IL VESTITO NUOVO DEL RE

ovvero: alcune considerazioni sul futuro del Ministero, percorsi di riqualificazione e su….che fare per il prossimo integrativo.

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Una celebre favola racconta che, in un tempo lontano, un re svagato e vanitoso, invece di occuparsi degli affari del regno e del benessere dei propri sudditi, perdeva il suo tempo baloccandosi tra sarti, cortigiani e parrucchieri. Il re in questione, oltre a spendere somme spropositate per vistose acconciature ed abiti confezionati coi tessuti più pregiati, aveva l’abitudine di costringere la popolazione ad assistere alle sue esibizioni, in real passerella, durante le quali pretendeva l’approvazione e il plauso di tutti i convenuti e… guai ad abbozzare il men che minimo commento: la testa dell'impudente critico avrebbe potuto incontrare la lama del boia all’istante!

Tutto era destinato a continuare così per lungo tempo finché, un bel giorno, nell’impossibilità di soddisfare le continue richieste di novità da parte del sovrano, un giovane temerario (quelli di cui le favole abbondano!), spacciandosi per un famoso sarto giunto da luoghi lontani, decise di organizzare una beffa ai danni del vanitoso sovrano: lo convinse d’ essere in grado di cucirgli un abito di una bellezza senza eguali confezionandolo con una stoffa così fine e leggera da risultare invisibile!!!

Dopo lunghi preparativi ed innumerevoli prove, senza che alcuno dei dignitari di corte s’azzardasse a sollevare il ben che minimo sospetto sulle reali proprietà della stoffa, finalmente il re fu pronto ad esibirsi con il suo nuovo vestito.

Circondato da armati e cortigiani si presentò al popolo, radunato presso il palazzo reale in gran fretta, col capo coronato e lo scettro in mano ma… completamente nudo!

Più volte percorse la passerella pavoneggiandosi mentre il ciambellano di corte illustrava ad alta voce e con aria grave ma soddisfatta le incredibili proprietà dell’abito indossato da sua maestà.

Nel silenzio più totale nessuno dei sudditi osò aprire bocca, soltanto un bimbo, all’improvviso, ebbe il coraggio di gridare: “guardate, il re è nudo!!”

Si sa che nei bambini la spontaneità è così proverbiale da rasentare l’incoscienza e, dopo un lungo attimo di silenzio, il grido rimbalzò di bocca in bocca, prima timidamente sussurrato poi di seguito con rinnovata forza, via via tramutandosi in una grande, irriverente, liberatoria risata che travolse l’imperatore ed il suo seguito di pavidi cortigiani seppellendoli sotto una valanga di ridicolo.

***

Il potere è una cosa seria, chi lo detiene ama mostrarsi risoluto, compreso nel suo ruolo e mal sopporta di essere sbeffeggiato. L’arma del ridicolo spesso è quella più temuta perché rischia di minare le fondamenta stesse delle inviolabili, presunte verità su cui il potere regge il proprio consenso.

Insomma, vi starete chiedendo perché mai sprechiamo il nostro tempo nel riassumervi una favola tanto nota quando in questo Ministero siamo tutti alle prese con cose ben più serie quali: il disastro della riqualificazione del personale o le continue dispute sull’assegnazione annuale del fondo unico d’amministrazione. Bene, noi crediamo che questa favola possa definirsi una sorta di parabola perfettamente attinente a ciò che sta accadendo nella nostra Amministrazione.

E’ chiaro che il Ministero del Lavoro, alla luce delle trasformazioni in esso avvenute durante l’ultimo decennio e di quelle ancora “in cantiere”, sia un dicastero destinato, nelle intenzioni di chi di volta in volta si alterna al governo, a divenire un’Amministrazione dello Stato più virtuale che reale, in quanto progressivamente svuotato di funzioni concrete: prima fra tutte quella relativa al collocamento.

