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Con
questo documento vogliamo individuare alcune di quelle che riteniamo
essere le linee fondamentali del prossimo contratto integrativo.
E’ un documento aperto, che verrà successivamente integrato con
le osservazioni ed i contributi che giungeranno dalle assemblee dei
lavoratori. OBIETTIVI
PRINCIPALI: PREVEDERE,
ENTRO I PROSSIMI QUATTRO ANNI, IL PASSAGGIO AL LIVELLO SUPERIORE DI
TUTTI I LAVORATI ESCLUSI DAGLI ATTUALI PERCORSI DI RIQUALIFICAZIONE
O CHE NON HANNO SUPERATO LA “PROVA SELETTIVA” – AUMENTO
DELL’ATTIVITA’ ISPETTIVA SUL TERRITORIO NAZIONALE –
UTILIZZAZIONE DI TUTTO IL PERSONALE ISPETTIVO NELLE FUNZIONI PROPRIE
– RIDUZIONE DEI TEMPI DI ATTESA PER LE CONCILIAZIONI. PREMESSA Il
Ministero del Lavoro si è dimostrato da sempre luogo strategico da
dove sono passate le grandi riforme del mercato del lavoro, delle
pensioni, dei servizi sociali in genere. I
diritti e la dignità dei lavoratori, conquistati in anni di lotte,
sono stati, negli ultimi dieci anni, mercificati e monetizzati sul
piatto della bilancia delle compatibilità economiche, oggetto di
regalia ad un sistema economico imprenditoriale abituato da sempre a
vivere parassitariamente di contributi pubblici pur spacciandosi per
liberista. Nell’ultimo
decennio abbiamo assistito ad un peggioramento continuo e costante
delle condizioni di vita dei lavoratori, dei giovani, dei
disoccupati, a seguito dell’introduzione di nuove regole in
materia di mercato del lavoro che nel corso di questi anni hanno
contribuito in modo determinante a garantire esclusivamente alle
aziende un apporto di forza lavoro privo di tutele e di diritti,
sostanzialmente escluso da garanzie contrattuali: una forza lavoro
quanto più flessibile e precaria, tanto più ricattabile e
indifesa.
I
lavoratori che appartengono a questa fattispecie costano alle
aziende circa i due terzi in meno di un lavoratore con contratto a
tempo indeterminato, rappresentano un corpo unico ormai diffuso e in
costante crescita che fonda sulla precarietà (o sarebbe meglio dire
…sulla sopravvivenza!!) la propria condizione sociale.
Forsennata flessibilità e
precarizzazione del lavoro, 1400 morti all’anno sul lavoro, tagli
drastici delle pensioni, ragazzi che già a 13/14 anni devono
decidere se andare a scuola o “in produzione”, donne sempre più
allontanate dal mondo del lavoro perché appena diventano madri non
trovano asili nido a costi ragionevoli dove poterli affidare, o
costrette alla cura di familiari non autosufficienti perché non ci
sono strutture pubbliche dignitose per poterli accogliere. I
governi che si sono avvicendati, da 15 anni a questa parte, hanno
messo mano allo stato sociale smantellando tutele e diritti. I
continui condoni contributivi hanno alimentato a dismisura la
cultura dell’illegalità ed il lavoro nero è ormai la regola,
tanto che le poche aziende regolari rischiano di essere buttate
fuori dal mercato per la concorrenza sleale di chi furbescamente
elude o evade costantemente. Organici
da anni volutamente tenuti all’osso, sia per il servizio di
vigilanza ordinaria sia per la vigilanza tecnica nell’intenzione
di non disturbare troppo le imprese, tanto un morto in più o in
meno oramai poco conta. L’aumento
vertiginoso delle controversie di lavoro vede cittadini lavoratori
attendere mesi per la convocazione al
tentativo obbligatorio di conciliazione. Le
continue trasformazioni subite dal nostro Ministero, anche in
relazione ai compiti di sua competenza, ne fanno l’istituzione che
indirizza e gestisce l’intervento occupazionale-previdenziale-assistenziale
sul territorio nazionale e nel contempo è lo stesso ministero che
ha la funzione di far digerire alla società civile quelle che sono
le scelte in materia del mercato del lavoro dettate esclusivamente
dagli interessi della classe dirigente, intese alla distruzione di
uno stato sociale fondato sul lavoro, sulla solidarietà, sulle
garanzie sociali. Il
progetto di smantellamento delle funzioni del Ministero ha inizio
