RSU-Elezioni a
Novembre
Le R.S.U. hanno funzionato?
Il bilancio di 3 anni di vita
In previsione delle prossime elezioni,
che si terranno a Novembre, è necessario fare un bilancio di questi primi tre
anni di lavoro delle R.S.U., un
organismo nuovo, eletto dai lavoratori, che negli Uffici Pubblici non esisteva
prima del 1998, anno in cui si tennero
le prime elezioni.
Prima di quella data,
infatti, i lavoratori dovevano accontentarsi delle R.S.A., sigla che sta per Rappresentanze
Sindacali Aziendali, rappresentanti dei lavoratori nominati dalle centrali
sindacali, in rappresentanza degli iscritti di questo o quel Sindacato, che,
per ‘investitura dall’alto’,
diventavano i rappresentanti di tutti i
lavoratori.
Considerando che quasi due terzi dei
lavoratori pubblici non ha una qualsiasi tessera sindacale in tasca, si può ben
capire come la R.S.U., eletta da tutti i lavoratori, iscritti e non ad un
Sindacato, sia stata di fatto
una forma di rappresentanza dei lavoratori più democratica di quella
preesistente, la R.S.A.
La partecipazione massiccia
al voto nel 1998 attesta come i lavoratori attendevano la nascita di una forma
più democratica di rappresentanza e si attendevano da essa la possibilità di una maggiore
partecipazione alla vita sindacale degli Uffici, dove precedentemente si
prendevano il più delle volte decisioni in nome e per conto dei lavoratori, senza che gli stessi fossero
stati neanche messi al corrente di quanto si stava decidendo.
Volendo
trarre un bilancio di questi tre anni di lavoro delle R.S.U. possiamo dire che
le aspettative di democrazia che hanno accompagnato la nascita di questi nuovi
organismi non sempre sono state soddisfatte ed oggi la loro riproposizione con
le elezioni del prossimo novembre rischia di non avere quel consenso di base
che pure aveva accompagnato la loro nascita.
Di
chi è la colpa ?
responsabilita’ delle OO.SS. |
Innanzi tutto, va detto che
la nascita dell’organismo RSU è stata più subita che voluta dalle centrali
sindacali, anche se, apparentemente, la nascita è stata determinata da una
Legge dello Stato, il D.P.R. 396/97, e da un accordo sindacale successivo fra
ARAN e OO.SS. del 1998, accordo che disciplinava la procedura elettorale.
In verità, dopo i risultati
del Referendum del 1995 sulla rappresentatività, CGIL-CISL e UIL avevano perso
il monopolio della maggiore rappresentatività e diventava necessario stabilire
nuovi criteri di rappresentatività in base ai quali ammettere le OO.SS. a
firmare Contratti ed accordi nel Pubblico Impiego.
Si è, pertanto, stabilito nel
DPR n.396/97 che maggiormente rappresentative avrebbero dovuto essere quelle
OO.SS. che avessero superato la soglia del 5 %, soglia calcolata come media fra
le tessere sottoscritte ed i voti ottenuti, appunto, nelle elezioni delle RSU.
E’ nato, così, già dalle
prime elezioni del 1998, una specie
di inganno: molti lavoratori si sono candidati nelle varie liste, in
molti casi senza avere in tasca una qualsiasi tessera sindacale, credendo in
tal modo di poter partecipare alla vita sindacale del proprio Ufficio e quasi
tutti i lavoratori si sono recati a votare, sicuri di votare solo
per eleggere i propri rappresentanti in Ufficio; in realtà stavano chiedendo
voti e votando anche (o soprattutto) per stabilire per i successivi tre anni
quali OO.SS. dovessero rappresentarli nelle trattative per i rinnovi dei CCNL.
Finite le elezioni, la vita
di un organismo neonato, come la RSU, non ha interessato più di tanto le
Centrali Sindacali, che anzi ne hanno colto immediatamente le potenzialità, per
così dire, eversive del loro potere di rappresentanza esclusiva dei lavoratori
e si sono premurate nelle normative contrattuali dei vari comparti, varate con
l’ARAN, di porre ‘sotto tutela’
l’organismo neonato.
a)
Innanzi tutto, si è esclusa
la possibilità che la RSU nelle trattative di posto di lavoro potesse
rappresentare in via esclusiva i lavoratori, affiancandole, invece, le vecchie
RSA (chiamate successivamente ‘terminali associativi’). In modo tale che, se
una RSU perseguisse in un determinato posto di lavoro obbiettivi in contrasto
con le direttive della dirigenza amministrativa, sarebbe stato sempre
possibile, da parte delle OO.SS. territoriali, concludere accordi senza il
consenso di chi rappresenta, invece, tutti i lavoratori.