E’ da anni che denunciamo questo processo di dismissione, contrabbandato da politici e parti sociali come una riforma innovativa e necessaria, finalmente dalla parte dei cittadini. Oggi, dopo il decentramento delle cosiddette “politiche attive del lavoro” alle province, assistiamo alla estrema frammentazione dei soggetti autorizzati alla gestione dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro con il proliferare di una miriade di agenzie private di intermediazione considerate, con il decreto legislativo 276/03, alla pari dei Centri per l’impiego. A questi ultimi, cioè alla parte pubblica, non è assegnato nemmeno il ruolo di “coordinamento” ed infatti i centri per l’impiego sono ridotti pressoché a scatole vuote: ad essi, semmai, tocca l’onere di collocare le persone che le varie agenzie private non giudicano redditizie e senza avere gli strumenti né economici né normativi per esercitare un vero governo del mercato del lavoro.

La gran parte dei nostri ex colleghi degli uffici di collocamento obbligati al trasferimento alle province, al di là della propaganda, denunciano costantemente il profondo stato di frustrazione e di inutilità in cui si trovano ad operare: una sorta di “mobbing” diffuso e generalizzato.

Quindi, la riforma del collocamento, sottratto al Ministero del Lavoro, così bramata da Cgil Cisl e Uil, altro non è stata che la risposta istituzionale alla esigenza iperliberista di azzerare il controllo pubblico sul mercato del lavoro e di fare anche della disoccupazione un mercato redditizio dal punto di vista economico e politico.

Se dovessimo “fotografare” oggi la situazione all’interno del Ministero del lavoro, potremmo agevolmente dire che tale dicastero, attraverso la riorganizzazione continua del proprio apparato burocratico, fa della propaganda l’obiettivo principale avendo, ma solo in apparenza, compiti istituzionali importanti, alcuni dei quali nuovi di zecca che dovrebbero rimpiazzare quelli spariti, vanificati in larga misura però da una sorta di calcolata inefficienza.

Facciamo alcuni esempi:

- si pubblicizza la vigilanza sul lavoro con convegni, pubblicazioni, vetrine di vario genere e, allo stesso tempo, non si fa niente per incrementare il numero esiguo di ispettori ma, al contrario, si lascia che un numero considerevole di questi continui a svolgere compiti meramente amministrativi sottraendoli così all’attività di vigilanza sul territorio. Né si impegnano risorse per corsi di formazione e aggiornamento che coinvolgano, a turno, tutto il personale ispettivo, demandando la formazione solo a pochissimi “eletti”, scelti dalle DPL non si sa bene come, che poi, a loro volta, dovrebbero trasformarsi in insegnanti per il resto degli ispettori: cosa più che improbabile, praticamente impossibile per tutta una serie di fattori.

A tutto ciò poi si devono aggiungere gli effetti disastrosi sul mondo del lavoro della riforma Biagi con l’introduzione di forme estreme di precariato difficilissime da controllare (es. lavoro a “regime di somministrazione” anche a tempo indeterminato cioè in prestito a vita; lavoro “intermittente” cioè a chiamata; lavoro “ripartito” cioè prendi due e paghi uno ecc.) e con la depenalizzazione e abrogazione di molti reati, come l’interposizione di manodopera (L.1369/60) ed il desanzionamento di numerosi illeciti amministrativi, a tutto vantaggio delle aziende a cui, finalmente, è garantita mano libera.

- Si propaganda l’assistenza alla famiglia a mezzo di trasmissioni radiofoniche, spot televisivi ecc. con particolare riguardo all’apertura sui luoghi di lavoro degli asili nido per venire incontro alle esigenze delle lavoratrici madri ed incentivare la natalità e poi, allo stesso tempo, si impedisce (e non se ne conoscono le ragioni) che all’interno della nostra stessa Amministrazione venga aperta una struttura tra l’altro già predisposta a tale bisogna, in via Fornovo, una delle sedi centrali del Ministero, dove la maggioranza dei dipendenti sono donne.

In questo quadro di indicazioni progettuali, tutte pervase di gran forma ma prive di reale sostanza, si inseriscono come logico riflesso le scelte operate in merito alla riqualificazione del personale tutt’oggi in corso. Con la firma degli accordi sul Contratto Integrativo riguardanti la riqualificazione del personale, l’Amministrazione e le OO.SS. firmatarie hanno dato il via ad una vera e propria operazione chirurgica che ha, a tutti gli effetti, scavato un solco ancor più profondo di quello già esistente tra le aree funzionali B e C.

