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Il
Governo Berlusconi, come aveva promesso, sta portando in profondità
l’attacco alle condizioni di vita e di lavoro di tutti. I salari e gli
stipendi sono ormai talmente insufficienti a garantire le famiglie dei
lavoratori che in tutte le categorie stanno ormai esplodendo conflitti
durissimi, dai tranvieri ai vigili del fuoco, dall’ILVA di Genova ai
lavoratori dell’Alitalia. Conflitti che stanno anche rimettendo in
discussione tutta la gabbia delle leggi antisciopero con cui fino ad ora
si era tentato di contenere le giuste rivendicazioni del mondo del lavoro.
Intanto si conferma la presenza dei soldati Italiani in Iraq spostando
nuovamente risorse dalle spese sociali alle imprese di occupazione
militare. La precarietà è lo strumento, sempre più diffuso, attraverso
cui le aziende e le amministrazioni pubbliche risparmiano sul costo del
lavoro e contemporaneamente ottengono il controllo più stretto sui
lavoratori che, in assenza di qualsiasi garanzia sul proprio futuro,
diventano anche un elemento di ricatto per gli occupati stabili. I precari
e i disoccupati sono ormai milioni, a loro oltre la precarietà non si
offre altro. In Italia non c’è alcuna tutela economica per i periodi di
disoccupazione o di precariato come invece esiste negli altri paesi
europei. Le pensioni sono nuovamente sotto tiro. Il Governo ha deciso:
allungamento per tutti della permanenza al lavoro – minimo 60 anni di età
con 35 anni di contributi, o, comunque 40 anni di contributi -; ulteriore
riduzione della copertura delle pensioni rispetto allo stipendio in
godimento all’atto del pensionamento; parziale chiusura delle
"finestre annuali di uscita" che passano da quattro a due, sarà,
quindi sempre più difficile andare in pensione. I giovani, in nome dei
quali si è di nuovo messo mano alle pensioni, e i precari, con questa
riforma, avranno di fronte un futuro senza alcuna garanzia pensionistica.
Ma lo scippo più forte è quello che si opererà sul TFR il cui utilizzo,
per sostenere i fondi pensione gestiti dai sindacati concertativi, avverrà
tramite il meccanismo del silenzio-assenso che in pratica vuol dire che se
non ci sarà un esplicito rifiuto del lavoratore all’utilizzo dei suoi
soldi accantonati per la liquidazione, questa finirà
"d’ufficio" nei fondi pensione che servono a sostenere le
aziende e rischiano di far fare ai nostri soldi la fine di quelli dei
risparmiatori che hanno investito nella Parmalat o in Cirio. La tanto
temuta decontribuzione per i neo assunti, che avrebbe prodotto un buco
colossale nei conti dell’INPS non è scomparsa; il provvedimento è
stato stralciato ed inserito nel Disegno di Legge 848 bis, quello stesso
in cui è stata provvisoriamente collocata anche la scomparsa
dell’articolo 18: una bomba ad orologeria pronta ad esplodere! E’
TEMPO DI DARE UNA RISPOSTA FORTE E IMMEDIATA! I
tentennamenti di Cgil, Cisl e Uil, più preoccupati delle loro divisioni
interne che degli interessi materiali dei lavoratori, rischiano di
impedire una risposta forte ed immediata capace di cambiare profondamente
la politica economica del governo. Le lotte che in questi mesi hanno
interessato molte categorie, la disponibilità dei lavoratori a tornare ad
essere protagonisti del loro futuro, anche respingendo gli accordi
sottoscritti da Cgil, Cisl, Uil dicono chiaramente che si può invertire
questa disastrosa tendenza ed impedire ulteriori peggioramenti della
condizione di vita e di lavoro di tutti PASSA
DALLA TUA PARTE!
VENERDI’
12 MARZO SCIOPERO GENERALE |