con la dismissione del collocamento pubblico, che, anche se
aspramente criticabile per come spesso veniva gestito,
rappresentava, comunque, una sorta di pur labile garanzia di
trasparenza per i cittadini, soprattutto quando l’avviamento al
lavoro avveniva su richiesta generalmente numerica. Nel
1999 il trasferimento alle province delle competenze in materia di
mercato del lavoro, è stato il primo passo per arrivare, in tempi
brevi, all’introduzione massiccia di collocamenti privati per
gestire nuove forme di caporalato, svendendo le professionalità dei
circa seimila colleghi trasferiti alle province. Che
il Ministero del Lavoro sia il “luogo strategico” nelle
trasformazioni della società civile, lo dimostrano ancor più le
modifiche apportate alla legislazione del lavoro dalla
legge 30/03, legge che penalizza ulteriormente le condizioni
di lavoratori e disoccupati, in continuità con
le regole introdotte con il “PACCHETTO TREU”. A
questo progetto di dismissione delle garanzie del mondo del lavoro
dovrebbe corrispondere un aumento in termini di qualità e quantità
dell’attività di VIGILANZA,
che deve rappresentare, per il Ministero del Lavoro e per gli Enti
istituzionalmente preposti alla tutela dei diritti dei lavoratori,
un serio impegno sia per quanto concerne la sicurezza sui luoghi di
lavoro sia per quanto riguarda l’evasione contributiva.
Una
tale deregolamentazione del mercato del lavoro non poteva che
portare ad un considerevole aumento del contenzioso,
ed i mesi di attesa cui sono costretti i lavoratori pubblici e
privati che si rivolgono presso le DPL per espletare il tentativo
obbligatorio di conciliazione ne sono la prova. Altra
attività di rilievo, oltre alla vigilanza, non può che essere
l’attività di conciliazione. Pertanto,
la nostra proposta sarà indirizzata ad una riqualificazione dei
lavoratori del Ministero ed all’utilizzo degli stessi volto
soprattutto alla riduzione degli infortuni, al recupero
dell’evasione contributiva e alla riduzione dei mesi di attesa per
le controversie di lavoro. LA FINE DEI GIOCHI Percorsi
di riqualificazione
Ci
pare ancora lontano il momento in cui si vedrà conclusa la
riqualificazione prevista dal precedente CCNI. Con
la definizione degli attuali percorsi di riqualificazione,
l’Amministrazione sceglie di potenziare un apparato burocratico di
medio e alto livello utile solo a perpetuare se stessa anche con
operazioni propagandistiche (convegni, trasmissioni televisive,
pubblicazioni, ecc.) trascurando in parte o del tutto, le attività più
concrete e di utilità sociale connesse ai compiti istituzionali del
Ministero del Lavoro. Meno
del 40% del personale appartenente all’area
B avrà usufruito di una riqualificazione;
confermando il disinteresse
per la formazione e l’inquadramento nelle mansioni superiori per
tutti quei lavoratori di profilo medio-basso che da sempre hanno
rappresentato la spina dorsale dell’Amministrazione sia nelle sedi
periferiche che in quella centrale. L’esclusione
di moltissimi lavoratori appartenenti alle posizioni economiche B1 e
B2 dal processo di riqualificazione in B3 per l’assenza di requisiti
non oggettivi (o, se preferite, in presenza di criteri fortemente
discriminatori), è una palese ingiustizia a cui è necessario porre
rimedio.Non è accettabile il ragionamento puramente numerico rispetto
al quale non vi sarebbero posti (disponibili) in organico nella
posizione B3. Tra
l’altro, all’incremento numerico della posizione economica B3,
dovuto al termine del passaggio di 950 unità provenienti da B1 e B2
(incremento vistosamente insufficiente rispetto al numero di quanti
svolgono o hanno svolto mansioni superiori ma che non sono in grado di
dimostrarlo “formalmente”), non
corrisponde alcun progetto di utilizzo dei lavoratori in attività che
non siano sostanzialmente quelle già svolte dagli appartenenti al
profilo economico B3 nel suo complesso. Infatti
i lavoratori appartenenti a tale profilo economico vengono utilizzati
da sempre per le mansioni più disparate. Trattandosi in generale di