Difatti, favorendo la riqualificazione di gran parte dell’area C a scapito dell’ area B, l’Amministrazione traccia definitivamente le coordinate di un disegno che propone lo schiacciamento verso l’alto di profili professionali delegati a funzioni amministrative o anche di semplice, seppur alto, supporto logistico (vedi funzionari amministrativi, socio statistico economici, specialisti  informatici) ed allo stesso tempo, all’interno della stessa area, perpetua nei numeri l’incancrenita insufficienza di qualifiche quali gli Ispettori del Lavoro (vedi, tra l’altro, l’accordo vergognoso sul diritto d’opzione).

Contestualmente assistiamo ad un modesto coinvolgimento nei processi di riqualificazione di lavoratori appartenenti alle posizioni economiche B1 e B2. Si dispone infatti l’esclusione massiccia di moltissimi lavoratori attraverso criteri di valutazione altamente discriminanti e basati su oggettive e palesi ingiustizie (eccessiva valutazione dei titoli di studio là dove, a suo tempo, non erano richiesti; eccessiva valutazione di corsi di formazione fruiti solo da una esigua parte di “fortunati” colleghi; presa in considerazione solo delle mansioni “formalmente conferite” e così via) relegando l’anzianità di servizio, unico criterio a nostro avviso veramente oggettivo, ad un ruolo quasi secondario.

Inoltre per gli assistenti amministrativi inquadrati in B3, addirittura, è stato disatteso quanto inizialmente previsto con il passaggio di 570 di essi nella posizione economica C1 (profilo professionale di collaboratore amministrativo).

L’assemblea nazionale indetta dalla RdB il 3 ottobre 2003, alla quale hanno partecipato centinaia di lavoratori e lavoratrici e l’elevatissimo numero di ricorsi che stanno piovendo sull’Amministrazione da tutta Italia, sono un chiaro segnale rivolto dal basso a questa e alle OO.SS. tutte, perché nel prossimo Integrativo non compaiano gli stessi criteri ultraselettivi e lesivi dei diritti della maggioranza dei lavoratori di questo Ministero.

Anzi, noi diciamo che tutti i lavoratori esclusi dagli attuali processi di riqualificazione devono poter passare, col prossimo Contratto Integrativo, alla posizione economica superiore utilizzando, come per i passaggi già avvenuti, i soldi del Fondo Unico.

D’altro canto non è accettabile il ragionamento puramente numerico sostenuto dall’Amministrazione in concorso con le altre sigle sindacali che non vi sarebbero posti disponibili in organico nella posizione B3. Diverso è infatti parlare di qualità e professionalità acquisita da coloro i quali stazionano da decenni in tale posizione piuttosto che della quantità virtuale prevista ad operare.

Da questo punto di vista appare del tutto evidente che all’incremento numerico della posizione economica B3 (vistosamente insufficiente come già sottolineato) dovuto al futuro passaggio di 950 unità provenienti da B1 e B2, non corrisponde alcun progetto di utilizzo dei lavoratori in attività che non siano sostanzialmente quelle già svolte dagli appartenenti al profilo B3 nel suo complesso.

Infatti, i lavoratori appartenenti a tale profilo vengono utilizzati da sempre per le mansioni più disparate: trattandosi in generale di personale di media – alta scolarizzazione (diplomati i più, laureati molti!) hanno assunto ormai da anni il ruolo di Jolly dell’Amministrazione, impegnati spesso nello svolgimento di mansioni superiori sia in sede periferica che centrale, utili per tappare i buchi causati dalle carenze in organico di profili professionali quali gli Ispettori del lavoro (vedi addetti alla vigilanza), collaboratori amministrativi da impiegare in materia di contenzioso ed altro.

Tutto questo a prescindere dall’intenzione di inquadrare tale profilo (B3) in una riorganizzazione reale del lavoro indirizzata verso i principali compiti istituzionali del Ministero come l’attività di vigilanza.

In sostanza, se ve ne fosse la volontà politica, si potrebbe responsabilmente prevedere il passaggio di una parte considerevole di quanti sono o saranno, alla fine di questa riqualificazione, inquadrati in B3 assistente amministrativo, nei profili ispettivi, cosa tra l’altro assolutamente necessaria se davvero si volesse, nei fatti e non solo a parole, potenziare la funzione ispettiva per combattere con qualche risultato apprezzabile il lavoro nero ed irregolare.

