La riunione
convocata il 31 marzo 2006 per definire l’accordo sulla
riqualificazione di tutto il personale giudiziario è stata
annullata “senza rinvio” dal Sottosegretario On. Vitali.
A noi il
compito per maggiore chiarezza di raccontare lo svolgimento
dei fatti.
Il 28 marzo
u.s. il Sottosegretario convoca le organizzazioni sindacali
“per comunicazioni”; alla riunione partecipano, oltre alla RdB
P.I., i sindacati UIL- UNSA SAG- FLP- INTESA e mancano,
stranamente, i restanti componenti della delegazione di parte
pubblica (Vice Capo Gabinetto, Capo Dipartimento, Vice Capo
Dipartimento, Direttore Generale) che, per espressa
dichiarazione del politico, erano “scettici”su quanto sarebbe
stato proposto ai sindacati.
Il
Sottosegretario inaspettatamente illustra ai sindacati
presenti una sorprendente ed inedita proposta (questa volta
negoziale e non legislativa) per la ricollocazione di 34.000
lavoratori che lascia la sola RdB stupita mentre le altre
OO.SS. rimangono indifferenti, di seguito spiegheremo il
perché.
Tutti i
lavoratori sanno che l’On. Vitali in passato, rispetto alla
riqualificazione, aveva “dato numeri” sempre diversi
(9000-15.000-19.000-24.000) pertanto la RdB P.I. ha chiesto
una breve sospensione per meglio esaminare la proposta e la
riunione di fatto è rinviata alle ore 16 dello stesso giorno.
Nel
pomeriggio, ripresa la discussione, la RdB P.I. ha
evidenziato preliminarmente che un eventuale accordo sulla
materia avrebbe richiesto la presenza dei vertici
dell’Amministrazione, così come previsto dall’art. 6 del C.I.
– Giustizia per evitare che nascesse viziato di nullità ed
inoltre che la proposta fosse da questi condivisa
soprattutto a garanzia della concreta applicabilità ed
esigibilità dell’accordo.
Inoltre
nell’interesse dei lavoratori, già duramente provati dalle
esperienze degli ultimi 6 anni e dai fallimenti dei due
accordi precedenti, sottolineava le perplessità su alcuni
punti che avrebbero potuto determinare contenziosi
giurisdizionali con la conseguente e ulteriore paralisi delle
procedure di ricollocazione del personale..
A questo
punto l’On. Vitali ancora più singolarmente ha modificato
ulteriormente la proposta precisando che la ricollocazione
avrebbe interessato non più solo 34.000 dipendenti ma
addirittura tutto il personale.
La RdB P.I.
si è poi chiesta come mai le altre OO.SS. presenti non si
ponessero i suoi stessi dubbi, anzi nel corso di tutta la
riunione si sono adoperate perché si sottoscrivesse l’accordo
così come proposto. L’arcano è stato scoperto di lì a poco
quando hanno candidamente confessato di aver contribuito alla
stesura della proposta.
La vicenda,
considerando l’inerzia dei 13 mesi precedenti ed il clima
pre-elettorale, è quindi apparsa ancora più pericolosamente
beffarda.
Pertanto, il
senso di responsabilità che ha sempre contraddistinto questa
O.S rispetto ai bisogni dei lavoratori ha imposto, a questo
punto, una riflessione molto più attenta della proposta ed è
stato richiesto un breve rinvio della riunione aggiornata poi
al 31-03-2006.
La RdB P.I., nel pomeriggio del 30 marzo, dopo un’attenta
lettura dell’ipotesi di accordo, ha inviato una nota al
rappresentante politico nella quale, pur esprimendo piena
soddisfazione per il passaggio di livello di tutti i
lavoratori giudiziari, ha ribadito le pericolose incongruenze
ed omissioni che avrebbero potuto determinare la nullità del
contratto e, pertanto, ne ha richiesto la parziale modifica.
Questa
semplice richiesta ha smascherato il BLUFF del Sottosegretario
che ha revocato la riunione.
Ecco quello
che avevamo rilevato:
L’art. 2,
comma 2, della proposta prevedeva che “le
declaratorie di profilo di ciascuna figura professionale…..
sono implementate, con la sola esclusione delle posizioni
iniziali, con tutte le mansioni attribuite alla posizione
economica immediatamente inferiore della medesima figura
professionale”(esempio: l’operatore giudiziario B1, dopo
l’inquadramento nella posizione economica B2, avrebbe dovuto
svolgere le mansioni attribuite ad entrambe le qualifiche).
Tale
previsione, oltre a sancire un’ulteriore flessibilità delle
mansioni, avrebbe reso nullo il contratto perché andava a
modificare (senza il consenso di tutti i contraenti, mancavano
CGIL e CISL) le attribuzioni già previste per ciascuna figura
professionale dal sistema di classificazione del personale di
cui al vigente CCI Ministero Giustizia sottoscritto il
5.4.2000.
L’art. 3,
comma 2, della proposta era privo di qualsiasi certezza in
merito all’effettiva praticabilità dei passaggi di area.
Al riguardo,
è necessario sottolineare che la procedura di cui all’art. 39,
comma 3 ter, della legge n.449/97 stabilisce che “le richieste
di autorizzazione ad assumere devono essere corredate da una
relazione illustrativa delle iniziative di riordino e
riqualificazione…. sottoposte all’esame del Consiglio dei
Ministri….. previa istruttoria del Dipartimento della Funzione
Pubblica e del Ministero del Tesoro, del bilancio e della
programmazione economica”.
Come si può
notare la materia era tutt’altro che nella disponibilità delle
parti contraenti: l’inesistenza delle risorse necessarie per i
passaggi di area avrebbe negato ai lavoratori interessati (A1
e B3) ogni possibilità di effettiva progressione di carriera.
Non appare
poi ininfluente evidenziare che la riunione del 28 marzo sia
stata tenuta con una delegazione di parte pubblica incompleta:
ai sensi dell’art. 6 del CCI 5-4-2000 e del successivo decreto
ministeriale 30-07-2003 dovevano essere presenti il Vice Capo
Gabinetto, il Capo Dipartimento, il Vice Capo Dipartimento e
il Direttore Generale del personale.
I lavoratori
A1 e B3 cosa avrebbero fatto nello scoprire che la proposta di
ricollocazione riguardava anche gli Ufficiali Giudiziari C1
assunti nel dicembre 2005, naturalmente si sarebbero rivolti
al Giudice.
Insomma
l’intento era di evitare
un “dèja vu” che, per senso di
responsabilità e per rispetto di tutti i lavoratori
giudiziari, non vorremmo rivedere.
Tutta
l’operazione avrebbe poi comportato il prosciugamento delle
risorse del FUA che, negli ultimi anni, ha garantito a tutti i
lavoratori una sorta di 14.ma mensilità.
Ci
piacerebbe fosse chiaro a tutti che la progressione di
carriera di tutto il personale può essere garantita o
per via legislativa, oppure a livello di contrattazione
integrativa soltanto mediante la “seria” applicazione
dell’art. 13, comma 5, del CCNL 1998/2001 e cioè con la
ridefinizione e ricollocazione dei diversi profili
professionali esistenti nelle aree.
E’
vergognoso formulare o condividere proposte impraticabili ed
illusorie con finalità che non ci appartengono e, cosa più
grave, sulla pelle di lavoratori già pesantemente umiliati e
mortificati per le non più sostenibili condizioni di lavoro.
La RdB P.I.
si dichiara disponibile, qualora fosse necessario, a dare
ulteriori spiegazioni
Roma, 3 aprile 2006
Esecutivo
Nazionale Giustizia |