personale comunque di media alta scolarizzazione (diplomati i più,
laureati molti!!) hanno assunto ormai da anni
il ruolo di jolly dell’Amministrazione; impegnati spesso
nello svolgimento di mansioni superiori sia nell’Amministrazione
Centrale che in quella Periferica, utili
per tappare i
buchi causati delle
carenze in organico di personale inquadrato nelle posizioni economiche
C1 e C2. Si
potrebbe, pertanto, responsabilmente
prevedere il passaggio nei
profili ispettivi di una
parte consistente di quanti sono o saranno, alla fine della
riqualificazione, inquadrati in B3, cosa tra l’altro assolutamente
necessaria se davvero si volesse, nei
fatti e non solo a parole, potenziare la funzione ispettiva per
combattere con qualche risultato il lavoro nero ed irregolare. Questi
passaggi si auto finanzierebbero abbondantemente con il parziale
recupero dell’attuale evasione contributiva. In
tal modo si libererebbero posti in B3 e ciò permetterebbe il
passaggio in tale profilo dei livelli inferiori esclusi dagli attuali
processi di riqualificazione i quali, altrimenti, saranno destinati in
eterno a restare “al palo” oppure a svolgere mansioni superiori
mai riconosciute. Ad
oggi possiamo tranquillamente ribadire
che un corretto inquadramento lo ha ottenuto, concretamente,
soltanto il … 20% dei dipendenti. Ordinamento
professionale
A seguito della nostra
esplicita richiesta del 25 marzo, si è costituita la Commissione
per la revisione dell’ordinamento professionale dei Ministeri,
commissione prevista dall’art. 9 dell’ultimo CCNL e che ha il
compito di trovare soluzioni idonee a sbloccare i passaggi di livello
nelle amministrazioni del comparto, passaggi di livello che si
trascinano ormai in un caos difficilmente districabile a causa di un
ordinamento professionale ed un sistema di classificazione del tutto
inadeguato a soddisfare le legittime aspettative ed esigenze del
personale del comparto. La
commissione si è riunita per la prima volta il 15 aprile
calendarizzando una serie di riunioni con cadenza settimanale. La
concomitanza dei lavori della commissione con la trattativa per il
rinnovo del biennio economico deve essere occasione per trovare soluzioni
adeguate al finanziamento dei passaggi di livello, finanziamento
che non può e non deve ricadere interamente sul Fondo Unico di
Amministrazione, cioè a carico di risorse che sono già dei
lavoratori, garantendo magari i passaggi solo per pochi con i soldi di
tutti, mentre qualsiasi riforma a “costo zero” renderebbe nei
fatti inefficace ed inesigibile qualsiasi nuovo ordinamento
professionale. Nelle
prime riunioni della commissione abbiamo già proposto un’unica
area di inquadramento professionale che consenta la progressione
di carriera agganciandola all’esperienza professionale,
evidenziando l’incongruenza delle tre aree in relazione alle
trasformazioni nell’organizzazione del lavoro e facendo emergere
come queste, in concreto, diventano “barriere” insormontabili per
i passaggi di livello. La
nostra proposta prevede inoltre il superamento dell’attuale
frammentazione economica (in contrasto con l’art. 36 della
Costituzione e con il codice civile), frammentazione che porta ad
ingiustificate differenziazioni economiche per lo svolgimento delle
medesime mansioni. Già
nella precedente piattaforma del contratto integrativo rappresentavamo
la necessità e l’urgenza di ridurre a due le aree per evitare
l’eccessiva frammentazione delle specifiche professionali e delle
posizioni economiche. Inoltre,
in considerazione soprattutto dell’introduzione di nuove tecnologie
e delle trasformazioni delle modalità lavorative, richiedevamo
l’eliminazione dei profili professionali dell’area A e della
posizione economica B1. Oggi
possiamo dire che l’area A, grazie anche al nostro impegno, sarà
sostanzialmente svuotata. Lo stesso risultato dovremo raggiungerlo per
quanto riguarda i lavoratori attualmente inquadrati nella posizione
economica B1 che alla fine degli attuali percorsi non passeranno
alla posizione economica B2.
