Contratti
Pubblici
INFLAZIONE
PROGRAMMATA
O
SALARI EUROPEI ?
Il
fallimento della “Politica dei Redditi”, che riporta alla memoria lo
scellerato patto del luglio 1993, è ormai sotto gli occhi di tutti tanto che
anche i sindacati firmatari dell’accordo del 4 febbraio scorso sulle linee
guida per i rinnovi dei contratti pubblici avanzano richieste che superano
quelle a suo tempo stabilite.
Questo
è il risultato di 10 anni di concertazione che ha eroso progressivamente ed
inesorabilmente il potere di acquisto dei salari dei dipendenti sia pubblici che
privati.
Alla
vigilia dell’apertura delle trattative per il rinnovo del contratto di
3.500.000 di lavoratori pubblici, Cgil, Cisl e Uil chiedono la sconvolgente
somma di € 18 in più di quelli concordati con il governo a febbraio perché
si sono accorti che in questo Paese i lavoratori, almeno nell’ultimo decennio,
non hanno mai recuperato con i rinnovi contrattuali quanto perso con
l’inflazione, figuriamoci a parlare di aumenti
di stipendio!
La
pressione dei lavoratori pubblici, con le lotte e le manifestazioni degli ultimi
tempi, ha determinato questa “avventata” decisione.
La
RdB Pubblico Impiego ha da tempo lanciato la sua parola d’ordine per i
contratti pubblici: SALARI EUROPEI.
E’
in questa ottica che non sono proponibili né 100 né 120 euro ma gli aumenti
non dovranno essere inferiori ai 260 euro
per recuperare, anche parzialmente, quanto eroso dall’inflazione reale.
La
questione salariale sarà, in autunno, uno dei nodi centrali su cui la RdB
chiamerà alla mobilitazione e alla lotta i lavoratori.
Roma,
19 agosto 2002
p/Direzione Nazionale
Giuliano Greggi