RIQUALIFICAZIONE
PROFESSIONALE SETTORE GIUSTIZIA : "Déja Vu"
Giusto perché si abbia la capacità
di poter valutare trarne le debite conclusioni, sarebbe opportuno fare qualche
passo indietro nel tempo, ma senza allontanarsi troppo giacchè, se non si è in
possesso di ottimi "strumenti di bordo", si potrebbe "perdere la
bussola" e lasciarsi andare in balia delle onde che potrebbero divenire un
gradevole "draccheggiare" in momenti di calma apparente ma
invalicabili con "mare in tempesta" rischiando la "deriva"
o, ancor peggio, l'affondamento.
Appena sottoscritto il C.C.N.L. e il successivo C.C.I. (non da parte
nostra, grazie a Dio) abbiamo
sostenuto che, tra i tanti errori di contenuto, il più grave fra tutti,
commesso da CGIL, CISL, UIL e "ruote di scorta" era stato (e lo è
tutt'ora) il "Nuovo Ordinamento Professionale" che non gratificava i
lavoratori con un giusto, ovvio, equo riconoscimento delle professionalità
acquisite sul "campo di battaglia" nonostante i continui mutamenti con
cui l'amministrazione della Giustizia varava le proprie riforme a discapito del
personale amministrativo al quale si chiedeva solo e sempre di mettere in campo
le proprie capacità e la propria esperienza professionale, dando così
all'amministrazione la possibilità di continuare nell'opera di mutamento
produttivo e di adeguamento senza costi aggiuntivi, anzi senza costi … e
basta.
Su questo terreno la RdB può sicuramente vantare di essere stata la
prima O.S. ad aver impostato la lotta al mansionismo, proponendo un nuovo
modello di Ordinamento Professionale che tenesse conto "in primis"
dell'abolizione completa del mansionismo per realizzare concretamente il sogno
di "uguaglianza salariale" e prevedendo, come da norma, l'automatismo
al passaggio dopo l'ovvio periodo di svolgimento di mansioni superiori, cercando
di impedire che il nuovo Ordinamento Professionale divenisse (come poi in
effetti è successo) uno strumento da utilizzare per introdurre una nuova
flessibilità ancorché una progressione economica e professionale.
Quel che si temeva e che noi evidenziavano è accaduto.
Sicuramente la famosa "Corsa ad ostacoli" così tanto decantata
dalle Organizzazioni Sindacali concertative non gratificava i lavoratori anzi
faceva (ed ha fatto) si che i lavoratori stessi, ormai delusi e stanchi, reduci
da oltre vent'anni di super-affaticamento e di adeguamento ai ritmi imposti
dall'amministrazione, si rassegnassero al male minore.
Il nostro modello si ispirava e si ispira a quelle realtà operative che
vogliono porre in essere un nuovo lavoratore nella Giustizia, con autonomia
organizzativa e finanziaria, con distinta Direzione Generale o Dipartimento che
dir si voglia e distinti capitoli di spesa; riducendo le Aree Professionali a
due con due soli livelli retributivi per ognuna di esse, eliminando quella che
attualmente è forse l'unica a non avere senso di esistere ossia l'area
"A".
Ma ancor prima di tutto questo chiedevamo un automatismo
economico-professionale per tutti a riconoscimento delle professionalità
acquisite ed esistenti.
Bene, tutto ciò non per dietrologia ma per rinfrescarci la memoria e,
dunque, per ribadire chiaramente e ad alta voce che "Noi non siamo
responsabili dello sfacelo che la mancata riqualificazione sta creando"; da
altre parti vanno ricercati i colpevoli che oggi chiedono "asilo
politico".
Ribadiamo
che così come architettata questa riqualificazione professionale non ci
interessa né potrebbe interessarci se non per il fatto che, ancora una volta,
purtroppo, disattende le giuste speranze dei lavoratori.
Coloro che l' hanno studiata, architettata, fortemente voluta e sottoscritta oggi si assumano le "LORO" responsabilità e la attuino (se ne sono capaci).
Leopoldo Lombardo - Esecutivo Nazionale RdB_PI Giustizia