diventa protagonista del tuo futuro.


3)     Manovra bis. MINISTERI A RISCHIO PARALISI

 

La manovra bis, varata con Decreto Legge dal governo, ha il suo punto di forza nel taglio delle spese per beni e servizi dei ministeri con ben 4,2 miliardi di euro.
Questi tagli avranno, e già si cominciano ad avvertire, una ricaduta nefasta sulla funzionalità dei ministeri.
La "sbornia" delle privatizzazioni degli anni ’90, con la massiccia esternalizzazione dei servizi ha prodotto una lievitazione dei costi proprio per quei servizi che erano prodotti in proprio dalle amministrazioni statali, e pubbliche in genere.
Appalti milionari per la gestione dei sistemi informatici in presenza di professionalità, che oltre che avere la necessaria capacità tecnica, con una approfondita conoscenza delle necessità operative dell’amministrazione; persino servizi amministrativi dati in appalto esterno con costi da capogiro.
Per non parlare poi delle miriadi di consulenze milionarie che ogni dicastero attiva ad ogni cambio di compagine governativa.
Tutte queste spese hanno gonfiato i bilanci pubblici nonostante la forte riduzione delle spese per il personale a causa del blocco ormai decennale delle assunzioni e dei rinnovi contrattuali caratterizzati da una politica di moderazione salariale che ha di fatto "impoverito" i dipendenti statali.
Questi tagli andranno a ricadere sugli uffici statali con forti ripercussioni sui servizi istituzionali che i ministeri sono tenuti a fornire ai cittadini. Riduzione della funzionalità delle cancellerie dei tribunali dove già ora è difficile persino trovare la carta per le fotocopie; presso gli ispettorati del lavoro dove è già difficoltosa la reperibilità degli strumenti necessari per la verifica della tutela delle condizioni di lavoro.
Si impone oggi una drastica inversione di tendenza verso una politica di rilancio e potenziamento della pubblica amministrazione che sola può garantire lo sviluppo sociale ed economico del Paese.


4)  L’ordinamento e la concertazione

La riunione del 24 giugno scorso della Commissione paritetica per l’ordinamento professionale nel comparto Ministeri, presso l’aran, ha messo in chiaro come la ritrovata concertazione tra sindacati e aran riesca a produrre il peggioramento delle condizioni dei lavoratori. L’ordinamento professionale che si va delineando comporta:

  • Il permanere delle tre aree di inquadramento (A, B e C);
  • La trasformazione dei livelli interni alle aree in livelli solo economici;
  • La riduzione e l’accorpamento dei profili professionali con la individuazione di profili di area;
  • L’individuazione di mansioni di area che tutti i lavoratori inquadrati nell’area dovranno rispettare indipendentemente dal livello economico di inquadramento;
  • Applicazione del nuovo ordinamento a costo zero;
  • Passaggi di livello a carico del FUA;
  • Aumento degli importi e del numero delle posizioni organizzative (a carico del FUA);
  • Istituzione della vicedirigenza con oneri a carico del FUA.

Il vantaggio sarebbe  una presunta maggiore facilità di passaggio di livello all’interno delle aree. Per contro si profila la massima flessibilità di utilizzo dei lavoratori da parte delle amministrazioni, la differenziazione di trattamento tra ministeri con un FUA “povero” e quelli con un FUA meno povero, lo svuotamento del FUA dopo il primo passaggio di livello e quindi l’impossibilità di ulteriori progressioni della carriera. Inoltre i passaggi tra le aree rimarrebbero come ora impossibili perché sottoposti al vincolo del 50% di riserva per l’esterno e all’approvazione del Tesoro. Concretamente non ci sarebbe alcun vantaggio economico in quanto gli stessi soldi che ora prendiamo tutti come salario di produttività verranno percepiti da solo da alcuni come aumento per il livello economico.

Questo è il frutto della nuova concertazione di Cgil, Cisl e Uil che, al di là di tutti i proclami tuonanti, sono tornati a farsi carico dei problemi delle amministrazioni dimenticando di essere i rappresentanti dei lavoratori.

La RdB P.I. ha chiesto la soppressione immediata dell’area “A”, come primo passaggio di avvicinamento all’area unica, e la costituzione di un fondo di Comparto per il finanziamento dei passaggi di livello, tra le aree e dentro le aree, alimentato dai risparmi di gestione derivanti dalla differenza tra il personale in organico e il personale effettivamente in servizio. Queste proposte non sono compatibili con la concertazione, queste proposte devono essere sostenute, come a Melfi, all’Alitalia e per gli autoferrotranvieri, con la lotta e il conflitto generalizzato in tutti i posti di lavoro.

 


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