La RdB/CUB
Pubblico Impiego, dopo anni passati a denunciare l’insanabile
situazione sanitaria nei penitenziari (peraltro inascoltata da
parte di tutti i precedenti ministri, sottosegretari e
direttori dell’Amministrazione Penitenziaria), apre il
confronto con le forze politiche che si candidano alla guida
del paese per i prossimi 5 anni.
Le
problematiche insolute sono tante e tali che sembra che il
tempo nelle carceri si sia fermato a qualche secolo fa.
Gli
infermieri sono costretti a lavorare in ambienti spesso bui e
tetri senza neanche il supporto igienico delle divise e con
indumenti civili di loro proprietà a contatto continuo con
liquidi organici di ogni tipo. Se anche agli operai della FIAT
si garantiscono le tute per poter lavorare, gli infermieri
penitenziari, a cui non è concessa neanche la “tuta”;
acquistano la divisa a proprie
spese
per difendere un minimo la dignità di infermiere.
E dire che
le divise da acquistare non sono molte, vista la carenza ormai
cronica degli infermieri.
Solo
370 infermieri professionali di
ruolo
impiegati per l’assistenza sanitaria ( a questi si aggiungono
circa 1400 infermieri
a“contratto”,
con i più svariati contratti sottoscritti con
l’amministrazione penitenziaria, la quale crede ancora che un
tale rapporto lavorativo dia garanzie sia dal punto di vista
presenze dell’organico, che professionale. Professionisti, che
inoltre hanno già un rapporto di lavoro dipendente con altri
enti della sanità pubblica o privata.
A tutto
discapito della qualità del servizio (se un lavoratore svolge
già un turno di circa 7 ore, come può garantire livelli di
assistenza tali se deve continuare per altre 8/9 ore il turno
di lavoro anche nel carcere dove l’attenzione, deve essere a
360 gradi.).
A questi si
aggiungono, nei 207
istituti penitenziari italiani,
70 tecnici di radiologia e
2 tecnici di laboratorio
che significano una media di più di
2 unità sanitarie per istituto
penitenziario
con una popolazione detenuta totale che sfiora le 60.000
unità. La RdB. ha più volte sottolineato agli organi
dell’amministrazione penitenziaria, che
è necessario che tutto il
personale dell’area sanitaria appartenga alla stessa
amministrazione,
questo a garanzia della salute della stessa popolazione
ristretta, dell’amministrazione e dei lavoratori stessi.
Non sarà
certo il concorso avviato
per l’assunzione di 90 infermieri
a risolvere il problema.
A tutto
questo si aggiunge l’inquadramento degli operatori sanitari di
ruolo (infermieri, tecnici di radiologia e tecnici di
laboratorio), come operai.
Ebbene sì,
oggi gli infermieri somministrano terapie orali,
intramuscolari ed endovenose, supportano i medici, soccorrono
i detenuti nelle situazioni di emergenza, ma sono
pagati da operai specializzati,
con la differenza che vengono impiegati per un lavoro che ha
bisogno di professionalità e alti livelli di responsabilità.
La. RdB/CUB
P.I. ha avviato da circa due anni una vertenza per il
riconoscimento del giusto inquadramento di tutto il personale
sanitario penitenziario.
Questa
vertenza è ancora all’inizio, vista l’insensibilità delle
controparti, anche se nell’anno 2005 sono state riviste le
piante organiche e quindi inseriti questi professionisti in
una specifica area, anche se gli stessi vengono retribuiti con
il livello B2- B3- di operaio
specializzato o tecnico
specializzato.
In nessuna
amministrazione gli infermieri e le altre figure
professioniste sono inquadrate in queste voci.
In queste
condizioni questi “OPERAI” si recano tutti i giorni in “
CARCERE” a condividere questa realtà.
Chiediamo, a
questo punto, che ci sia un pronunciamento chiaro su queste
questioni da parte di tutti gli schieramenti che si candidano
al futuro governo del paese.
Roma, 14
marzo 2006 |