Circa 100 mila
manifestano per le vie di Milano contro il liberismo e la
concertazione. |
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Riuscita al di la
delle aspettative la manifestazione nazionale di Milano indetta dalla CUB
(Confederazione Unitaria di Base), un corteo variopinto fatta di
lavoratori, giovani dei centri sociali e studenti ha sfilato lungamente
per le vie cittadine. Il corteo partito alle ore 11 da L.go Cairoli si è
via via ingrossato raggiungendo nel massimo momento di partecipazione
circa 100.000 manifestanti. Il corteo ha percorso Foro Buonaparte,
Cadorna, Carducci, De Amicis, C.Correnti, C.so Torino e si è concluso in
P.zza Duomo dove si sono tenuti i comizi conclusivi. I dati che arrivano
dai luoghi di lavoro testimoniano di significative adesioni alla Sciopero,
oltre allo sciopero dei metalmeccanici che avveniva in concomitanza con
quello indetto dalla Fiom che ha segnato punte di partecipazione che
oscillano intorno all’80%, negli altri settori sono stati oltre
1.500.000 i lavoratori incrociato le braccia e aderito alla sciopero
generale indetto dalla CUB. Un risultato notevole
in sé, ma straordinario se si considera la vera e propria censura operata
dai media rispetto alla sciopero e alla manifestazione. Lo
sciopero generale proclamato dalla CUB e da altre organizzazioni di base
non era solo difensivo - contro la riforma delle pensioni, la Finanziaria
e la politica economica del Governo – con contenuti alternativi a quello
del 24 ottobre proclamato da Cgil, Cisl e Uil) , è'
stato uno sciopero contro il liberismo e la concertazione cioe' i
due pilastri con cui i governi e Cgil, Cisl e Uil hanno portato avanti la
politica degli ultimi anni riducendo pensioni e salari, aumentando il
precariato ecc. Lo
sciopero generale è stato anche contro la riforma Dini, considerata il
baluardo da difendere da Pezzotta, Epifani ed Angeletti e che ha ridotto i
redditi di chi e' gia' in pensione di 20 punti percentuali in 10 anni,
perche' i vitalizi non sono agganciati al costo reale della vita, come del
resto gli stipendi, e perche' garantisce solo pensioni da fame ai giovani. Cio'
non toglie che la riforma Berlusconi sia ancora peggiore''. Gli aspetti ''piu'
devastanti'' sono la de-contribuzione per i nuovi assunti, ''lo scippo''
del Tfr e i fondi pensione che ''iniziati dalla legge Dini, la madre di
tutte le contro-riforme, rappresentano la fine di una seria copertura
pubblica dei trattamenti''. Abbandonare
una politica difensiva e lottare per una politica sociale del tutto
differente a quella degli ultimi 12-15 anni'', rivendicando: salari
europei, pensioni rivalutate e agganciate alla vera inflazione, reddito
garantito per disoccupati e precari finanziamenti adeguati per scuola
pubblica e sanità, diritto dei lavoratori a decidere sugli accordi,
elezioni democratiche della RSU, pari diritti tra tutte le organizzazioni,
difesa del diritto di sciopero. Milano
7-10-03 |