COSA DICE L'AMMINISTRAZIONE ? - LA RdB VUOLE CHE TUTTI I LAVORATORI SI POSSANO PRONUNCIARE IN MERITO
L’ultima proposta ministeriale per la stipula del Contratto Integrativo, inviata alle OO.SS. il 3 dicembre, merita una valutazione complessiva, che consenta di capire le trasformazioni, per la gran parte, purtroppo, in negativo, che subiremo, se detta proposta, come pare, diventerà a breve Contratto, con il consenso delle principali OO.SS.
Il punto centrale della proposta è il Nuovo Ordinamento Professionale dell’Amministrazione Giudiziaria, che modifica mansioni ed attività del personale, rispetto ai profili professionali della 312/80, e predispone lo schema con cui si andrà e ridefinire nel 2000 il fabbisogno triennale di personale del Ministero della Giustizia.
Dovendo sintetizzare, ecco le principali innovazioni:
Vengono introdotti i settori nell’Amministrazione Giudiziaria e sono fissati in numero di 3 :
Quando si dovrà ridefinire il fabbisogno di personale per il triennio 2000-2002 (cioè le nuove piante organiche) si partirà da questi tre settori.
Il primo settore comprende attività svolte da figure professionali pagate secondo i livelli retributivi da A1 a C3 (cioè dal III al IX livello), mentre il secondo ed il terzo settore hanno bisogno solo di figure professionali che partono dal B3 ed arrivano al C3.
Ogni settore comprende al suo interno una nuova serie di figure professionali:
Tutte le figure professionali prevedono al loro interno due o tre livelli retributivi e quasi tutte si articolano tra due aree (la A e la B oppure la B e la C).
Il concetto di omogeneità è evidentemente estraneo a questo nuovo sistema di classificazione delle attività che si svolgono nell’Amministrazione Giudiziaria. Ed anche la classificazione per aree omogenee (A-B e C), secondo il CCNL del Comparto Ministeri, va a farsi benedire.
Attraverso figure professionali disomogenee ed articolate su diversi livelli retributivi, che sostituiscono i vecchi profili professionali della 312/80, viene, invece, esaltata la pratica del mansionismo, la pratica, cioè, che consente all’Amministrazione di sfruttare il personale in mansioni superiori, pagandolo con un livello retributivo più basso.
Con il Nuovo Ordinamento viene fatto, inoltre, scempio della legge dello Stato che impedisce alla Pubblica Amministrazione di adibire, ancorché temporaneamente, il proprio personale a mansioni di livello retributivo inferiore
La progressione in carriera che prima doveva coincidere con l’entrata in un nuovo profilo professionale e, di conseguenza, in un livello retributivo superiore, ora resterebbe imprigionata nell’ambito delle nuove figure professionali e dei settori, rendendosi in tal modo più problematica.
Le possibilità di passaggio di livello all’interno delle figure professionali sono condizionate in maniera insuperabile dalla procedura per la ridefinizione del fabbisogno triennale (alias ridefinizione delle piante organiche).
Questa operazione, secondo la normativa vigente, dovrà partire dalla spesa sostenuta dallo Stato per pagare gli stipendi al personale in servizio alla data del 31 dicembre del 1999 ed ogni aumento di spesa, per consentire i tanto promessi ed agognati passaggi di livello, anche se garantito dal Fondo di Amministrazione, dovrà, comunque, essere autorizzato dal Parlamento e dalla Corte dei Conti.
Si comprende bene per quale motivo nella sua proposta l’Amministrazione non ha fornito un solo numero sulle nuove figure professionali, che costituiranno l’ossatura delle sue future dotazioni organiche.
Nell’ambito di questi punti oscuri la proposta di attuare percorsi di riqualificazione che consentano al personale passaggi di livello nell’ambito della stessa area, più che un impegno, ha il sapore della classica carota abbinata al bastone per far camminare l’asino.
