Nella
giornata di ieri si è consumato in Parlamento l’affondo
alla Costituzione Italiana, voluto
tenacemente dalla Lega, impegnata da sempre nella scientifica
opera di disgregamento dell’unità nazionale in nome degli
interessi economici locali.
Il
Federalismo in chiave “devolution” su materie chiave come
la sanità, l’istruzione e la sicurezza, rischia di
distruggere definitivamente lo Stato Sociale, costruito sui
valori dell’eguaglianza e della solidarietà verso le fasce
più deboli del Paese.
Con
la “nuova” Costituzione sarà probabilmente più facile
per il Governo attaccare anche i Contratti Collettivi
Nazionali di Lavoro, aprendo la strada a contratti regionali o
locali, al ritorno delle gabbie salariali, riducendo
ulteriormente i diritti dei lavoratori e dei cittadini in
genere.
Sul
versante istituzionale, la riforma approvata ieri modifica la
conformazione del Senato che diventa, di fatto, rappresentanza
delle Regioni, concede pieni poteri al Presidente del
Consiglio, individuato automaticamente nel leader della
coalizione vincitrice delle elezioni, il quale, per
insediarsi, non avrà più bisogno di ottenere la fiducia del
Parlamento.
Il Premier “determinerà” la politica del governo e potrà
chiedere al Presidente della Repubblica lo scioglimento della
Camera. Di contro, il ruolo del Presidente della Repubblica,
non più garante dell’unità nazionale bensì “dell’unità
federale della Repubblica”, esce drasticamente
ridimensionato dalle modifiche apportate al testo
costituzionale: non potrà più incaricare liberamente un
parlamentare per la formazione del governo e potrà sciogliere
la Camera solo su richiesta del Presidente del Consiglio.
Insieme
a questo insensato Federalismo, risuona nell’aria il sordo
rumore dei passi cadenzati dei “Nuovi Federali”.
L’opposizione,
che oggi grida allo scandalo ed alla morte della Costituzione,
quand’era alla guida del Paese ha aperto la strada al
Federalismo con la frettolosa riforma del TITOLO V, nella
dissennata ricerca di consensi elettorali.
L’unità dei lavoratori, l’unità degli interessi dei
deboli e degli sfruttati va perseguita difendendo anche lo
spirito ed il dettato della Costituzione nata dalla
Resistenza, respingendo con forza ogni riforma che mini i
valori sociali o tenda ad annullare i diritti dei cittadini e
dei lavoratori.
Roma,
24 marzo 2005
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