Indipendentemente
dalle percentuali dei lavoratori riqualificati, riteniamo che esistono
oggi, grazie ad una diffusa presa di coscienza dei lavoratori della
nostra Amministrazione, tutte le condizioni per proseguire nei
percorsi di riqualificazione con il prossimo contratto integrativo
coinvolgendo tutti quei colleghi esclusi in questa prima fase e
rimuovendo quelle storture previste dal contratto integrativo
precedente.
Ciò
sarà possibile soprattutto se riusciremo a coinvolgere con le nostre
proposte tutti i lavoratori del Ministero in modo da indurre
il Ministro Maroni, che enuncia
l’impegno per “l’emersione del sommerso”, a prevedere
realmente un potenziamento dell’attività di vigilanza,
visto l’elevato numero di aziende presenti sul territorio rispetto
al personale ispettivo. In
questo percorso dovranno essere coinvolti i lavoratori appartenenti
all’area B. Allo
stesso modo dovranno essere coinvolti altri lavoratori dell’area B
per essere impiegati, inquadrati nel corretto profilo professionale ed
economico, nell’attività di conciliazione per ridurre i tempi di
attesa dei lavoratori pubblici e privati che si rivolgono presso i
nostri uffici. Anche
i lavoratori della Sede Centrale appartenenti all’area B dovranno
essere coinvolti nei percorsi di riqualificazione da collocare nella
posizione economica C1 recuperando almeno quei 570 posti spariti
durante la tornata contrattuale precedente e che comunque non sono affatto sufficienti per lo svolgimento delle funzioni appena
descritte. PROPOSTE
In attesa delle
eventuali conclusioni della commissione per la revisione
dell’ordinamento professionale, tenendo conto quindi dell’attuale
sistema classificatorio, riteniamo necessario lanciare alcune proposte
per la discussione con e tra i lavoratori. Area
della vigilanza: Riteniamo
vada assolutamente ribadita l’unicità della funzione ispettiva
attraverso la costituzione di un'unica figura professionale di
Ispettore del Lavoro senza l’attuale suddivisione in posizioni
economiche diverse tra C2, C1 e B3 (gli addetti alla vigilanza non in
possesso del titolo di studio “appropriato” e che alla fine dei
percorsi si ritroveranno in B3 pur svolgendo da decenni la funzione
ispettiva); la
“promessa” della prossima emanazione del bando di concorso
pubblico per l’assunzione di 870 ispettori del lavoro, prevista a
seguito delle pressioni esercitate anche e soprattutto dalla nostra
organizzazione sindacale nel corso degli anni passati, risulta
comunque insufficiente a
fronte delle centinaia di migliaia di aziende presenti nel Paese; il
prossimo contratto integrativo dovrà prevedere il passaggio alla
posizione economica C2, alla fine del quadriennio contrattuale,
degli ex assistenti ispettorato del lavoro (addetti alla
vigilanza) per i quali oggi è previsto il passaggio alla posizione
economica C1. il
passaggio immediato con corso di riqualificazione di almeno 1000
unità di lavoratori appartenenti
all’Area B verso l’area ispettiva nelle funzioni di
accertatore del lavoro posizione C1; E’
doveroso, inoltre, che l’Amministrazione superi l’attuale
situazione di pericolosa omertà e preveda finalmente
l’utilizzazione di tutto il personale ispettivo
esclusivamente nella propria funzione, recuperando così alcune
centinaia di ispettori del lavoro sul territorio nazionale. L’attività
di vigilanza sulle società cooperative, di competenza del
Ministero delle attività produttive ma svolta dal personale della
nostra amministrazione, deve tornare coerentemente tra i compiti del
Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ed il personale deve
essere inquadrato nella corrispondente area professionale e nella
corretta posizione economica. Area
amministrativa: Riteniamo
doveroso il recupero di
quei 570 posti di collaboratore amministrativo già previsti dal
precedente Contratto Integrativo, dotazione comunque insufficiente a
far fronte principalmente alle esigenze degli Uffici Periferici.