Mentre per quanto riguarda i commessi e gli assistenti giudiziari, collocati, secondo l’Ordinamento Professionale proposto, rispettivamente nelle nuove figure di ausiliario e cancelliere le eventuali possibilità di passaggio alla B1 e C1 sono condizionate anche dalle norme selettive dei passaggi di livello fra area ed area, con riserva di posti a personale esterno.
Nessun impegno preciso viene assunto sulla formazione professionale, mentre viene imposto al personale tutto, fatta eccezione per i commessi, di far uso del personal computer nell’attività lavorativa.
Per quanto attiene i regimi di orario viene proposta l’istituzione dei turni (8-14 e 13,45-21,45) per figure professionali da individuare Ufficio per Ufficio, incentivate da remunerazione specifica mensile o da riduzione di orario a 35 ore settimanali.
In caso di mancata adesione volontaria del personale, si propone che il Dirigente imponga ad un massimo del 20 % di ogni figura professionale l’attuazione del turno pomeridiano.
Nessuna proposta scritta in ordine all’utilizzo delle somme confluite nel fondo unico di amministrazione, mentre si rincorrono voci sulla destinazione una quota del Fondo per l’istituzione, in via sperimentale, di un contingente di paragiudici (alias collaboratori dei giudici) collocati, forse, fra le posizioni organizzative di particolare rilevanza e non nell’ambito del nuovo ordinamento professionale.
La parte relativa alle relazioni sindacali è ricopiata di sana pianta dal CCNL di Comparto e per questa ragione è un’altra manifestazione di buoni e generici propositi, mentre i vari magistrati della Direzione Generale dell’Organizzazione Giudiziaria continuano ancora a legiferare unilateralmente con circolari, risposte a quesiti, pareri ecc. su materie che richiederebbero, invece, una disciplina specifica proprio nel Contratto Integrativo.
Queste in sintesi le parti principali della proposta che l’Amministrazione ha avanzato alle OO.SS. per la stipula del Contratto Integrativo.
L’intera proposta è ispirata dalla ‘Cultura del Giudice’, che considera fondamentale, per il servizio giustizia, il momento giurisdizionale e, di questo, l’appariscente segmento dell’udienza, mentre relega e dequalifica il momento amministrativo al rango di aspetto marginale ed oscuro dell’attività dell’Amministrazione
.E’ questa l’ennesima riforma ‘a costo zero’ che sicuramente segnerà un aggravio di lavoro per il personale impegnato nelle Cancellerie e Segreterie Giudiziarie, da cui si pretendono prestazioni lavorative improntate al massimo della flessibilità, a cui si sottraggono somme fino ad ora percepite come salario accessorio ed a cui si formulano, in cambio, vaghe promesse.
L’Amministrazione ha fretta di concludere entro la fine dell’anno la partita del Contratto Integrativo per incassare la massima flessibilità nell’utilizzo del personale, in previsione dell’entrata in vigore del Giudice Unico, dal 2 gennaio 2000 a pieno regime
.A prescindere da quello che decideranno quanti saranno chiamati a mettere la firma sotto queste proposte, a nome e per conto dei lavoratori delle Cancellerie e Segreterie giudiziarie, inalienabile è il nostro diritto ad essere consultati prima della stipula definitiva del Contratto Integrativo, perché le proposte dell’Amministrazione modificano radicalmente l’Ordinamento professionale, modificano l’orario di servizio e di lavoro, incidono sul salario accessorio.
Le OO.SS. ritenute maggiormente rappresentative tutte insieme non raggiungono neanche un terzo del personale, quello che ha in tasca una qualsiasi tessera sindacale. Mentre le RSU, a cui i lavoratori hanno conferito con votazione plebiscitaria una rappresentatività effettiva, sono del tutto escluse da qualsiasi partecipazione alla Contrattazione Integrativa.
Si rende necessaria, pertanto, una formale consultazione referendaria, autorizzata dall’Amministrazione, svolta in tutti gli Uffici, gestita dalle RSU, che garantisca l’espressione democratica di un voto di approvazione o meno a quanto si sta decidendo in questi giorni a Roma.