Oggi, nel corso della conferenza stampa svoltasi presso il
Tribunale di Roma, i responsabili RdB-CUB della Giustizia e
del Pubblico Impiego hanno illustrato le ragioni e le modalità
della protesta dei lavoratori della Giustizia, in corso di
estensione a livello nazionale.
Partita il 14 novembre 2005 presso gli Uffici Giudiziari di
Roma (dove RdB è il primo sindacato e gli operatori del
settore raggiungono complessivamente le 4000 unità), la
protesta consiste nell’attenersi strettamente alle mansioni ed
ai compiti demandati dal Contratto di Lavoro, dalle leggi e
dai regolamenti vigenti. Tutte le strutture RdB-PI si sono
attivate sul piano nazionale e richieste di informazioni ed
adesioni stanno giungendo da molte città italiane, anche dove
la RdB non dispone di sue sedi territoriali.
“L’obiettivo primario della nostra lotta – ha dichiarato Pina
TODISCO, responsabile nazionale Giustizia RdB-CUB – è in primo
luogo quello di garantire i destinatari stessi della
Giustizia, ovvero i cittadini”. Secondo Todisco tutte le
modifiche apportate dal Legislatore in questi ultimi anni non
sono state mirate né alla riduzione dei tempi della giustizia
né alla qualità del servizio reso. Nessun investimento è stato
fatto sul personale, che a fronte di un aumentato carico di
lavoro si è ridotto del 10%, (con una carenza d’organico
quantificabile in 7000 unità), mentre non si attiva nessuna
riqualificazione e progressione di carriera ormai da 30 anni,
e si ricorre ad un uso indiscriminato ed irrazionale di
lavoratori precari. Nessun investimento nemmeno nelle
strutture e negli strumenti di lavoro: alle croniche carenze
di materiali anche di uso comune, si affianca la soppressione
di 8000 caselle di posta elettronica del costo di 20 Euro
mensili ciascuna. “Vogliamo dare legalità alla attività
giudiziaria, ricondurla a quella funzione alta, pubblica e
indefettibile che la Costituzione le assegna”, ha concluso
Pina Todisco.
Giuliano GREGGI, responsabile Nazionale del Pubblico Impiego,
ha sottolineato che la visione della Pubblica Amministrazione
soltanto come un costo da ridurre riflette una trasformazione
nella visione dello Stato, inteso non per garantire le
funzioni sociali ma il profitto per le imprese. Greggi ha
ricordato come lo stesso Ministro della Giustizia Castelli
abbia definito il settore Giustizia come un’impresa
fallimentare in cui non bisogna investire.
La solidarietà dell’Associazione Nazionale Magistrati è stata
espressa dal Dott. AURIEMMA, il quale ha ribadito la
condivisione delle ragioni della protesta e gli apprezzamenti
verso l’abnegazione del personale espressi con la lettera
dell’ANM del 7 novembre, aggiungendo che il depotenziamento
della Giustizia è motivo di forte preoccupazione per
l’Associazione: “Mezzi, strutture, uomini, qualificazione”,
sono secondo Auriemma le necessità prioritarie ed urgenti.
“Per noi questa forma di protesta rappresenta una maggior
aggravio quotidiano - ha aggiunto una lavoratrice del
Tribunale di Roma – ma la affrontiamo per la nostra stessa
dignità”.
Roma, 1 dicembre 2005 |