Infatti, oltre i 570 posti già previsti, riteniamo che sia
indispensabile prevedere il passaggio di almeno altrettanti lavoratori
nel profilo professionale di Collaboratore Amm.vo C1 per lo
svolgimento dell’attività
di conciliazione e di contenzioso con le aziende, attività, tra
l’altro, usualmente svolta anche da Ispettori del Lavoro che in tal
modo vengono colpevolmente distolti dalla loro funzione; il
passaggio di tutti
i lavoratori attualmente inquadrati nella posizione economica B1
alla posizione superiore, analogamente a quanto avverrà per
l’area A, di fatto pressoché svuotata al termine degli attuali
percorsi di riqualificazione. I
lavoratori appartenenti alla posizione economica B2, per la
stragrande maggioranza in servizio da più di un quarto di secolo,
risultano quelli più penalizzati dagli attuali percorsi di
riqualificazione, in considerazione sia dell’esiguo numero di
personale riqualificato sia per i criteri utilizzati ai fini della
valutazione del punteggio (mansioni superiori non riconosciute perché
non “formalmente conferite”, valutazione di corsi di formazione a
cui non è concesso alla totalità dei lavoratori accedere etc.). Essi
hanno acquisito esperienza e professionalità tale da non porre alcun
dubbio in merito alle capacità di svolgere le mansioni relative alla
posizione B3, pertanto, il prossimo contratto integrativo, dovrà
prevedere il passaggio di tutti i lavoratori appartenenti alla
posizione economica B2 nella successiva posizione economica B3. Area
informatica: Il
vecchio contratto integrativa ravvisava la necessità di una giusta
collocazione del personale informatico interno che opera presso il
Ministero del Lavoro. Nei fatti, ad oggi, questo personale non ha
avuto alcuna corretta collocazione professionale ed economica. Intanto
l’amministrazione, mentre “racconta”, nelle sue varie relazioni
annuali all’Aipa (Autorità per l’informatica nella Pubblica
Amministrazione, ora CNIPA) che i processi di informatizzazione del
Ministero proseguono grazie alla presenza di 250 addetti ICT (esperti
in tecnologie della comunicazione e dell’informazione !!) ma che si
vede costretta al ricorso a contratti con privati vista l’assenza di
… personale informatico regolarmente inquadrato, insiste in una
dissennata politica di “privatizzazione” dei sistemi informativi,
senza alcun risultato concreto ma con un pesante dissanguamento
finanziario a carico della collettività.
Riteniamo
che il prossimo contratto integrativo debba prevedere un ridimensionamento
dei processi di esternalizzazione “selvaggia” in atto ed una
corretta valorizzazione del personale informatico interno sia
attraverso un loro reale coinvolgimento nell’attività progettuale
sia attraverso il passaggio alla posizione economica superiore per il
personale per il quale è oggi previsto il passaggio a B3 e C1 ed il
corretto inquadramento per il personale escluso dall’attuale
riqualificazione. Criteri
ai fini della valutazione dei punteggi relativi ai percorsi di
riqualificazione: Premesso
che i criteri
stabiliti dagli accordi sottoscritti tra Amministrazione e sindacati
firmatari nel precedente Contratto Integrativo, come abbiamo più
volte denunciato, hanno dato luogo a valutazioni altamente
discriminanti e lesive dei diritti dei lavoratori coinvolti nei
processi di riqualificazione e nell’assoluta
certezza che la riproposizione di tali criteri possa costituire un
ulteriore danno ai colleghi tutti proponiamo che: la
valutazione dei corsi professionali venga totalmente abolita in quanto
la formazione professionale negli anni passati è stata appannaggio di
pochi e negata ai più; il
titolo di studio sia valutato nell’ambito dell’area in cui esso
sia realmente richiesto, esempio:
titolo di laurea nell’ambito dei passaggi interni all’area C,
titolo del diploma di scuola media superiore
nell’ambito dei passaggi interni all’area B per le
posizioni economiche B1 e B2. Salario
accessorio - FUA
Sosteniamo,
da anni, l’insorgere di una vera e propria questione salariale,
dovuta all’applicazione dell’accordo di luglio ’93 sulla
politica dei redditi, sottoscritto da CGIL, CISL e UIL, e