b)
Poi, si è esclusa la
possibilità di dare riconoscimento giuridico ai Coordinamenti fra varie RSU,
elette in Uffici di uno stesso territorio, guardandosi bene dal promuovere
Coordinamenti di questo tipo, che pure sono previsti dal DPR 396/97. In tal
modo si è impedito ogni confronto fra RSU dello stesso settore nel territorio,
confronto che potrebbe sicuramente favorire la crescita dei delegati e che,
altrettanto sicuramente, minerebbe il potere di rappresentanza delle Centrali
Sindacali nel territorio.
c)
Infine, è stata preclusa la
possibilità per le RSU di controllare le scelte operate in campo nazionale
dalle Centrali Sindacali, attraverso il Referendum consultivo su accordi e
pre-intese, che le RSU potrebbero gestire in prima persona. Questo strumento,
previsto dalla normativa su rappresentanza e rappresentatività da molti anni in
discussione in Parlamento, non è stato mai inserito in nessun CCNL di comparto
e difficilmente lo potrà essere ‘spontaneamente’ , atteso il potere
destabilizzante che intrinsecamente ha.
responsabilita’
dei delegati eletti |
Se queste sono state le
iniziative crudeli e dissennate dei genitori
putativi delle RSU, le Organizzazioni Sindacali territoriali, per impedire
la crescita di questo neonato Organismo e mantenerlo sempre sotto la propria
tutela, qualche responsabilità per la mancata crescita la hanno anche i
delegati eletti con le prime elezioni del 1998.
a)
Innanzi tutto, non è stato
capito da tutti i delegati il carattere
veramente democratico della RSU e cioè il fatto che la legittimazione
al proprio operato è venuta dal voto ricevuto dai propri colleghi, a cui si
dovrebbe sempre far riferimento, sia individualmente che collegialmente, e non,
invece, alla sigla sindacale per la quale si sono chiesti i voti. Ciò comporta
che il delegato, una volta eletto, non dovrebbe sentirsi per tre anni staccato
dai propri genitori reali, i Colleghi che lo hanno votato e, sia prima delle
trattative, che dopo, dovrebbe riferire sempre su quanto concordato con la
controparte in nome e per conto dei propri Colleghi.
b)
Inoltre, non sempre è stato
percepito il carattere profondamente
unitario che ha la RSU rispetto ad altre forme di rappresentanza.
Infatti, quando viene eletto il delegato non viene votato solo dagli iscritti
alla sigla sindacale nella cui lista è inserito il proprio nome; con il voto
segreto egli viene votato anche dai lavoratori che non hanno tessere sindacali
e potrebbe essere votato anche da lavoratori che hanno tessere di sigle in
competizione con la sigla per la quale egli si candida. Alla fine delle
votazioni, però, gli eletti sono i rappresentanti di tutti i lavoratori, per
cui sarebbe assurdo trasformare la RSU nel Consiglio Comunale di
Roccacannuccia, e restare perennemente
divisi in base a schieramenti ideologici precostituiti.
c)
Infine, quasi mai ha
prevalso il metodo di lavoro
collegiale, rispetto alle opinioni personali e, spesso, il singolo
delegato si è sentito, in un certo senso, Papa e Re, dimenticando, così, che la
RSU è rappresentativa di tutti i lavoratori presa nel suo insieme, mentre,
preso singolarmente, ogni delegato rappresenta solo i lavoratori che lo hanno
votato.
Le
prime elezioni, quelle del 1998, si sono caratterizzate soprattutto per lo
scontro politico fra le varie sigle sindacali e quasi nessuno spazio hanno
avuto le problematiche legate al funzionamento di un organismo sindacale
elettivo, che, peraltro, si andava a costituire per la prima volta nel Pubblico
Impiego. Le prossime elezioni non potranno non affrontare le problematiche
legate ad un bilancio di questi primi tre anni di vita delle RSU, problematiche
che riguardano il loro corretto funzionamento e la prospettiva del loro
sviluppo.
il regolamento della r.s.u. |
Non è un caso che sul tema
della regolamentazione della vita interna delle RSU le OO.SS. e l’ARAN siano
già intervenute, per limitarne l’autonomia e disciplinarne il funzionamento in
modo tale da svuotare il loro
potenziale innovativo, in alcuni Contratti di Categoria, CCNL - comparto Scuola
e CCNIntegrativo - comparto Ministeri (cosiddette Code Contrattuali) , laddove
si è stabilito, con il pieno consenso di CGIL-CISL e UIL, che a singoli
delegati o gruppi di essi fosse preclusa la possibilità di rivolgersi ai
lavoratori attraverso un assemblea, quando lo ritenessero necessario.
