RdB Pubblico Impiego - Corte dei Conti

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Statali: beffati e contenti ?

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Dopo l’abbuffata mediatica sui favolosi aumenti contrattuali degli statali ed i festeggiamenti dei Sindacati Confederali, è bene che il povero statale si svegli e si faccia quattro conti in tasca, realizzando la portata di questo ennesimo Accordo Beffa.

Chiariamo subito che non siamo di fronte alla sottoscrizione di Contratti Nazionali di Lavoro,  ma di un Accordo politico tra Governo e OO.SS. che, stabilendo gli  obiettivi da raggiungere attraverso il rinnovo dei Contratti pubblici, vanifica la funzione negoziale in sede Aran.

In poco più di una paginetta del Protocollo d’intesa (che alleghiamo ed invitiamo a leggere), i Sindacati firmatari ed il Governo sono riusciti a realizzare:

L’apertura gravissima di un processo devastante di riduzione degli organici e di mobilità coatta

Un aumento contrattuale che non riesce minimamente ad arginare la perdita del potere d’acquisto dei salari. Un passo avanti nel definitivo smantellamento della P.A.

AUMENTI CONTRATTUALI:

I 100 euro così tanto sbandierati (che se anche fossero 100 non basterebbero a riportare i salari ad un livello dignitoso), sono in realtà

54 euro netti

Questo solo se la quota destinata al Fondo Unico di Amministrazione si manterrà al minimo previsto, se va oltre saranno molto meno di 54 euro !

Siamo lontani anni luce dal recupero della perdita reale del potere di acquisto dei salari  

L’Accordo prevede un incremento percentuale di 5,1 %, di cui almeno lo 0,5% dovrebbe essere destinato alla produttività (Fondo Unico di Amministrazione).

Si persevera quindi nel  dirottare somme consistenti e dovute (aumenti salariali) verso istituti discrezionali (quali premi e premetti) e di dubbia utilità.

E’ bene segnalare che nel protocollo del 27 maggio viene precisato che “un incremento non inferiore allo 0.5% sarà destinato dai Contratti Nazionali alla incentivazione della produttività… “(art.4). Non si sa nulla dunque del massimo possibile da destinare al FUA, che sarà stabilito in sede di Contratto Nazionale, e, considerati i soggetti presenti al tavolo,  il rischio che questa percentuale salga è reale. Ciò è tra l’altro ben auspicato nell’articolo successivo (art. 5).

Di fatto, quindi l’aumento concesso in paga base è del 4,6%, una briciola in più di quanto (il 4,3%) da tempo era offerta dal Governo come limite invalicabile per gli incrementi economici. Sempre se alla produttività verrà destinato lo 0,5% (minimo previsto).

Facendo due rapidi conti l’aumento medio netto in paga base si aggira intorno ai 50 euro, per di più a regime…, una debacle economica per i lavoratori che aspettavano da circa 18 mesi il loro legittimo recupero stipendiale.

Inoltre questi incrementi rappresentano, nella loro totalità,  solo una promessa: attualmente la copertura economica è prevista solo per  il 4,3%, stanziato nella Finanziaria 2005.  La forbice tra il 4,3% e il 5,01%  dovrà trovare  disponibilità  con la prossima Finanziaria !

Aumenti  non certi quindi, ma legati alla congiuntura economica complessiva nazionale ed europea. Né Immediati (dal 2006, forse).

100 EURO LORDI:

MENO 33% DI TRATTENUTE = 66 EURO

MENO IL 10 % (minimo) che va al Fondo Unico (0,5 del 5,1)=  54 euro 

(somme che quindi non andranno a tutti, come dovrebbe essere per i recuperi del potere di acquisto dei salari !)

Ricordiamo che i dati statistici sulle retribuzioni dell’ultimo periodo, sulla media della P.A., sono stati conteggiati sugli aumenti del Ministero degli Esteri e del Ministero della Difesa (prendendo anche come riferimento gli stipendi dei nostri "colleghi militari") approdando quindi ad una crescita drogata delle buste paga pari al 3,5%, cosa che ha  offerto il fianco alla campagna forsennata di Confindustria, Governo ed Associazioni Datoriali contro i lavoratori pubblici.
 

Ma nonostante l’ISTAT continui a raccontarci che i nostri stipendi sono cresciuti, noi sappiamo, anche molto direttamente (vedi il  problema della terza settimana…) che la perdita reale del potere d’acquisto dei salari è ormai insostenibile, ed è quantificata da autorevoli centri studi in un 15% in due anni.

