Chi
volesse curiosare nella rassegna stampa quotidiana sul nostro
sito
http://www.rdbcub.it/rassegna_stampa.htm troverebbe un
articolo del quotidiano romano “Il Tempo” che riporta la
protesta, sempre più estesa, dei dipendenti degli uffici
giudiziari contro lo smantellamento della Giustizia in Italia.
Per comodità ne riportiamo uno stralcio:
2
dicembre 2005 - Il Tempo
Tribunali, proteste a macchia d’olio
I dipendenti: «Assistiamo al progressivo
smantellamento della giustizia»
Dopo gli uffici romani la mobilitazione si estende a
Milano, Catania e Venezia
ROMA — Si
allarga a livello nazionale la protesta dei lavoratori degli
uffici giudiziari cominciata a Roma il 14 novembre scorso con
uno «sciopero bianco» attuato dai dipendenti per contestare
quello che viene definito un «progressivo smantellamento della
giustizia» attuato attraverso il mancato adeguamento della
pianta organica, la mancata riqualificazione del personale e
l’inadeguatezza di strutture e mezzi. A partire da ieri, alla
protesta dei lavoratori del tribunale civile, penale e degli
uffici del giudice di pace della Capitale si sono uniti tutti
gli altri uffici del distretto di Roma. In tutto una
mobilitazione che coinvolge circa quattromila lavoratori che
si atterranno strettamente alle mansioni e ai compiti
demandati dal contratto di lavoro, dalle leggi e dai
regolamenti vigenti. Dal 5 dicembre prossimo, è stato
annunciato nel corso di una conferenza stampa tenuta a
piazzale Clodio dalle Rappresentanze Sindacali di Base -
Federazione del Pubblico Impiego, la protesta si
estenderà, tra l’altro, anche agli uffici giudiziari di
Milano, Catania, Venezia, Genova, Torino e Bari. Solidarietà
ai lavoratori del settore è già stata espressa
dall’Associazione Nazionale Magistrati e ribadita dal
presidente della sezione distrettuale del Lazio Paolo Auriemma,
dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma e da numerosi
esponenti politici. Nei giorni scorsi il presidente del
tribunale, Luigi Scotti, ha reso noto di «comprendere le
rivendicazioni del personale della Giustizia». Sotto accusa,
nel corso della conferenza stampa, la frase, attribuita al
Ministro della Giustizia, Roberto Castelli, «non investo nella
Giustizia perchè non investo in un' impresa fallimentare».
«Tutte le riforme degli ultimi anni - ha detto Pina Todisco,
delle RdB - sono state fatte a costo zero e a spese dei
lavoratori. Pensiamo solo al fatto che si sta sperimentando il
processo telematico e poi si riducono di ottomila unità le
caselle di posta elettronica. Negli ultimi dieci anni non c'è
stato turn-over dell'organico, settemila le unità in meno in
tutta Italia, ma è dilagato il ricorso ai precariato. Non
abbiamo nemmeno i più semplici strumenti come la carta per le
fotocopie: come si fa ad amministrare la Giustizia in queste
condizioni?».
Articolo Il Tempo 2 dicembre 2005 - formato pdf/zip
E’ una
lettura davvero istruttiva ed inusuale per ciò che dice, in
quanto la protesta di quei lavoratori, pur coordinati dal
nostro sindacato, NON è di carattere salariale (non solo,
almeno), bensì incentrata su una questione forse impalpabile,
ma non per questo meno importante, anzi: la DIGNITA’!
Sono
lavoratori stanchi di lavorare in condizioni inumane e
caotiche in cui gli intendimenti politici (si rifletta sulle
dichiarazioni del Ministro Castelli) si scaricano
immediatamente e drammaticamente sulle condizioni di lavoro.
La protesta
ha subito prodotto l’attenzione, la partecipazione e la
solidarietà di importanti esponenti della Giustizia e della
politica. Come dire che una protesta, pure sindacale, quando
riflette sulla natura dei servizi della funzione pubblica ed
indica possibili percorsi – a partire dal rispetto della
DIGNITA’ dei lavoratori – è capace di suscitare consensi e, in
definitiva, adeguate soluzioni.
Siamo
consapevoli che questi descritti sono solo i primi passi e che
le soluzioni siano ancora di là a venire. Tuttavia
l’iniziativa di quei lavoratori vale molto più di tante altre
proteste e, siamo convinti, sarà in grado di produrre
risultati sicuramente apprezzabili, in quanto parte dal
fattore più importante: la COSCIENZA del proprio ruolo di
lavoratori. Un ruolo sociale insopprimibile ed insostituibile
a cui va riconosciuta tutta la DIGNITA’. Sono i lavoratori a
muovere il mondo, non i profitti. Facciamo dunque in modo che
in ogni luogo di lavoro risuonino queste parole:
DIGNITA’, DIRITTI, SALARIO!
Con RdB è
possibile.
Roma,
07.12.05
RdB/CUB
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