Più recentemente, nella
proposta di regolamento elettorale presentata alle OO.SS. il 14 giugno u.s.,
l’ARAN, in prima persona, si riserva il
diritto/potere di regolamentare, seppure attraverso un contratto con le
OO.SS., l’intera vita interna della
RSU., dando seguito, in tal modo, a quanto già precedentemente avviato (a
riguardo si vedano gli artt. 7 e 8 della bozza di regolamento elettorale
proposto alle OO.SS. il 14/6, dove, ad esempio, l’ARAN interviene dettando
norme sulla decadenza dei singoli delegati a seguito di numerose assenze dalle
riunioni, oppure dove propone la possibilità di spaccare la RSU nelle
trattative a ‘tavoli separati’).
Agendo in tal modo l’ARAN
realizza un passo in avanti verso lo svuotamento delle RSU.
Si interviene su una materia
che dovrebbe, invece, essere autodisciplinata dalle stesse RSU con loro
regolamenti interni, magari suggeriti dalle OO.SS., meglio se discussi con i
lavoratori durante la campagna elettorale e poi approvati a maggioranza nella
stessa RSU eletta.
Che diritto ha l’ARAN
(espressione del datore di lavoro) di intromettersi in una materia che riguarda
solo i lavoratori e le loro forme di rappresentanza e di disciplinare, in tal
modo, la vita interna di un organismo, la RSU, che rimane, invece, espressione
dei lavoratori ?
Per condizione di
reciprocità, si dovrebbe pure consentire alle OO.SS. di intervenire, attraverso
un contratto, nella disciplina della vita interna della stessa ARAN !
Cosa che sarebbe da tutti
ritenuta assurda.
La doppia valenza del voto (stabilire quali OO.SS. sono
più rappresentative - eleggere una nuova forma di rappresentanza, la RSU)
offre la scusa all’ARAN per intervenire
in una materia, la vita interna delle RSU, che dovrebbe essere, invece,
autodisciplinata dalle OO.SS. in un confronto con i lavoratori. Se le due
espressioni di voto fossero scisse e nettamente distinte, l’ARAN potrebbe (e
forse dovrebbe) intervenire solo per garantirsi, attraverso un regolamento
elettorale contrattualizzato con le OO.SS., il corretto accertamento del grado
di rappresentatività di ogni sigla sindacale.
Parte integrante della
battaglia per una maggiore democrazia sul posto di lavoro diventa, quindi, lo
scontro elettorale su:
·
chi deve elaborare questo regolamento.
·
quale tipo di regolamento deve caratterizzare la vita interna delle RSU
per i prossimi tre anni.
materie per il regolamento |
Battersi per costringere le
OO.SS. a discutere con i lavoratori, nei vari posti di lavoro e prima del voto,
da chi e come saranno regolamentate materie
che riguardano la vita delle RSU come:
a) VITA
INTERNA DELLA RSU:
-Rapporti fra maggioranze e minoranze (diritti e doveri);
-Rapporti fra singolo delegato e tutti gli altri (potere di iniziativa);
-Organi di coordinamento tipo Segreterie o Direttivi (diritti e poteri);
-Delegazione trattante ed altri delegati (rotazione degli incarichi);
-Utilizzazione dei permessi (divisione in parti uguali);
b) RAPPORTO
CON I LAVORATORI DELL’UFFICIO: -Revocabilità del/i delegato/i da parte dei lavoratori (numero
di firme da raccogliere); -Diritto dei lavoratori all’informazione preventiva e
successiva sulle trattative da parte dei Delegati RSU;
c) RAPPORTO
CON LE OO.SS. TERRITORIALI: -Diritto della RSU alla rappresentanza
esclusiva sul posto di lavoro; Diritto delle RSU di vari Uffici di un
territorio di coordinarsi fra loro (riconoscimento giuridico del Coordinamento);
-Obbligo di sottoporre gli accordi e le pre-intese dei CCNL a preventivo
referendum approvativo di tutti i lavoratori, gestito dalle RSU nei posti di
lavoro.
costringere le OO.SS. territoriali a discutere
di tutto ciò, agevola quanti si battono
per una maggiore democrazia (partecipazione dei lavoratori alle decisioni)
sul posto di lavoro.
Bari, 21 luglio 2001
Vincenzo De Robertis
Delegato
RSU - Min. Giustizia/Procura Generale Bari