Questo darebbe modo di liberare posizioni in B3 permettendo il passaggio in tale posizione economica di tutti i livelli inferiori (B1 e B2) esclusi dagli attuali processi di riqualificazione i quali, altrimenti, saranno destinati in eterno a restare “al palo” svolgendo mansioni comunque superiori mai riconosciute.

Insomma, per tornare alle favole, la riqualificazione così come è stata concepita ed attuata dall’Amministrazione in accordo con Cgil, Cisl, Uil più sigle di “contorno” assomiglia molto al vestito nuovo del re. Un abito invisibile, impalpabile fatto passare per sontuoso attraverso la sola suggestione delle parole.

Ci sembra scandaloso spendere decine di migliaia di euro (con le quali peraltro potevano essere riqualificati centinaia di colleghi in più) per organizzare corsi fuori sede, strapagando professori, consulenti ed addetti ai lavori che hanno avuto la sola funzione “didattica” di riversare sui partecipanti una valanga di nozioni tecniche attinenti più all’universo del burocratese che non alla reale conoscenza dei fenomeni che attraversano il mondo del lavoro.

Tanto più che gli stessi partecipanti ai corsi svolgono da decenni mansioni superiori non già dettate dalla perfetta conoscenza mnemonica di tale o tal’altra legge (che serve solo a selezionare, o, se preferite, a “segare” le persone agli esami!) ma dalla pratica quotidiana di lavoro che implica la conoscenza delle norme e degli atti che regolano il loro operato.

L’unica spiegazione possibile rimane, per l’appunto, quella di dover giustificare a tutti i costi una brutale selezione tra i partecipanti che altrimenti non avrebbe avuto ragione di essere.

Per noi, che ci siamo collocati da sempre fuori dal coro dei ciambellani di corte, non per caso né per calcolo, ma a seguito di un’analisi approfondita delle dinamiche che attraversano il Ministero ed in virtù del rispetto verso i lavoratori, queste rimangono verità palesi e… gridare che….”Il Re è nudo!” può essere utile a risvegliare le coscienze assopite da lunghi anni di aspettative negate, ma certo non può bastare.

***

Sarebbe troppo semplice e riduttivo mutare in una risata liberatoria la rabbia di migliaia di colleghi, spesso con un quarto di secolo di servizio alle spalle, tagliati fuori da ogni possibilità di vedere soddisfatte legittime aspirazioni ad un corretto inquadramento. Ci vuole ben altro.

Siamo alle porte di un nuovo contratto integrativo dove la materia della riqualificazione, soprattutto per il lavoro di sensibilizzazione svolto negli ultimi quattro anni dalla nostra Organizzazione sindacale, sarà di nuovo sul tavolo delle trattative e dovrà diventare la “materia del contendere”!.

Le centinaia di vertenze giacenti negli Uffici del Contenzioso, le innumerevoli offerte di “pacificazione”, con relativa corresponsione monetaria, operate dall’Amministrazione attraverso i tentativi di conciliazione e le recenti sentenze (vedi quella riguardante gli Ispettori del Lavoro a Roma e gli Addetti alla Vigilanza a Savona) dove i tribunali riconoscono il corretto inquadramento ai colleghi ricorrenti, sono la inequivocabile dimostrazione che da decenni i lavoratori di questo Ministero vengono utilizzati, sarebbe meglio usare un termine più consono “sfruttati”, in mansioni o addirittura in funzioni superiori diverse da quelle previste dal loro inquadramento professionale e soprattutto incompatibili con le loro retribuzioni.

Il prossimo contratto integrativo dovrà sanare questo gap d’inquadramento professionale e retributivo restituendo a tutti i colleghi che sono stati esclusi dalla precedente riqualificazione pari dignità e pari diritti.

Con questo obiettivo, proporremo:

  •   l’attuazione di due percorsi di riqualificazione che permettano il passaggio nella posizione economica C1 per tutti quei lavoratori esclusi dai precedenti processi di riqualificazione ed attualmente inquadrati nella posizione economica B3; uno dei due percorsi dovrà necessariamente essere indirizzato, proprio per potenziare una delle funzioni più rilevanti del Ministero, verso l’area ispettiva, qualificando un congruo numero di colleghi come accertatori del lavoro, posizione economica C1 (vigilanza e lotta al lavoro nero ed irregolare); l’altro percorso, relativo al profilo professionale di collaboratore amministrativo posizione economica C1, dovrà necessariamente prevedere l’utilizzazione dei colleghi, che acquisiranno tale qualifica,  negli uffici che trattano la materia vertenziale e del contenzioso sia in sede periferica che in quella centrale, funzioni queste che attualmente, per la cronica carenza di personale amministrativo, vengono svolte da quello ispettivo, impedito quindi a svolgere le funzioni proprie.

