RdB Pubblico Impiego - Lavoro e Previdenza Sociale

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PROPOSTE SUL NUOVO CONTRATTO INTEGRATIVO

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Anche se l’Amministrazione, mentre scriviamo, non ci ha ancora fornito le nuove piante organiche del Ministero del lavoro, possiamo ugualmente fare le nostre proposte in merito al prossimo contratto integrativo partendo da alcune semplici considerazioni.

La prima considerazione riguarda la necessità, sulla quale sembrano essere tutti d’accordo, di combattere efficacemente il lavoro nero e gli infortuni.

Per intervenire immediatamente su quella che nel nostro paese è, a detta di tutti, più che una emergenza, una vera e propria calamità sociale, occorre innanzitutto incrementare l’organico ispettivo oggi scandalosamente insufficiente. La nostra proposta è dunque la seguente: 

-) assumere dall’esterno i mille ispettori previsti dalla legge finanziaria del 2000.

-) prevedere il pieno utilizzo nella funzione ispettiva degli attuali addetti alla vigilanza ed il loro immediato passaggio a C2 esclusivamente per coloro i quali hanno svolto e svolgono la funzione ispettiva, indipendentemente dal titolo di studio da essi posseduto, poiché è la funzione ispettiva ad essere  attualmente collocata nella posizione economica C2. Il primo passo per andare verso questa soluzione sarà il tavolo tecnico proposto dalla RdB nella riunione del 13 ottobre scorso che è stato accettato dalle altre OO.SS. (la cisl era assente) e dall’Amministrazione. Questo permetterebbe di incrementare l’organico ispettivo di circa cinquecento unità già esperte a cui però oggi l’Amministrazione non dà la possibilità di effettuare un intervento omogeneo e completo sull’intero territorio nazionale. E’ inoltre inaccettabile che da una parte si sottolinei la necessità di andare verso la figura dell’Ispettore Unico e dall’altra si pensi di mantenere gli addetti alla vigilanza due livelli al di sotto degli ispettori.

N.B. Informiamo gli addetti alla vigilanza che proprio oggi, durante l’incontro con il capo di gabinetto Dott.ssa Pria alla quale era presente anche il Dott. Monticelli Responsabile dell’Ufficio legislativo ci è stato comunicato che giorno 2 novembre scorso il Ministero di Giustizia ha risposto positivamente al quesito trasmesso dalla nostra Amministrazione in merito all’attribuzione della qualifica di Ufficiale di Polizia Giudiziaria dopo le centinaia di richieste inoltrate dagli addetti alla vigilanza dietro indicazione della nostra Organizzazione Sindacale.

-) prevedere la formazione ed il passaggio a C1 di almeno un migliaio degli attuali assistenti amministrativi B3 da utilizzare quanto prima nella funzione di vigilanza. Anche per loro dovrà essere garantito il successivo passaggio in C2

solo se effettivamente impegnati a svolgere tale funzione. Mai più dovrà ripetersi lo scandalo di coloro che, pur avendo ottenuto il passaggio a C2, non esercitano la funzione di ispettori del lavoro grazie alla complicità di alcune sigle sindacali e dell’Amministrazione.

Ovviamente le somme di denaro recuperate all’erario per il maggior numero di controlli che in tal modo si effettuerebbero, andrebbero in breve ad ammortizzare il costo di tali passaggi. Pertanto la tiritera del “non ci sono i soldi” per i passaggi suonerebbe come la non volontà di potenziare il servizio ispettivo, ben la di là di quanto invece viene dichiarato.

La seconda considerazione riguarda la necessità di cambiare i criteri individuati dal contratto integrativo del 2001 per la riqualificazione del personale che si sono rivelati, come avevamo ampiamente previsto, assolutamente iniqui.

Riteniamo quindi che sia doveroso rivedere tutto l’impianto di accesso per l’inquadramento a livello superiore:

-) valorizzando elementi oggettivi di valutazione quali l’anzianità di servizio e le mansioni effettivamente svolte da sempre e non soltanto dal 1993 poiché con questo metodo i sindacati firmatari del contratto integrativo e l’Amministrazione hanno penalizzato scientificamente e volutamente i quinti livelli entrati nel 1978-79-80 attraverso le liste dell’Ufficio di Collocamento;

-) cancellando il criterio della partecipazione ai corsi di formazione in quanto fortemente  discriminatorio, clientelare e lesivo del diritto alle pari opportunità  non essendovi mai stato eguale e potenziale accesso ai corsi per tutti i lavoratori.

Infatti soltanto ad una minima parte dell’organico del Ministero (quasi esclusivamente dell’area C) è stata data la possibilità di frequentare corsi di formazione.

-) assegnando al titolo di studio un giusto peso in considerazione del percorso di riqualificazione interessato.

Inoltre, non dovranno più essere istituiti corsi di riqualificazione in un’unica sede, con enorme dispendio di denaro pubblico e forti disagi per i partecipanti, come è accaduto a Fiuggi. 

