15
febbraio
…
restano irrisolti tutti i problemi che hanno portato alla proclamazione dello
sciopero generale, in primo luogo per i dipendenti pubblici colpiti dalle misure
del governo Berlusconi nella loro duplice veste di fornitori e fruitori di
servizi pubblici essenziali.
Anzi
quei problemi sono aggravati dalla firma del protocollo d’intesa tra governo e
Cgil, Cisl e Uil che si preoccupa di sancire proprio al primo punto il rispetto
degli accordi di luglio e una riedizione della concertazione su un terreno
ancora più arretrato del precedente.
La versione attuale, infatti, non è solo il frutto di una mediazione al ribasso ma accetta a priori il terreno e le materie decise unilateralmente dal governo e demolisce del tutto l’autonomia rivendicativa dei lavoratori in cambio di una quota di sottogoverno garantita ai sindacati di Stato.
·
Rispetto agli stanziamenti per il rinnovo dei contratti si
concorda per un incremento del 5,56%, l’1,04 in più di quanto stanziato dal
governo in Finanziaria. Come è noto il differenziale dell’inflazione sul
biennio precedente è del 2%. Succede così che il miliardo di euro, richiesto a
gran voce fino al giorno prima dell’accordo solo per recuperare a posteriori
una parte minima del potere d’acquisto, diventa molto meno e di entità ancora
indefinita, 560, 600 o 730 milioni di euro. Non è dato sapere quando il governo
stanzierà quelle somme e quali saranno le decorrenze dei contratti. Infine,
quelle somme non andranno a recupero sulla paga base come sarebbe d’obbligo
ma, come recita testualmente il protocollo, dovranno in ogni caso essere
prevalentemente destinate alla incentivazione della produttività dei
dipendenti. Un salario diversificato per individuo sullo stesso posto di
lavoro e affidato alla discrezionalità dei dirigenti, insomma un potente
rilancio del clientelismo a beneficio dei propri associati. Infine, a svelare la
portata dell’imbroglio, valga il fatto che hanno ravvisato la necessità di
inserire all’ultimo minuto un protocollo aggiuntivo nel quale è
specificato che si renderà possibile riconoscere al personale dei Ministeri
un beneficio medio di 195.000 ( lire? ) lorde mensili.! Una soluzione
tanto più insopportabile in presenza di un notevole rincaro del costo della
vita, dalle polizze auto alle tariffe pubbliche, ai generi di largo consumo e in
un paese dove, per bocca dell’Istat, il 10% delle famiglie italiane detiene la
metà della ricchezza nazionale!
·
Non è per caso che un altro punto dell’accordo riguardi proprio
la dirigenza. Allo spoil system di marca governativa viene sostituito quello
sindacale, a protezione della lottizzazione dei dirigenti e della conseguente
fitta rete di clientele tessuta in tanti anni.
· Ma è ancor più grave che venga dato un completo via libera allo smantellamento della Pubblica Amministrazione e con essa al residuo di stato sociale. Il governo avrà il solo obbligo di concordare quali enti sopprimere, quali attività dare in appalto, per quali attività costituire società miste nelle quali magari possano avere un ruolo cooperative, banche o società di assicurazioni di proprietà di Cgil, Cisl e Uil.
· Per i licenziamenti, la mobilità, eufemisticamente definite ricadute occupazionali, derivanti dall’operazione di smantellamento si provvederà di concerto. Chissà che sollievo per i malcapitati!
· Dulcis in fundo, le novità che saranno introdotte per i lavoratori privati in materia pensionistica varranno anche per i dipendenti pubblici. Grazie al loro buon cuore avremo così lo scippo della liquidazione che, tradotta in TFR, finirà obbligatoriamente nei Fondi per la previdenza complementare. Per dimostrare tutta la nostra gratitudine saremo chiamati a fare, queste sì, fiere battaglie per imporre un trattamento di privilegio ai Fondi chiusi dei quali si sono garantiti la gestione.
Una scelta gravissima, quella operata da Cgil, Cisl e Uil, perché ha ridotto alla sola questione del rinnovo contrattuale, peraltro risolto malissimo, il confronto con il governo lasciandogli mano libera nella gestione delle deleghe su materie che rischiano di mutare radicalmente le caratteristiche peculiari della nostra società.
E che abbia avuto questo effetto basta desumerlo dal titolo di prima pagina di un noto quotidiano di oggi: “E Maroni sfida i sindacati: su lavoro e pensioni non si torna indietro”.
E’ in atto lo smantellamento del sistema pensionistico pubblico. Perfino il Presidente dell’INPS e il Ragioniere generale dello stato hanno avvertito il bisogno di denunciare gli effetti che avrà la decontribuzione sui conti della previdenza che mettono a rischio le pensioni in essere e quelle future.
E’ rimasto immutato il progetto della Moratti sulla scuola che prevede una scuola di serie A per i ricchi e di serie B per i meno abbienti.
Marcia a piè sospinto il processo di privatizzazione della sanità e di monetizzazione della salute.
Persiste l’idea di un regime fiscale da Robin Hood al rovescio, togliere ai poveri per dare ai ricchi.
Rimane intatto il progetto di eliminare l’art. 18 dello statuto dei lavoratori, strumento essenziale di difesa non solo del posto di lavoro ma della dignità dei lavoratori.
LA
PARTITA NON E’ ANCORA CHIUSA!
LA RdB
P.I. RITIENE PERCIO’ CHE SI SIANO RAFFORZATE LE RAGIONI DELLO SCIOPERO E
INVITA TUTTI I LAVORATORI AD ADERIRE IN MASSA ALLO
SCIOPERO
GENERALE
DI
TUTTE LE CATEGORIE
e
alla Manifestazione Nazionale
a
ROMA per Venerdì 15 febbraio alle ore 9,30 CORTEO da P.zza della REPUBBLICA
Roma, 11
feb. ’02
la Direzione nazionale P.I.