  • un percorso di riqualificazione che permetta il passaggio nella posizione economica B3 di tutti i lavoratori attualmente in posizione economica B2 esclusi dai precedenti corsi di riqualificazione;

  • un percorso di riqualificazione che permetta il passaggio nella posizione economica B2 di tutti i lavoratori attualmente in posizione economica B1 esclusi dai precedenti corsi di riqualificazione;

  • un percorso di riqualificazione che permetta il passaggio nella posizione economica C2 di tutti i lavoratori attualmente rimasti in posizione economica C1 esclusi dai precedenti corsi di riqualificazione,

Proposte queste che, come dicevamo, devono garantire a tutti pari dignità e devono porsi il raggiungimento di due obiettivi:

il diritto a vedersi riconosciuto il corretto inquadramento economico in relazione alle funzioni svolte;

il diritto alla progressione economica, senza rimanere “inchiodati” a vita nel livello economico di assunzione.

Insomma se con il nuovo Contratto Integrativo si vuole costringere il re ad occuparsi degli affari del regno, ponendo in essere ed ottemperando alle funzioni di principale utilità sociale a cui è preposto e non già a mostrarsi in passerella facendo mostra di invisibili, quanto inutili, indumenti di fantasia, è necessario che i “sudditi” impongano nuovi protocolli, regole diverse.

Sarebbe un segnale di civiltà da parte dell’Amministrazione discutere e accettare proposte che permettano un totale, corretto inquadramento, di tutti quei lavoratori esclusi dalla precedente riqualificazione ma temiamo che dovremo combattere non poco contro il realismo (assai sospetto!) di quanti (comprese le solerti CGIL, CISL e UIL) preferiscono contrapporre a qualsiasi ragionamento sensato i calcoli ragionieristici “nudi e crudi”.

Occorrerà quindi il sostegno fattivo e visibile alle nostre proposte da parte di tutti quelli che, iscritti e non, ci riconoscono un ruolo fondamentale nella vita sindacale dei nostri uffici, per poter determinare una inversione di tendenza rispetto alle logiche pseudomeritocratiche, ultraselettive e, in sostanza, antidemocratiche che stanno pervadendo il Ministero del Lavoro (e non solo!) e mediante cui viene sistematicamente emarginata una gran parte di lavoratori.

Roma, 13 aprile 2004


I VOSTRI COMMENTI


Siamo un gruppo di addetti alla vigilanza della D.P.L. di Sassari e cogliamo l'occasione che ci viene offerta dalla RDB per commentare il documento dal titolo "Il vestito nuovo del re".

Tralasciando le considerazioni di carattere generale che riteniamo esatte sui mali prodotti dalla politica scellerata di consociativismo tra il Ministero ed i confederali, vogliamo fare alcune considerazioni sulla nostra posizione di addetti alla vigilanza che citate in alcune parti della suddetta nota, alla luce soprattutto della novità normativa del riordino dei servizi ispettivi che, proprio in questi giorni, è stata approvata definitivamente dal Consiglio Dei Ministri e sta per essere pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale.

Nel Decreto Legislativo viene precisato che le funzioni di vigilanza, tanto in materia di lavoro che in materia di legislazione sociale, vengono affidate al "personale ispettivo in forza presso le Direzioni regionali e provinciali del lavoro", in capo al quale è altresì confermata la qualifica di ufficiale o agente di polizia giudiziaria.

Noi sappiamo però che nell'attuale profilo organizzativo del personale ispettivo sussistono figure professionali inquadrate come "ispettori del lavoro" ed altre come "addetti alla vigilanza".

Dal testo del decreto anche questi ultimi sembrano essere parificati nelle funzioni e nei poteri agli ispettori. Peraltro tutto il personale ispettivo era già stato assimilato in un unicum terminologico nella circolare n° 70/2001 recante il Codice di comportamento degli Ispettori del Lavoro.

