La straordinaria partecipazione allo Sciopero generale e alla Manifestazione nazionale del 15 febbraio a Roma, segna inequivocabilmente la possibilità di una alternativa sindacale generale credibile.
Lo
sciopero generale c’è stato, così come c’è stata la consapevolezza
diffusa della necessità di rendere visibile, attraverso la manifestazione
nazionale, la ripresa del protagonismo del movimento dei lavoratori e la sua
voglia di lottare per sconfiggere la volontà del governo di portare ancora più
in profondità l’attacco al mondo del lavoro nel suo complesso.
Altrettanto
evidente è emersa la necessità di respingere i tentativi di rilancio della
concertazione. La presenza massiccia di lavoratori del pubblico impiego, scuola
compresa, e la caratterizzazione di questa partecipazione contro l’accordo del
4 febbraio, esprimono meglio di qualsiasi considerazione la chiarezza che ormai
accompagna le mobilitazioni dei lavoratori: respingere i progetti del governo,
ma anche impedire che tutto si risolva in un nuovo afflato concertativo che è
invece il vero obbiettivo del “muso duro” di Cgil, Cisl e Uil.
Nonostante
la riuscita della mobilitazione generale del sindacalismo di base, qualcuno,
anche al suo interno, continua ad attendere la “salvifica” proclamazione
dello sciopero generale da parte di Cgil, Cisl e Uil o quanto meno della sola
Cgil per la cancellazione dell’articolo 18 dalla delega sul lavoro.
Un
buon tasso di cecità politica e di subordinazione accompagna questa attesa.
E’
ormai chiaro, e il congresso della Cgil lo ha ben evidenziato, che oggi tutte le
confederazioni storiche, ed in particolare quella di Cofferati, stanno giocando
un ruolo politico all’interno del confronto centro destra – centro sinistra.
In particolare Cofferati, di fronte alla frantumazione evidente delle forze di
opposizione, utilizza il sindacato per tentare di fargli interpretare
l’opposizione sociale ma anche politica.
Il
vero obbiettivo non è quello della difesa delle tutele e dei diritti del mondo
del lavoro come sostengono – altrimenti non si sarebbero avuti, in questi
stessi giorni, l’accordo sul pubblico impiego, il contratto degli edili e
quello dei chimici che sono veramente arretrati sia sul piano economico che
normativo – ma il ribaltamento di un governo “nemico”.
Ora
che questo governo sia decisamente subordinato alle esigenze delle imprese, che
sia un governo dei “ricchi”, che abbia al suo interno i pasdaran della
massimizzazione del profitto è cosa chiara a tutti; meno chiaro, evidentemente,
risulta il fatto che proprio Cgil, Cisl e Uil, negli anni di governo
“amico”, hanno consentito che si aprissero varchi prima impensabili per
l’introduzione della massima flessibilità, per la riduzione dei salari reali,
per una ristrutturazione della produzione e del mondo del lavoro in cui oggi
Berlusconi e i suoi si infilano come un coltello nel burro.
Si
affaccia quindi un problema irrisolto: quello dell’indipendenza del movimento
dei lavoratori e delle sue organizzazioni di massa dal quadro politico e dai
sindacati concertativi.
Per
poter essere credibili nell’azione sindacale è necessario rompere la
subordinazione al terreno scelto dall’avversario e mettere in campo, nel segno
dell’indipendenza, quelle scelte che non si limitano alla difesa, più o meno
strenua, di quanto conquistato in passato, ma che rilancino sul piano delle
conquiste del movimento dei lavoratori nel suo complesso.
Ora
sostenere la necessità di una “risposta forte” a prescindere da una
riflessione sulla sua vera funzione, su chi la dovrebbe promuovere e quali siano
i reali obbiettivi su cui si costruisce, è davvero segno di molta
subordinazione e di poca indipendenza.
L’eventuale
sciopero generale promosso da tutte, o da una sola delle Confederazioni, avrà
come oggetto, altre all’abolizione della modifica dell’articolo 18, il
rilancio della previdenza pubblica e il NO allo scippo del TFR per mandarlo ai
Fondi gestiti dal sindacato? Ci sarà il no alle privatizzazioni e alla
precarizzazione di massa? E ancora, sarà per o contro la concertazione, gli
accordi di luglio, il patto di Natale, lo smantellamento in atto del Welfare……?
I
lavoratori non hanno bisogno di uno sciopero in più, hanno invece grande
necessità di strumenti capaci di rilanciare sul terreno dei diritti, delle
condizioni di lavoro, del salario, delle rigidità del lavoro per battere i
progetti del capitale e del suo governo.
Può
interessarci uno sciopero, pur se generale, che non abbia obbiettivi chiari e
precisi ?
Roma, 19 febbraio 2002
p/Coordinamento
nazionale
Pierpaolo Leonardi