Coadiutori ed operatori amministrativi

Tutti i coadiutori e gli operatori amministrativi B1 e B2 devono essere inquadrati nel profilo direttamente superiore entro il 2005 considerato che dalla loro assunzione essi hanno svolto mansioni superiori. Da sempre essi hanno messo a disposizione dell’Amministrazione l’esperienza e la professionalità acquisita nel corso degli anni e, comunque, sono stati eliminati dalle graduatorie e dal corso di riqualificazione a causa dei criteri superselettivi di cui abbiamo sopra accennato.              

Assistenti amministrativi

Ricordando che nella palude degli accordi del precedente integrativo è miseramente affondato il corso - concorso che prevedeva il passaggio nella posizione C1 di 570 lavoratori inquadrati in B3, è necessario bandire un percorso di riqualificazione che permetta il passaggio del maggior numero di B3 (assistenti amministrativi) nella posizione C1 (collaboratore amministrativo), al fine soprattutto di rafforzare il contingente di personale che, sia nelle sedi periferiche sia in quella centrale, si occupi di contenzioso e conciliazione.

Il numero di lavoratori relativo al contingente di questo percorso dovrà essere oggetto di confronto nelle fasi del prossimo integrativo, ma il totale dei lavoratori coinvolti, sommato al totale dei lavoratori B3 indirizzati verso il corso di riqualificazione per addetti alla vigilanza, non dovrà essere inferiore ai lavoratori che attualmente rivestono la qualifica di B3 e B3Super (circa 2000) i quali  non hanno usufruito di alcun percorso di riqualificazione nel precedente integrativo. A questo punto ci sembra doveroso fare una considerazione di carattere generale sull’entusiasmo, a dir poco inopportuno, manifestato da parecchi colleghi che si sono visti sventolare sotto il naso migliaia di posizioni Super da parte di alcune organizzazioni sindacali. Ora, a parte il fatto che la Super rimane una mera progressione economica e nulla ha a che vedere con un corretto inquadramento, l’attribuzione di tale posizione potrebbe rappresentare una vera trappola per i lavoratori.

Infatti CGIL, CISL, UIL, UGL non informano il personale del Ministero sul “piattino” che stanno preparando ai dipendenti del Comparto Ministeri sull’ordinamento professionale, di concerto con il Governo, durante gli incontri estivi all’Aran ripresi dopo le ferie agostane. In breve si tratta di un nuovo ordinamento professionale che andrà a modificare l’assetto all’interno delle aree, ampliando a dismisura le posizioni economiche all’interno della stessa area professionale. 

Cosa significa?

Che, per esempio, non esisterà più l’Area B con all’interno B1, B2, B3 e B3 Super, bensì esisterà un’Area B “ dilatata” con al suo interno B1, B2, B3, B3 Super, B4, B5 e B5 Super. Ovviamente ci sarà l’obbligo per tutti di svolgere tutte le mansioni con una cospicua differenza stipendiale, per esempio tra B1 e B5 che svolgono la stessa mansione, ed i passaggi di qualifica saranno determinati non già dall’anzianità di servizio o dalla professionalità acquisita ma dalla discrezionalità del dirigente di turno che redigerà, ogni tot numero di anni e per ciascun sottoposto, le note caratteristiche di merito: insomma una riedizione delle vecchie note di qualifica, con quel che ne consegue!

A questo si aggiunge l’aggravante della futura preclusione di ogni passaggio nell’Area successiva “C” se non in possesso di diploma di laurea.

Inutile spiegare che se tutto ciò si realizzasse (sono previsti tempi stretti), l’acquisizione della posizione economica B3 Super in luogo del corretto inquadramento nell’area C - posizione C1 -, rappresenterebbe l’insabbiamento definitivo per tutti quei colleghi attualmente inquadrati in B3 in un’Area da cui non avrebbero mai più l’opportunità di uscire! Per non parlare, poi, dell’effetto non secondario che porterebbe all’impossibilità di rivendicare, a livello sindacale e vertenziale, l’attribuzione di mansioni superiori per tutti quelli che da anni regolarmente le svolgono, senza speranza di un riconoscimento alcuno.

Alla luce di ciò si rende ancora più necessario sostenere, anche attraverso il voto, la nostra proposta di bandire un percorso di riqualificazione per il passaggio del maggior numero di B3 in C1, come sopra abbiamo esposto, tanto più che tra gli impegni prioritari per l’Amministrazione dovrebbe esservi quello di potenziare le attività di vigilanza e di conciliazione.

 Collaboratori Amministrativi

La totalità dell’attuale esiguo numero (meno di 50) di colleghi esclusi dal precedente corso di riqualificazione deve essere compreso entro il 2005 nel contingente C2 amministrativo e non già acquisire semplicemente la posizione C1 Super, contentino abbastanza avvilente per chi possiede decine d’anni di servizio ed esperienza acquisita sul campo.                                    