dall’eliminazione della scala mobile, avvenuta sempre con la
complicità di cigiellecislleuil, che costituiva comunque, seppure in
maniera imperfetta, un meccanismo di tutela del potere d’acquisto
dei salari. Si
è ormai giunti alla cancellazione della contrattazione per veri
aumenti contrattuali ed assistiamo ad un rituale in cui il Governo
stabilisce per decreto l’inflazione programmata e stanzia
finanziamenti comunque inferiori alla stessa inflazione
“programmata”, comprendendo in questi stanziamenti sia gli aumenti
stipendiali sia il Fondo per la “produttività”. Il
Fondo Unico di Amministrazione è quindi parte del complessivo reddito
dei lavoratori e deve essere utilizzato per recuperare almeno parte
della perdita del potere d’acquisto dei salari. Abbiamo
presentato all’amministrazione migliaia di firme di lavoratori che
sostenevano la nostra proposta di distribuzione di una parte congrua
del FUA a tutti i lavoratori, come una sorta di 14a
mensilità,
trovando il muro soprattutto delle altre organizzazioni sindacali. L’ultimo
accordo sul Fondo Unico di Amministrazione, che prevede la gestione da
parte delle RSU e dell’Amministrazione del totale importo assegnato,
rappresenta una falsa
e fuorviante applicazione della democrazia,
ipotizzando l’assegnazione di un giusto ruolo alle RSU. Di
fatto non è così ! Con
questi criteri, una sorta di rottura
del principio di tutela unica per tutti del contratto nazionale,
si determina la possibilità ed il rischio che, dove
non sia presente una RSU realmente indipendente dall’Amministrazione
ed una attiva e combattiva coscienza sindacale,
l’assegnazione dell’importo del FUA avvenga con criteri
discrezionali e pseudomeritocratici, in una sorta di riedizione del
famigerato “fondino”, mentre dovrebbe essere distribuito a tutti i
lavoratori per recuperare
quantomeno una parte della perdita del potere di acquisto dei salari
che ormai tutti, a parole, giornalmente richiamano. L’idea
che il FUA vada a finanziare i “progetti” dei singoli uffici
diventa addirittura esilarante per chi conosce un po’ l’attività
stessa degli uffici. Se
l’Amministrazione ha necessità di progetti innovativi per
modificare la propria macchina organizzativa, ne reperisca i relativi
stanziamenti economici,
senza che questi vengano finanziati con i soldi dei lavoratori. L’obiettivo
primario della
nostra organizzazione rimane l’istituzione della 14a mensilità,
presente nella piattaforma per il rinnovo del biennio economico. Premesso
che una parte cospicua del Fondo verrà utilizzata per il
finanziamento dei percorsi di riqualificazione, molti dei quali sono
ancora da definire e delle posizioni super anch’esse da definire,
dobbiamo garantire una parte fissa dello stesso fondo a tutti i
lavoratori del Ministero attraverso un “assegno di fine
esercizio” da corrispondere annualmente, scongiurando così
l’ipotesi, non tanto remota in presenza di criteri
pseudomeritocratici o legati chissà a quale tipo di produttività,
che lavoratori non coinvolti nei percorsi di riqualificazione siano
penalizzati anche sotto l’aspetto economico. Relazioni
sindacali
Le
relazioni sindacali sono pessime in molte Direzioni Provinciali del
Lavoro. Ciò
è dovuto soprattutto a quel retaggio culturale obsoleto, di dirigenti
la cui mentalità è rimasta incline ad imporre il proprio volere
senza alcun confronto, che si possa definire tale, con i
rappresentanti dei lavoratori, considerando la gestione della cosa
pubblica come “cosa loro”. Tanti dirigenti si improvvisano
“tutori dei diritti” dei lavoratori radunandoli,
addirittura in assemblea,
o rivolgendosi a mezzo comunicato direttamente ai lavoratori. Dirigenti
che sanno di non essere puniti, in caso di abusi sui dipendenti, e
pertanto si permettono di vessarli e, all’occorrenza, se qualcuno si
ribella, intervengono con vendette trasversali (spostamenti
arbitrari), sanzioni disciplinari, anche pesanti, che spesso si
traducono anche in un esborso economico per il dipendente. Pertanto,
occorre ripristinare corrette relazioni sindacali laddove mancano ed
è necessario prevedere un codice di comportamento anche per i
dirigenti.
