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Percorsi e risorse per una vera riqualificazione del personale sia in senso orizzontale che verticale


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La ventilata possibilità di progressione di carriera legata ad una tornata “concorsuale” poteva essere un’opportunità concreta che si offriva all’intera platea dei dipendenti civili della difesa.

La convinzione che, al giorno d’oggi, sia anacronistico parlare di aree quali la A1 della quale si chiede la soppressione, avrebbe dovuto coniugarsi alla certezza di una riqualificazione per questi lavoratori, in ragione del fatto che non s’intravede una via d’uscita, che non possono transitare al livello superiore già pesantemente in esubero, non si può mantenere l’attuale organico e non vi sono possibilità di reimpiego in altri settori.

Occorre chiudere la partita del mansionismo dando risposte concrete ai tanti lavoratori utilizzati in modo difforme dall’Amministrazione e sui quali si è spesso mantenuta un’organizzazione del lavoro difficilmente gestibile e sui quali incombe da anni un abbattimento psicologico a causa di condizioni patetiche e caotiche. Si chiede in realtà una totale disponibilità alla subordinazione, alle esigenze di “flessibilità” in cambio di poco o nulla, se non della pura possibilità di carriera a condizioni sempre peggiori, invocando semplicemente una politica dei sacrifici.

Occorre garantire una valutazione dei titoli di studio in linea con i dettami concorsuali pubblici attualmente in vigore che non prevedono l’attinenza al profilo per il quale si concorre e in considerazione delle mansioni richieste.

Occorre ristabilire comportamenti corretti e modi di relazione rispettosi della dignità di ognuno, evitando l’uso di metodi coercitivi e la negazione di diritti fondamentali costituzionalmente garantiti.

Tutte le riforme degli ultimi anni si sono attuate a costo zero e a spese dei lavoratori, non ultima questa riqualificazione che vede sottratti, e non dovevano essere, fondi dal F.U.A., mentre potevano essere recuperate risorse da:

ingenti risorse destinate al mantenimento dei vari contingenti militari all’estero, rivendicando il legittimo utilizzo dei 5 milioni di euro (dovevano essere 25 milioni) previsti dalla legge 37 del marzo 2005 compresi quelli distratti (circa 380.000 euro) a favore della dirigenza;

risparmi derivanti dalla chiusura e razionalizzazione degli enti sottoposti a ristrutturazione.

L’insostenibilità della situazione economica, il perdurare della scarsa volontà a discutere seriamente di rinnovi contrattuali ci pone nelle condizioni di rilanciare sul terreno veri aumenti contrattuali, ribadendo la nostra ferma condanna al trucco dell’inflazione programmata che tanti danni ha causato, consegnando nelle mani della controparte un’arma formidabile che depotenzia qualsiasi rivendicazione.

Pretendiamo uno stipendio che consenta una vita dignitosa, senza massimalismi fuori luogo senza far ricadere verso il basso e sempre sugli stessi attori i costi di una ristrutturazione.

Vogliamo la “storicizzazione” del FUA, inteso come 14^ mensilità, dopo aver ridefinito, salvaguardato e, ove necessario, rivalutato le indennità per alcune attività e funzioni specifiche.

Su questo terreno è necessario attivare un’iniziativa sindacale forte che, con il coinvolgimento dei lavoratori, rivendichi il diritto ad un’esistenza normale dopo decenni di apnea e di svendita dei diritti dei lavoratori, a condizioni economiche e di vita dignitose che ci consenta di tornare a vivere dignitosamente

Coordinamento Nazionale Difesa

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