Vorremmo
chiedere agli illustri esponenti politici che trionfalmente
annunciarono, alcuni mesi or sono che i problemi
dell’Arsenale di Taranto erano risolti, dichiarando che da
quel momento in poi ogni ulteriore ragionamento sarebbe stato
strumentale e di parte, cosa pensano oggi del
“congelamento” dei fondi destinati agli Arsenali?
Tutto
lo strombazzamento mediatico di quel parzialissimo risultato,
comunicato con un vero e proprio côup de teatre nel
bel mezzo di una riunione in Provincia non ci ha mai
impressionato, prova ne siano le note stampa da noi diffuse
immediatamente, nelle quali dichiaravamo che si parlava di
fondi virtuali e che, quand’anche fossero realmente giunti,
non bastavano assolutamente a fronte della fatiscenza della
infrastrutture ultra centenarie dello stabilimento.
Oggi
a seguito delle incongruenze riscontrate dalla Corte dei Conti
che ha bocciato il piano di cartolarizzazione degli immobili
della Difesa rendendo impossibile alla Cassa depositi e
prestiti erogare le anticipazioni promesse, vediamo confermate
tutte le nostre perplessità.
La
situazione già pesantemente compromessa diviene ingestibile,
uno stabilimento di manutenzione navale, quale l’Arsenale di
Taranto, che non può oggettivamente fornire il previsto
servizio istituzionale, sia per le accennate carenze
infrastrutturali ma, anche e soprattutto per il mancato
aggiornamento professionale dei suoi lavoratori, non ha motivo
di continuare ad esistere ancora per molto.
Da
anni abbiamo continuamente e cocciutamente denunciato il
pericolo di perdita di posti di lavoro e ci siamo impegnati in
una vertenza che qualcuno ha sbrigativamente dichiarata chiusa
proprio quando era necessario intensificare gli sforzi
congiunti per salvare una delle poche realtà occupazionali
del territorio.
Oggi,
vorremmo capire come sarà possibile continuare a gestire una
situazione al limite del collasso, senza cedere anche le
ultime lavorazioni alla grande industria privata della Difesa,
posto, a questo punto, che quest’ultima ne ravvisi ancora
l’utilità e i vantaggi.
Dunque,
da oggi, anche chi ha liquidato con fastidio il “problema
Arsenale” dovrà riconsiderare la questione ma, dubitiamo
che in questo periodo di grande sforzo per la campagna
elettorale che coinvolge migliaia di candidati part-time
oltre, beninteso ai rappresentanti istituzionali a tutti i
livelli, che possano trovare il tempo tra un’intervista e
l’altra di pensare al destino lavorativo degli arsenalotti.
Noi
continueremo con coerenza la nostra pluriennale battaglia con
gli strumenti propri del sindacato autenticamente dalla parte
dei lavoratori, sempre, non solo in campagna elettorale.
Ci
piace pensare che presto o tardi la febbre da elezioni passerà,
come una banale influenza, lasciandosi alle spalle molte
illusioni per ritornare nella
triste realtà di crisi in cui siamo.
Speriamo
solo che non sia troppo tardi.
|