Al Ministro della
Giustizia
On.le Oliviero DILIBERTO
Al Sottosegretario di Stato
per la Giustizia
On.le Franco CORLEONE
La Direttore Generale
Del DAP
Presidente Giancarlo CASELLI
OGGETTO :Riordino dell’Amministrazione.
Questa O.S., prendendo atto
del Decreto 10 Gennaio 2000 di Codesto Ministero riguardante le priorità
dell’Amministrazione della Giustizia, non può non esprimere la propria preoccupazione
ed il proprio disappunto per la totale assenza di attenzione nei confronti del personale
del comparto Ministeri, appartenente a codesto dicastero.
Non è nelle nostre
consuetudini né nello stile dei nostri rapporti condannare i miglioramenti per
i lavoratori, siano essi singoli o categorie, pertanto sia chiaro che questo
contributo vuole soprattutto essere un richiamo alle dimenticanze, volute o no,
piuttosto che una negazione dei miglioramenti altrui.
1. Il personale di polizia
penitenziaria è già sulle 43000 unità per custodire 53000 detenuti: il rapporto
più alto in Europa. Dei presenti in servizio, appartenenti al corpo, circa 5000
sono impiegati negli Uffici (degli Istituti, dei Provveditorati, del DAP)
perché il personale del Comparto Ministeri, preposto a tali funzioni, è
gravemente insufficiente. Proporre un “adeguamento dell’organico di Polizia
penitenziaria”,così come previsto nel decreto, ci sembra non volere prendere
atto della realtà e perpetrare una situazione di clientelismo e di privilegio
per pochi. Inoltre l’attenzione ai soli detenuti tossicodipendenti ci sembra
del tutto insufficiente ed inadeguata, nella considerazione che altre sono le
emergenze oltre quella prevista: il trattamento degli stranieri in primis.
2. L’attuazione della legge
delega sui ruoli Direttivi e Dirigenti della Polizia Penitenziaria racchiude in
sé anche il riordino dell’Amministrazione e l’incremento dei ruoli
trattamentali e rieducativi. Nel decreto si parla solo di Polizia
Penitenziaria. E’ appena il caso di rammentare che la contrattazione
integrativa appena avvenuta, prevede l’impegno per un forte aumento di organico
del personale del Comparto Ministeri, unitamente alla sua riqualificazione,
ma questo per l’Amministrazione penitenziaria non si menziona nel decreto,
mentre per l’Organizzazione Giudiziaria sì.
Se ciò non dovesse avvenire saremo costretti ad
intraprendere azioni di lotta.
3. Il potenziamento del
servizio di traduzioni dei detenuti significa creare un ulteriore carrozzone,
totalmente autoreferenziale, come gli altri sciolto da ogni vincolo di
controllo e quindi ulteriore fonte di clientele?
4. Concordiamo nell’ipotesi di
una nuova organizzazione del lavoro per i detenuti purché essa sia inserita nell’ambito del trattamento
complessivamente inteso: questo consta di cinque elementi, previsti dalla legge all’art.15, ma
ci si è pregiati - nel tempo - di considerare soltanto il lavoro. E’ sotto
gli occhi di tutti il fallimento di tale politica. Bisogna cambiarla e
ricollocare al loro posto le altre componenti ritenute secondarie ( tra di essi
c’è anche la scuola e non ci sembra meno importante del lavoro!!! Ma possiamo
dire la stessa cosa per tutti: riteniamo che il legislatore, nel considerarli,
li abbia messi giustamente sullo stesso piano). Pertanto, dare al lavoro una
valenza superiore agli altri, significa soltanto mettere in evidenza – in
questo contesto –le scelte di comodo non rispettose della persona detenuta, che
l’istituzione ha fatto finora. In realtà da sempre questo elemento riveste la valenza
di ricompensa per la delazione spicciola, troppe volte mezzo di gestione di un carcere miope. Infatti, l’emendamento
dell’art. 20 O.P., sancito nel 1993, voleva imporre una diversa gestione
dell’attività lavorativa all’interno del carcere e prevedeva, come è noto,
l’istituzione di una commissione composta da: Direttore, un appartenente alla
Polizia Penitenziaria, un educatore, un rappresentante delle organizzazioni
sindacali nazionali e territoriali, un rappresentante della Commissione Circoscrizionale
all’impiego ed un rappresentante dei detenuti e degli internati preso ogni Istituto.
