A PROPOSITO DI
SCIOPERO,
SCIOPERO GENERALE
E SCIOPERO A
RATE
La
pervicacia del governo nel portare in profondità l’attacco ai diritti del mondo
del lavoro sta conoscendo una nuova frontiera, quella dell’abrogazione di fatto
delle tutele dai licenziamenti illegittimi previste dall’articolo 18 dello
Statuto dei Lavoratori.
L’articolo 18, è utile ricordarlo, fu sottoposto a Referendum ad opera
dei Radicali nel maggio 2000 e la RdB fu in prima linea nel propagandare
l’astensione su quel quesito, astensione che poi si affermò facendo mancare il
quorum previsto e, comunque, tra i voti
validi prevalse il NO.
All’epoca le Confederazioni concertative Cgil, Cisl e Uil davano
indicazione di andare a votare e votare no perché, affermavano, erano contrarie
alla abrogazione dell’articolo 18 per via referendaria ma erano disposti a
discutere di modifiche alla disciplina dei licenziamenti in sede di
concertazione tra le parti. In poche parole riaffermavano che tutto è
modificabile, purchè con l’accordo tra le parti, anche i diritti più
inalienabili dei lavoratori come il reintegro in azienda in caso di
licenziamento senza giustificato motivo.
Questa la storia e la memoria.
Oggi, di fronte al riaffacciarsi del problema, i concertativi proclamano uno
sciopero delle categorie (non generale) di due ore, articolato e con assemblee
sul territorio. E’ l’evidente frutto di una mediazione al ribasso tra chi
strizza l’occhiolino a questo governo e chi è invece all’opposizione di questo
governo dopo aver pesantemente sostenuto i precedenti.
Nel frattempo nel pubblico impiego Cgil, Cisl e Uil proclamano per il 14
dicembre uno sciopero generale dell’intera giornata per costringere il Governo
a rispettare i vincoli dell’Accordo del Luglio ’93 (quello che ha tagliato i
salari, introdotto le flessibilità ecc.) puntando a strappare qualche miseria
economica, per rilanciare la concertazione, per aprire un tavolo di confronto
sulle privatizzazioni, le esternalizzazioni, l’outsourcing previsti dalla
“Finanziaria di guerra”. Uno sciopero, insomma, per riaffermare il proprio
ruolo e far rivivere la concertazione e non per chiedere vera distribuzione
della ricchezza, la fine di ogni processo di privatizzazione e di
smantellamento dello stato sociale.
Il conflitto è assolutamente assente dalla prospettiva di CGIL, CISL e
UIL che, tra l’altro, non hanno speso una parola contro la guerra, anzi l’hanno
di fatto sostenuta, mentre da più soggetti sale ogni giorno il bisogno di
rilanciare un percorso antagonista che ricollochi all’attacco il movimento dei
lavoratori scrivendo la parola fine alla fase della concertazione partendo dal
punto di vista dei lavoratori e non da quello di governo e confindustria.
In questo quadro davvero desolante si inserisce la proclamazione per la
stessa giornata del 14 dicembre di uno sciopero generale nazionale promosso dai
Cobas che, utilizzando la giornata promossa da Cgil, Cisl e Uil, vogliono
allargare quello sciopero a tutte le categorie sulla parola d’ordine principale
della guerra; a questo sembra si stiano adeguando anche i no global.
La RdB, che ha dato vita il 9 novembre al riuscitissimo Sciopero generale
nazionale assieme alla CUB, allo SLAI e all’USI, contro la guerra e la
finanziaria, ritiene oggi assolutamente sbagliata la scelta operata dai Cobas –
assenti peraltro dallo sciopero generale del 9 novembre - perché decisamente
subordinata ai sindacati concertativi, cui in qualche modo si restituisce
dignità politica e se ne nascondono le pesantissime responsabilità, mentre c’è
davvero bisogno di rilanciare il conflitto contro l’attacco alle condizioni
materiali e di vita di milioni di lavoratori nonché all’attacco, tutto
politico, alle tutele del mondo del lavoro.
Per questo, con tutta la CUB, abbiamo lanciato la proposta, a tutti i
soggetti del sindacalismo di base, di costruire un primo momento di
mobilitazione nazionale per il 15 dicembre a Milano, in un percorso che veda
tutti i soggetti sindacali che non vogliono accettare alcuna subordinazione a
Cgil, Cisl e Uil lavorare alla costruzione (per gennaio?) di un grande sciopero
generale in cui, messe da parte le primogeniture d’organizzazione, su contenuti
chiari e condivisi, portare in piazza e far scioperare davvero i lavoratori di
tutte le categorie.
I tempi dell’iniziativa sono quelli giusti per far crescere nei luoghi di
lavoro la coscienza degli avvenimenti e per far maturare la necessità della
lotta, ma sono anche giusti rispetto ai tempi di discussione della delega, che
è ormai formalmente varata, e che si intersecherà con l’accelerazione degli interventi
su pensioni e Tfr e sull’avvio dei contratti del pubblico impiego.
Roma, 29 novembre 2001
p/Coordinamento Nazionale
Pierpaolo Leonardi