Scopriamo
con terribile ritardo e solo a seguito del convegno tenutosi
al Forum della Pubblica Amministrazione sulla Giustizia
Tributaria, l’ennesima pesante ingerenza del Consiglio di
Presidenza della Giustizia Tributaria sull’amministrazione del
personale delle segreterie delle Commissioni Tributarie.
Mentre
continua il silenzio del DPF, che da anni si impegna ad
emanare una direttiva che disciplini i rapporti tra organo
giurisdizionale e organo amministrativo , il predetto
Consiglio scrive una relazione al Ministro dell’Economia e
delle Finanze su argomenti non di propria competenza, quale
l’organizzazione e la gestione del personale appartenente al
Dipartimento.
In tale
relazione leggiamo che : “………il ricorso all’utilizzo di
personale inquadrato in qualifiche inferiori, cui mediamente
si ricorre non sempre è sufficiente ad assicurare un adeguato
livello della prestazione, e costringe frequentemente i
Presidenti dei Collegi ad interventi correttivi , a tutto
discapito dell’efficienza e della rapidità dei tempi
d’udienza. “
Siamo
esterrefatti di fronte al disprezzo espresso dal Consiglio nei
confronti di quegli stessi lavoratori che, negli ultimi venti
anni si sono impegnati a svolgere mansioni superiori alla
propria qualifica senza adeguata retribuzione , oltre a
sobbarcarsi frequentemente compiti propri del personale
giudicante (formazione dei ruoli, redazione dei verbali
d’udienza in camera di consiglio…).
E non
finisce qui !!!!!!!!!
Oltre a
svilire la professionalità del personale, il Consiglio arriva
ad ipotizzare strumentalmente che la dipendenza del personale
dal Ministero dell’Economia e delle Finanze possa “ingenerare
nell’opinione pubblica perplessità che si riflettono,
inevitabilmente sull’immagine di terzietà della giurisdizione
tributaria”. Qual è la prospettiva sottesa a tale
affermazione?
Lo
sganciamento del personale delle Commissioni tributarie dal
DPF per asservirlo completamente al Consiglio di Presidenza,
casomai attraverso l’istituzione di un ruolo autonomo
costituito da personale selezionatissimo (geneticamente?),retto
da un Dirigente Generale che possa “realizzare la piena
autonomia dei servizi di supporto dell’organo di autogoverno”?
… e
magari anche con la facoltà di allontanare lavoratori
sgraditi con una semplice delibera dello stesso Consiglio
senza alcuna interferenza da parte delle Organizzazioni
Sindacali che in precedenza hanno impedito tale ingerenza,
richiamando il DPF al rispetto delle proprie esclusive
competenze.
Una casa
è certa: il Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria
si pone come interlocutore privilegiato del Governo, cercando
di ottenere, in un sol colpo, la completa eliminazione di
tutti i soggetti che hanno titolo a trattare delle
problematiche del personale.
Siamo
sicuri che questa sia l’unica prospettiva possibile per i
lavoratori delle Commissioni Tributarie? Pensiamo davvero che
questa sia la soluzione meno rischiosa per il personale?
Non è
possibile pensare ad un’unica Giustizia che si scinda in
quattro branche: giustizia penale, civile, amministrativa e
tributaria ed ipotizzare, quindi un passaggio di funzioni e di
personale al Ministero della Giustizia?
Roma, 18
maggio 2005 |