Nonostante la forte valenza innovativa, non risulta che a tutt’oggi tale commissione
sia operante, se non in qualche rarissima realtà. Ci domandiamo: cosa ha fatto
l’Ufficio centrale competente per monitorare, e dare impulso a questo
organismo, che sarebbe utilmente servito a ridimensionare la cultura predominante
che vede il lavoro veicolo di clientele e di piccoli favori? L’attenzione
al lavoro – elemento del trattamento penitenziario - parte dalla sua
assegnazione e, per questo, bastava pretendere che Funzionari dello Stato esigessero
che venisse rispettata una legge della Repubblica. Non solo, negli
ultimi anni tale componente è
fortemente decaduta sia in qualità che quantità perché non si sono sfruttate
appieno le possibilità offerte: manca nel carcere, la volontà di trovare
soluzioni praticabili, se esse non portano riscontri operativi concreti – non
sempre limpidi - a chi lo gestisce (vedasi la denuncia della Baraldini). E’
troppo comodo affermare che i mezzi sono inadeguati, se non si è provato
neanche a mettere a frutto le sia pure poche risorse disponibili!!!!
Analogamente non si è dato impulso serio, vero a tutti gli altri elementi del
il trattamento che, insieme al lavoro, debbono concorrere alla
risocializzazione del condannato. O si dà impulso a tutto il trattamento,o
dobbiamo francamente ammettere che stiamo giocando , comunque e sempre, con le
parole sulla pelle dei più deboli confermando che: per gli amici le leggi si
interpretano, per gli altri si applicano. Questo avviene sempre nei confronti
dei meno difesi. In questo caso personale del comparto Ministeri e, per la loro
parte, i detenuti.
5. Non si menziona, nelle
priorità, l’area penale esterna, che amministra circa 35000 persone l’anno in
misura alternativa e che quindi rappresenta - da sola - più della metà dei
detenuti condannati. Tale settore è privo tutt’oggi sia del personale già
previsto in organico, che dei mezzi economici e strumentali per effettuare gli
interventi di competenza in maniera quantitativamente e qualitativamente adeguata.
Non si può tacere come l’aumento di Assistenti Sociali e Operatori
Amministrativi, previsto per dare una boccata d’ossigeno ai CSSA nella legge
Simeone, ad oggi langue per le lungaggini ingiustificate di una commissione di
esame che nessuno sollecita, per quanto riguarda gli Assistenti Sociali, né è
partito il concorso per gli operatori Amministrativi. E’ noto che l’area penale
esterna, costretta nell’ambito di una divisione, è relegata in un angusto
spazio circoscritto, oramai inadeguato. Non solo: l’ impulso dato dal 1995 ad
oggi - che è sotto gli occhi di tutti - e l’attenzione di cui gode il settore
sui mass – media, dovrebbe incentivare il suo sviluppo, anche per rendere
l’immagine dell’Amministrazione penitenziaria meno odiosa, sottolineandone così
l’aspetto oggi più riabilitativo e rispettoso delle persone. Si vuole forse
iniziare lo smantellamento di tale area funzionale, visto anche che con il
contratto integrativo lo si è ridotto a mero settore operativo? Su questo
argomento c’è un silenzio inspiegabile, posto che da sempre si è affermato che
tale ambito doveva godere di uno spazio maggiore per la rilevanza che andava
acquisendo e che poi nei fatti ha acquisito.
Questa O.S. proclama lo stato di agitazione del personale del Comparto
Ministeri, riservandosi eventuali più
incisive azioni di lotta .
Si chiede pertanto di essere
convocati dalle SS.LL. e si resta in attesa di cortese cenno di riscontro.
p. Il Coordinamento RdB
Statali
F.to Giuliano Greggi p. Il Coordinamento RdB Giustizia
F.to Nicola Avino
Roma,28 febbraio 2000