LA LOGICA NON E’ DI BASE A MESSINA

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DOPO CINQUE ANNI DI FALSE ILLUSIONI LA MARINA MILITARE HA GETTATO LA MASCHERA: MESSINA NON RIENTRA NEI PIANI DELLA DIFESA!!

PERCHE’ SI E’ ASPETTATO TANTO TEMPO QUANDO SI SAPEVA TUTTO?

“ In Italia ci sono soli tre Arsenali della Marina Militare (La Spezia, Taranto-Brindisi e Augusta), Maridist (struttura in cui sono confluiti i dipendenti delle istituzioni già soppresse) è un ente transitorio e quindi a termine, ed il personale civile è destinato alla mobilità “

Queste affermazioni, rilasciate dal Capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio di squadra Sergio Braghi, alle delegazioni sindacali messinesi nell’incontro di Augusta del 27 aprile 2004, confermando il sistematico smantellamento della Base di Messina, da noi annunciato fin dall’inizio con l’unico risultato di essere stati tacciati da allarmisti o terroristi ideologizzati.

Lo stesso spostamento di Marisicilia e dell’Ammiragliato da Messina ad Augusta, firmato dal riconosciuto economista nonché ministro messinese della Difesa, Antonio Martino, ha prodotto dei disservizi ampiamente prevedibili come quelli scaturiti dallo smantellamento dei capoufficio militari dal personale civile rimasto a Messina, da dove si è continuato ad operare per gli uffici spostati ad Augusta, così da allungare persino il normale iter fra locali comunicanti per l’apposizione di una firma in un originale viaggio attraverso province.

Questa soluzione venne presentata come una forma di sinergia che avrebbe garantito la continuità operativa al personale della Base di Messina, senza ricorrere ad alcun trasferimento occupazionale. Oggi, invece, viene smentito tutto dallo stesso Braghi che ha espresso con chiarezza il disimpegno della Marina Militare dalla Base di Messina, il cui personale civile, non essendo più un problema della Difesa ma politico, dovrà essere ricollocato in altri enti attraverso l’impegno della politica e delle Organizzazioni Sindacali. Secondo lo stesso Capo di Stato Maggiore a Messina ci sono sbocchi adeguati nelle Basi della Guardia Costiera, della Guardia di Finanza, e dei Carabinieri, mentre l’Arsenale, soggetto ad un piano di smilitarizzazione, continuerà ad operare (come un cantiere civile) sia per i privati che per le navi della Base Interforze. La RdB respinge queste inaffidabili prospettive che penalizzano le risorse occupazionali cittadine, scippate della cantieristica navale militare e delle altre istituzioni della Marina che, tra personale civile, militare e indotto, assicuravano circa 2500 posti di lavoro di natura pubblico. Alla luce della realtà oggettiva è evidente che pochissimi dei circa 900 dipendenti civili in atto, potranno essere inseriti nella pubblica amministrazione o nella Base interforze che richiede un esiguo supporto di personale non militarizzato. La “ristrutturazione” della Difesa in tempi di pace, evidentemente, è stata condizionata da norme transitorie spartitorie che hanno saccheggiato la città di Messina con un accanimento inaudito. Pertanto esortiamo, ancora una volta, le nostre delegazioni politiche ad uscire allo scoperto per reclamare il logico e fattibile rientro dell’Ammiragliato e del Comando di Marisicilia nella storica e sempre attuale Base di Messina, senza perdere di vista il nostro progetto di estensione della Protezione Civile o, comunque, l’individuazione di nuove alternative che risarciscano la città dal danno subito. 

Messina, 5 maggio 2004

                                                                                                            RdB CUB P.I. - MARIANRSEN - MARISICILIA - MESSINA


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