AUTOFINANZIAMENTO

E’ un contratto auto-finanziato dai dipendenti pubblici, poiché il Governo, tagliando PRIMA la spesa per il personale pubblico del 5% con l'ultima Finanziaria 2005, ha concordato POI il cosiddetto aumento del 5,01%, che in realtà è un aumento dello 0,1%, e annuncia in più altri tagli per 60 mila posti di lavoro.

Quindi il personale paga il rinnovo con un aumento dei carichi di lavoro a parità di salario reale, e la collettività lo paga in disservizi.

Un pessimo Accordo , una purga a lento rilascio, i cui effetti si avranno nei prossimi mesi quando si apriranno i tavoli negoziali di settore e
quando il Governo deciderà di presentare il conto dei 3 euro graziosamente concessi chiedendo di modificare sostanzialmente, peggiorandoli, gli assetti attuali della Pubblica Amministrazione.

Si è barattato un aumento irrisorio con operazioni gravissime per il personale e per la collettività

Per di più l’operazione è stata fatta in maniera del tutto illegittima, essendo la sede per il rinnovo del biennio deputata discutere dei soli aspetti economici.

Come in tutti i protocolli che negli anni si sono succeduti, purtroppo anche in questo caso, le cose non scritte e sottintese sono ben più pesanti di quelle scritte.

 

MOBILITÀ

Sarà avviato un tavolo di confronto sul tema della mobilità volto a sopperire, attraverso la deportazione coatta di migliaia di lavoratori della Pubblica Amministrazione, alle carenze di organico derivanti dagli ulteriori tagli di personale previsti. Al 31 dicembre 2004 il Governo ha tagliato 50.000 posti di lavoro nella P.A.  ed al tavolo di confronto  ha confermato l’intenzione di procedere per il prossimo triennio con il taglio  di ulteriori 60.000 unità. Ciò contribuisce inoltre a mettere una definitiva pietra tombale sulla richiesta che ormai sale fortissima d’assunzione degli ormai 350.000 precari presenti nella Pubblica Amministrazione.

REVISIONE DELL’ASSETTO  CONTRATTUALE

Pur essendo stato stralciato dall’accordo, il Governo ha già convocato le parti per la revisione del modello contrattuale, grazie alla disponibilità delle OO.SS.  firmatarie. Nelle intenzioni il Pubblico Impiego  dovrebbe fungere da apripista per tutto il mondo del lavoro, e quindi anche per il settore privato,  a cominciare dai metalmeccanici per proseguire con i trasporti. L’obiettivo è quello di allungare la vigenza contrattuale attraverso l’eliminazione di un  biennio economico, facendo combaciare la durata  normativa con quella economica. Di fatto l’obiettivo è stato già parzialmente raggiunto con questa tornata contrattuale dal momento  che gli aumenti  saranno disponibili solo dopo l’approvazione della prossima Finanziaria e quindi dal 2006.

Gli effetti devastanti dell’Accordo hanno fatto già emergere l’altro obiettivo, neanche tanto nascosto, sulla introduzione delle gabbie salariali, attraverso lo svuotamento dei contenuti dei Contratti Nazionali, a favore di un’esaltazione di quelli regionali: questo di fatto comporterebbe  un’inaccettabile   differenziazione degli aumenti  contrattuali  sul territorio nazionale.

La R.d.B.CUB P.I. è fermamente convinta che anche  su questo Accordo la parola spetti ai lavoratori e per questo ha già impegnato tutte le strutture di Pubblico Impiego nella preparazione di  un Referendum Consultivo su tutti i posti di lavoro.

Inoltre, nel  respingere l’accordo, ha indetto una giornata Nazionale di Mobilitazione prevista per il 15 giugno su una piattaforma che permetta di:

·        recuperare la perdita del potere d’acquisto dei salari

·        consentire una soluzione definitiva al problema precariato

·        porre fine al blocco decennale delle assunzioni

·        mantenere e rafforzare l’unicità  del Contratto  Collettivo Nazionale di Lavoro

·        impedire la mobilità coatta di migliaia di lavoratori

·        respingere l’attacco alla Pubblica Amministrazione e quindi allo stato sociale

 

   in preparazione dello Sciopero Generale di tutto il mondo del lavoro in concomitanza con la presentazione della prossima Legge Finanziaria in Parlamento.

 

Roma, 3 giugno 2005                                                                            RdB Cdc

 

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