In tal modo anch’essi si sentiranno comuni mortali obbligati a
comportamenti civili. La
contrattazione integrativa di amministrazione, essendo anche essa contrattazione
decentrata, dovrà prevedere l’elezione per la costituzione
di un’apposita RSU che partecipi alla contrattazione
integrativa. Inoltre,
ritieniamo che debba essere applicato l’istituto del referendum
per l’accettazione da parte dei lavoratori degli accordi nazionali
sottoscritti dalle OO.SS. Orario
di lavoro
L’accordo
nazionale tutt’ora vigente ottenuto anche grazie al nostro
contributo sembra essere se non il migliore in assoluto sotto
l’aspetto della salvaguardia degli interessi dei lavoratori, un buon
accordo a livello generale. E’
da verificare, prendendo a campione qualche Direzione Provinciale e
qualche ufficio della sede centrale come questo di fatto è stato
recepito, come viene applicato, e se si rendono necessari degli
aggiustamenti. Formazione
Rappresenta
la nota dolente della nostra amministrazione, considerato che finora i
corsi previsti hanno interessato quasi esclusivamente i lavoratori appartenenti all’area C. La
formazione dovrà rappresentare un percorso che permetta un
aggiornamento continuo e costante che accompagni lo sviluppo
professionale e culturale del personale, coinvolgendo tutti i
lavoratori nel processo formativo. Bisogna
togliere ai dirigenti qualsiasi potere discrezionale per
l’individuazione dei partecipanti ai corsi, stabilendo con le OO.SS
criteri oggettivi e trasparenti. Precariato
Durante
la discussione sul contratto integrativo precedente (tutt’ora
vigente) richiedevamo la stabilizzazione del rapporto di lavoro degli
LSU che l’Amministrazione non ha ritenuto di mantenere in servizio
dopo anni di sfruttamento in normali mansioni d’ufficio per
sopperire alle carenze d’organico, trasferendoli ad Enti del
parastato. Si
trattava di lavoratori assunti per le loro caratteristiche sociali
legate alla mobilità, alla disoccupazione, a situazioni di disagio
del nucleo familiare e altro, scaturiti comunque da liste oggettive e
pubbliche. Oggi
all’interno del Ministero del Lavoro esistono diverse figure di
lavoratori precari, lavoratori esterni che gestiscono servizi (numero
verde, gestione di settori dell’informatica, ecc).
La
situazione più curiosa, che abbiamo già avuto modo di denunciare, è
la presenza di lavoratori a termine assunti tramite agenzie interinali
e guarda caso, quasi tutti questi lavoratori “precari” sono figli
e nipoti di dirigenti e funzionari del Ministero del lavoro. Non c’è
più bisogno di fare le farse con i concorsi, ora i figli e i nipoti
vengono assunti direttamente, appena maggiorenni, mentre disoccupati
di lunga durata, persone disagiate, rimangono al palo. In
questi giorni, l’amministrazione ha assunto 30 “mediatori
culturali”, contratto co.co.co. durata 9 mesi, spesa 1.500.000 €
per fornire informazioni ai lavoratori immigrati, preparare
opuscoli informativi ed allestire uno stand nelle manifestazioni
fieristiche nazionali per pubblicizzare … il contratto stesso. E’
necessaria, allora, una ricognizione di quelle che sono le figure di
lavoratori “atipici” presenti nel ministero oltre ai dipendenti,
per verificarne la congruità sia delle funzioni che dei contratti,
per evitare che anche il Ministero del “Welfare” diventi luogo di
precarietà, nella consapevolezza che la presenza di personale
precario e senza diritti rende tutti più precari. Roma, 3 giugno 2004 |
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