Fatte queste premesse, tutti noi ora ci attendiamo che il Ministero dica chiaramente che gli addetti sono considerati "personale ispettivo" che ha sempre svolto le stesse mansioni dei colleghi ispettori, già da tempo inquadrati in due livelli superiori.

D'altronde, i compiti previsti nella legge di riordino è possibile svolgerli solamente se si ha il profilo professionale C2 ( autonomia decisionale, ufficiale di polizia giudiziaria, ecc.) ed il nostro timore è che il Ministero con un colpo di spugna dica che gli addetti non sono personale ispettivo.

Con questa novità il tempo delle ambiguità è terminato: o si è considerati tutti personale ispettivo (in forza anche della disposizione contenuta nell' art. 19 in cui si stabilisce che tutte le norme incompatibili sono abrogate ) o non si sa che ruolo si vuole dare alla figura degli addetti.

La questione degli addetti, pertanto, non è più sanabile neanche con il corso-concorso per accertatore, figura diversa dall'ispettore, in quanto avente ruoli e poteri diversi.

Ripetiamo che la nuova legge non prevede più distinzioni tra ispettori, accertatori od addetti: esiste solo il personale ispettivo delle D.R.L. E D.P.L.

Noi siamo pronti a dare battaglia, crediamo sia necessaria un' ampia mobilitazione di massa e chiediamo fortemente il sostegno della RDB.

In attesa di una vostra risposta, vi salutiamo cordialmente. Gli addetti alla vigilanza della D.P.L.-SASSARI


Gli addetti alla vigilanza della DPL di Potenza concordano appieno con quanto espresso dai colleghi della DPL di Sassari, sono altresì fiduciosi che finalmente, con l' ultimo Decreto Legislativo riguardante la razionalizzazione delle funzioni ispettive, si possa finalmente risolvere l' annoso problema degli addettti. 
Nella malaugurata ipotesi che ciò non avvenga, sono pronti alla lotta. P.S.Grazie alla RDB per lo spazio messo a disposizione .

meno male che qualcuno conosce bene i nostri problemi!
Per aggiunta la Commissione esaminatrice per il passaggio a B3 ci tiene in pugno fino alla fine!
Sapete che non possiamo conoscere la data di esame perchè questa ancora con l'ha comunicata? (ci crediamo?)
Si conoscono solo fino al 31 maggio, il Ministero non sa ancora nulla!!!
Eppure nel programma che ha stabilito per noi , come se non lo sapessimo, è stato previsto il PROCEDIMENTO AMMINISTRATIVO!  non voglio aggiungere altro perchè non basterebbe un volume per scrivere le nostre ragioni.
Mi chiedo però quando faranno dei corsi di PREPARAZIONE per certi dirigenti che non sono degni d'essere appellati in questo modo? pensateci grazie

Noi Addetti della DPL di Rieti siamo pronti a dare battaglia, anche con un coordinamento di tutti gli Addetti alla Vigilanza d’Italia, perché è arrivata l’ora che finisca una discriminazione che va avanti da decenni. Tutto ciò, con la speranza che le RdB diano sostegno a questa iniziativa.


Gli Addetti alla Vigilanza di Rieti, facendo riferimento alle perplessità dei colleghi della DPL di Sassari, fanno presente che il Ministero del Lavoro – Direzione Generale AA.GG. e Personale Div. VII Coord. Isp. Lav. – con lettera circolare del 14/7/2000, nel titolo “ambito applicativo della circ. 8/2000”, fornendo “chiarimenti operativi riguardanti la circolare n. 8 del 27/1/00” sull’attività ispettiva, si è già pronunciato espressamente sulla questione del possesso della qualifica ispettiva degli Addetti alla Vigilanza:… “Le disposizioni in esame riguardano – come tra l’altro è espressamente previsto nella circolare – tutto il personale rivestente qualifica ispettiva, dizione nella quale sono ovviamente da ricomprendersi anche gli Assistenti I.L. ex Addetti alla Vigilanza”. Pertanto, da parte dell’Amministrazione, resta arduo  disconoscere quanto già affermato, che, peraltro, deriva dalle precipue funzioni dell’Addetto alla Vigilanza, addetto all’ispezione del lavoro e, quindi, lapalissianamente ispettivo.

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