DPL Pescara

LA  RdB  NON  FIRMA  L’ ACCORDO  FUA  2004


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           In occasione dell’incontro per la contrattazione decentrata locale per la DIREZIONE PROVINCIALE DEL LAVORO di PESCARA (avvenuto in data 19.04.04 alle ore 15.00 ), si sono verificati incresciosi episodi, che, per la loro gravità, meritano attenta riflessione da parte di tutti coloro che hanno a cuore i diritti dei lavoratori.

La riunione, convocata per discutere la ripartizione del FUA 2004, è, infatti, subito degenerata in rissa verbale tra alcuni rappresentanti sindacali, impegnati in un reciproco discredito, attuato senza lesinare insulti e minacce di passare alle vie di fatto. Un clima grave ed indecoroso ha caratterizzato l’intera riunione e nemmeno i richiami alla calma, forse troppo tiepidi, del DIRIGENTE Dott. PAOLETTI sono stati sufficienti a placare gli animi. Dopo circa tre ore, verificato che il crescente marasma rendeva impossibile una discussione entro i limiti della ragione e del sereno confronto, il Rappresentante Regionale della scrivente Organizzazione Sindacale ed il componente della RSU Signora Nicolucci si sono visti costretti  ad  abbandonare l’ improduttiva riunione (ore 17.45 ).

Il giorno dopo, la RdB ha scoperto – per la verità senza eccessiva sorpresa – che dopo la sua “uscita di scena” i protagonisti del furioso scontro e gli altri indignati e sconfortati presenti avevano siglato, quasi all’ unanimità, l’ accordo per il FUA 2004 .

Quali siano le motivazioni per le quali si è pervenuti a tale miracolo di ricomposizione è l’interrogativo sul quale si vuole richiamare l’ attenzione dei lavoratori. Sembra infatti di capire che i tentativi di reciproca prevaricazione abbiano trovato “ soluzione “ con la definizione di progetti-obiettivo locali destinati solo ad una parte del personale non a caso scrupolosamente indicato con nome e cognome.

Prima di ulteriori valutazioni e commenti sull’accordo del 19 aprile scorso, giova ricordare brevemente ai lavoratori in che modo viene ripartito il FUA.

Il fondo è diviso in due quote, precisamente una quota fissa del 70% ed una variabile del 30%.

La quota fissa interessa tutto il personale; tuttavia tale quota apparentemente maggioritaria va scremata delle spettanze riferite alle varie indennità fisse (turno, reperibilità, rischio da radiazioni ionizzanti, centralinisti non vedenti, posizioni di responsabilità e funzione) prima di poter essere attribuita a tutto il personale in base a qualifica professionale e presenza; pertanto, il 70% è solo nominale e rischia di divenire simbolico, se a detta quota si sottraggono ulteriori risorse per finanziare progetti locali, come nel caso della D.P.L. di Pescara.

La quota variabile del 30% è invece strettamente collegata agli obiettivi istituzionali ed è esclusivo appannaggio dei partecipanti al raggiungimento degli stessi; essa costituisce una parte considerevole del FUA, una parte tanto appetibile da spingere le delegazioni sottoscriventi l’accordo a riservarla a soli trenta lavoratori.

Compreso il meccanismo che disciplina il fondo, appare sconcertante apportare ulteriori salassi, depauperando il salario accessorio destinato a tutti i lavoratori (70%) di una quota più o meno considerevole per destinarla ancora una volta solo ad alcuni.

Tale possibilità, pure prevista nell’ Accordo Nazionale, va a creare una disparità di trattamento inaccettabile tra i lavoratori ( e questo è uno dei motivi per cui l’Accordo Nazionale dalla RdB non è stato sottoscritto ), qualora non sia più che adeguatamente giustificata con l’individuazione di obiettivi veramente significativi ed irrinunciabili .

La proposta della RdB – che non viene riportata nel verbale del 19.04.04 – prevedeva, al contrario, che l’intero importo del 70% ( detratte le indennità fisse ) fosse distribuito a tutto il personale secondo presenze e livelli. Per quanto riguarda gli obiettivi decisi a livello nazionale, finanziati con la quota variabile 30%, la RdB aveva proposto che gli obiettivi interessassero tutto il personale e tutti i settori di attività ( come, d’altra parte, previsto dalla stessa Circolare Ministeriale). Unica distinzione nella corresponsione del salario accessorio doveva realizzarsi sulla base dell’apporto “diretto” o “indiretto” al raggiungimento degli obiettivi. In altri termini, si riteneva che tutto il personale potesse concorrere secondo le sue competenze agli incrementi di produttività nell’ Ufficio. Appare infatti palese che incrementi, ad esempio, nella produzione di Verbali di Illecito o di Ordinanze Ingiunzioni suscitano attività di supporto sinergicamente e strettamente collegate alle prime. Il supporto agli obiettivi garantito dagli addetti al personale ispettivo, dagli operatori della segreteria, dell’amministrazione, del protocollo e del centralino, nonché dai commessi merita comunque di essere remunerato con un budget da reperire entro la quota variabile 30% del FUA. Un aumento dell’attività che coinvolge tutto il personale deve essere complessivamente incentivato attraverso il FUA.

In merito all’ accordo del 19 aprile scorso si osserva, infine, quanto segue :

1)  i progetti concordati – sia quelli cd. “locali” che quelli cd. “nazionali” – vengono, per così dire, solo “enunciati”, ma non esplicitati nella sostanza nei tempi e nei modi di attuazione, e di conseguenza subordinati alla verifica discrezionale del DIRIGENTE ( che, pertanto, potrà stabilire compensi diversi per ogni partecipante);

2)  dai progetti concordati – ancora sia “locali” che “nazionali” – risultano totalmente esclusi il personale svantaggiato (portatori di handicaps), nonché i commessi ed alcuni impiegati della stessa Segreteria del DIRIGENTE (?!) ;

3)  l’ accordo lascia indeterminato il budget da assegnare al finanziamento dei “ progetti-obiettivo locali “ ; se è infatti pacifico che il finanziamento è da ricercarsi all’interno della quota fissa (70% del FUA), non si fa alcun riferimento alla percentuale da assegnare agli obiettivi, né si chiarisce se il finanziamento avviene con le quote residuali ( cioè, con quanto rimane dopo il pagamento delle indennità fisse e delle presenze ), cosa che lascia ulteriore ingiustificata discrezionalità al DIRIGENTE.

Alla luce di quanto esposto, la RdB ritiene che l’ accordo FUA 2004 sia profondamente  iniquo per i lavoratori, nonché sottoscritto senza il conforto delle regole democratiche, che ai sensi della normativa vigente e del CCNL disciplinano le relazioni sindacali.

Al DIRIGENTE dell’ Ufficio la RdB invia fermo ed inequivocabile invito a ripristinare corrette relazioni, pena il suo discredito personale e quello dell’Amministrazione che rappresenta .

Ai  LAVORATORI  si chiede di pronunciarsi in modo chiaro e fermo nel merito dell’accordo e dei comportamenti fin qui tenuti da chi ha assunto l’onere di rappresentarli.

Pescara, 4  maggio 2004                                                                     

RdB/CUB P.I.   ABRUZZO  - Carlo  MOSCA         


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