Ministero Difesa
LETTERA APERTA AL MINISTRO MARTINO

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Taranto, 4 marzo 2003

Il Coordinamento aziendale RdB dell’Arsenale M.M. di Taranto ha proposto ai lavoratori di sottoscrivere  e spedire la lettera, indirizzata al Ministro della Difesa, che si allega.


Stante la buona riuscita che l’iniziativa sta riscuotendo tra i lavoratori che stanno chiedendoci, anche da altri Enti della Difesa, di aderire vi inviamo la detta lettera aperta affinché possa essere pubblicata  e portata a conoscenza di tutti.


Naturalmente l’invito è quello che quanti più lavoratori della Difesa possibili la facciano propria e la spediscano al Ministro (se la condividono).

Un saluto da


        Gigi Pulpito

Coordinamento Nazionale RdB-PI Difesa


-         Vogliamo offrire, con questa lettera aperta, anche ad altri che soffrono il nostro stesso disagio e condividono le nostre stesse speranze, l’occasione di rinnovare la propria lealtà alla Repubblica ed alla Costituzione inviando la seguente lettera al Ministro della Difesa.    

Al Sig.  Ministro  della  Difesa

On. Prof. Antonio Martino

Oggetto: Lettera aperta.

 

Egregio Signor Ministro,

le  scriviamo questa lettera per porle un quesito che ci tormenta da quando il Presidente degli Stati Uniti d’America, in un discorso pronunciato il 1° giugno 2002, presso l’Accademia Navale di West Point, ha esposto la dottrina della “pre-emptive defense” o della Difesa Preventiva. Da quando ha presentato, cioè, la “strategia preventiva”, in virtù della quale, uno Stato deve assicurare la propria sicurezza prima che l’ipotetico nemico possa minacciarlo concretamente.

            Se ci è facile trovare un senso nell’azione di prevenzione di possibili conflitti, tuttavia, per quanti sforzi facciamo, non riusciamo a comprendere la logica ed il senso di una “guerra preventiva” se non come aggressione premeditata ad un altro Stato che si ritiene essere nemico e che potrebbe rivelarsi un potenziale aggressore.

            Signore, rivolgiamo a Lei le ansie, le perplessità e, nonostante tutto, le speranze di  dipendenti del Ministero della Difesa, i quali più di vent’anni fa, fecero un solenne giuramento: di essere fedeli alla Repubblica, di osservare lealmente la Costituzione e le leggi dello Stato, di adempiere ai doveri d’ufficio nell’interesse dell’Amministrazione e per il pubblico bene.

            Per tutto questo tempo ci siamo lealmente impegnati a vivere con coerenza il nostro giuramento.

            La medesima lealtà ci spinge, oggi, a scriverLe ed a manifestarLe i nostri pensieri, i nostri dubbi e le nostre preoccupazioni.

            In quanto cittadini consapevoli delle nostre responsabilità, abbiamo sempre fatto riferimento alla Carta Costituzionale della Repubblica, avendo ben chiaro che questa Costituzione nasce dall’orrore della seconda guerra mondiale e cammina sul sacrificio di uomini e donne che hanno dato la vita per la libertà del nostro Paese.

            Sulle macerie di quella guerra, sul sangue versato, sugli orrori che ha generato, sulle lacrime e le sofferenze che ne sono derivate, i padri costituenti hanno voluto porre una lapide alla memoria per non dimenticare e sulla quale costruire una nuova umanità.

            Scrissero, allora, l’articolo 11 della Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

            Con quest’atto ci affidarono la memoria del passato e l’impegno di mantenerla viva, poichè la memoria rappresenta il passato, ma genera il presente ed ancor più il futuro.

            Oggi però, la teorizzazione della guerra preventiva, totale ed infinita, sebbene indirizzata teoricamente contro il terrorismo e sebbene annunciata per “ripristinare la pace”, rischia, di fatto, la soppressione dell’art. 11 della Carta Costituzionale, l’inefficacia dei trattati internazionali, e la pace apportatrice di giustizia.

            La guerra preventiva  spazza via la legalità che abbiamo cercato di costruire negli ultimi secoli e tutto rischia di cadere sotto il dominio dell’apparenza e della finzione: la pace come la Costituzione e,  finanche il nostro giuramento di fedeltà.

Se, infatti, ci abbandoniamo alla logica della guerra preventiva, se la Costituzione viene violentata ed uccisa nel suo tratto più rappresentativo, come possiamo, dire ancora di esserle fedele?

Siamo forse autorizzati a disattendere il giuramento di fedeltà alla Repubblica ed alla Costituzione?

Da chi?  E con quale autorità?

Ma  tutto non è ancora perduto.

La preghiamo, pertanto, di scongiurare con tutti i mezzi a Sua disposizione, “gli uomini, soprattutto quelli che sono investiti di responsabilità pubbliche, a non risparmiare fatiche per imprimere alle cose un corso ragionevole ed umano”*.

A non risparmiare l’impegno “per la ricomposizione delle controversie fondate sulla mutua fiducia, sulla sincerità nelle trattative, sulla fedeltà agli impegni assunti… fino ad individuare il punto da dove è possibile partire per raggiungere intese leali, durature, feconde”.*

            Perché nulla è perduto con la pace. Tutto può essere perduto con la guerra.

Distinti saluti                                                                                                

                                                                                                                                   ___________________________________(firma)

                                                                                                                         Lavoratore dell’Arsenale M.M. di Taranto


e-mail: ministro@difesa.it - fax 06.4885756 (SPI - Servizio Pubblica informazione Ufficio Stampa)