ORARIO DI LAVORO A 40 ORE. 
SPECCHIETTO PER LE ALLODOLE?

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Su Repubblica on line di ieri (domenica 9 febbraio) è apparso un articolo inquietante in cui si parlava di un decreto della Presidenza del Consiglio che, recependo una normativa della comunità europea avrebbe teso ad allargare a 40 ore l’orario di lavoro dei dipendenti statali (nell’accezione giornalistica con questo termine si elencano tutti i dipendenti pubblici).

Molti di voi ci hanno contattati allarmati.

Era una notizia che non ci risultava.Abbiamo quindi attivato la nostra delegazione presso la Presidenza del Consiglio per sapere cosa c’è di vero.Non appena avremmo notizie più certe non mancheremo di diffonderle.

Di primo acchito però, anche leggendo meglio l’articolo di Repubblica, si evince che quello delle 40 ore viene letto come tetto massimo, al di sopra del quale non si può salire, ma a cui non si sarebbe obbligati a confluire dal basso…

Inoltre la sortita appare più come una “bufala”, magari esistente in pectore, ma più utile a distrarci e a mostrare il volto combattivo di chi concerterà per il “ritiro” di questa norma in cambio di concessioni rispetto ai contratti, enormemente in ritardo, forieri di aumenti-elemosina, degni di essere chiamati riduzioni salariali, visto che sono ampliamente al di sotto di qualsiasi previsione o sondaggio sull’inflazione, di flagellazione dei diritti, soprattutto sul piano dell’inserimento nel pubblico impiego di lavori precario nonché del diritto ad una retribuzione adeguata al proprio livello professionale, visto che la revisione dell’ordinamento professionale di cui si parla spazzerebbe via, una volta per tutte, le mansioni e ci ridurrebbe, ancor più di oggi, duttili nella mani della dirigenza.

Non facciamoci distrarre da diversivi, la battaglia è a tutto campo.

Roma, 10 febbraio 2003

Coordinamento Nazionale

RdB Pubblico Impiego