Area Informatica 

Il vecchio contratto integrativo ravvisava la necessità di una giusta collocazione del personale informatico interno. Nei fatti, ad oggi, questo personale non ha avuto alcuna collocazione professionale ed economica. Intanto l’Amministrazione “racconta” nelle sue varie relazioni all’AIPA (Autorità per l’informatica nella P.A., ora CNIPA) che i processi di informatizzazione del Ministero proseguono grazie all’esperienza di 250 ICT (esperti in tecnologie della comunicazione e della informazione) ma che si vede costretta al ricorso a contratti con privati, vista l’assenza di…. …personale informatico regolarmente inquadrato! Sembrerebbe una barzelletta se non fosse una cosa molto seria che molto ha a che vedere con i processi di smantellamento della Pubblica Amministrazione e

con gli sprechi di pubblico denaro. Il Ministero infatti insiste in una dissennata politica di “privatizzazione dei sistemi informativi, senza alcun risultato concreto ma con un pesante dissanguamento finanziario a carico della collettività.

Eppure è sotto gli occhi di tutti come gli unici “programmi” utilizzabili e funzionanti, oltre che funzionali, siano stati rilasciati dal personale interno e come sia lo stesso personale interno a garantire, in particolar modo negli uffici territoriali, un minimo di funzionalità al sistema.

Riteniamo che il prossimo integrativo debba prevedere un ridimensionamento dei processi di esternalizzazione “selvaggia” in atto ed una corretta valorizzazione nell’attività progettuale attraverso il passaggio a B3 e C1 ed il corretto inquadramento del personale escluso dalla riqualificazione. Inoltre occorre prevedere la copertura del profilo di Coordinatore Informatico che, seppur previsto dal Contratto Integrativo, non è stato ancora definito. 

Coordinatori Amministrativi, Ispettore del Lavoro Coordinatore,

Coordinatore Socio- Statistico- Economico, C3.

Nell’ottica di un sostanzioso rafforzamento dell’attività ispettiva attuato attraverso il potenziamento del numero degli ispettori del lavoro, deve anche essere previsto un aumento proporzionale dei Coordinatori dell’Ispettorato del lavoro con un percorso rivolto a quegli ispettori del lavoro che, soltanto in virtù della effettiva attività ispettiva svolta, possano indirizzare e coordinare i nuovi ispettori del lavoro. L’introduzione del profilo di Coordinatore socio - statistico – economico attuato con il contratto integrativo, risulta aver svilito le competenze prima attribuite ai singoli profili professionali (Direttore statistico, Sociologo e Psicologo) ed aver creato un profilo ibrido non coerente con la formazione scolastica e professionale di coloro che sono confluiti in questa Area.

Riteniamo dunque che sia necessario il ripristino delle qualifiche precedenti al contratto integrativo, con l’obiettivo dell’assegnazione dei funzionari a mansioni adeguate alla loro formazione.

Ciò consentirebbe un salto qualitativo nel lavoro sia per l’Amministrazione sia per i lavoratori, i quali potrebbero finalmente svolgere le competenze per le quali sono stati assunti, con sicuri vantaggi per i cittadini. Nel contratto integrativo precedente era prevista la riqualificazione per 26 Coordinatori socio – statistico – economici, percorso poi dissoltosi senza alcuna spiegazione. Ne chiediamo, quindi, l’immediata riattivazione, con profili separati, per un numero che dovrà essere necessariamente implementato e con criteri che rispettino la formazione universitaria di assunzione.

Va da sé che il nuovo contratto integrativo sarà un banco di prova per capire se davvero a questa Amministrazione stanno a cuore le politiche sociali (volontariato, famiglia, tossicodipendenze, presidi socio-assistenziali ecc.).

Per quanto riguarda il profilo professionale di Coordinatore Amministrativo, il corso di riqualificazione, attualmente in itinere per 138 posti, risulta del tutto insufficiente all’aumentato organico di C2 successivo alla riqualificazione di 440 posizioni. Si rende quindi necessario prevedere un nuovo percorso di riqualificazione che tenga in debito conto quanto previsto dal testo del decreto legge 29 dicembre 2003, n.356 che definisce mediante accordi tra l’ARAN e le OO.SS il passaggio alla posizione C3 dei funzionari assunti alla data del 31 dicembre 1990, stabilendone ampia copertura economica per gli anni 2004 – 2005.

Alcune brevi riflessioni……

Negli ultimi anni siamo stati tutti tempestati da allarmismi, spesso sfociati in scenari catastrofici, riguardo il prossimo futuro del nostro paese, a causa del debito pubblico destinato, secondo molti economisti di ideologia liberista, a rappresentare entro il 2050 più del 200% del prodotto interno lordo. Tali previsioni hanno avuto come effetto quello di convincere l’opinione pubblica della necessità di riforme dolorose ma inevitabili ed hanno permesso, senza trovare grossi ostacoli, la privatizzazione di imprese pubbliche spesso apprezzare ed in buona salute, di fare accettare ai cittadini e ai dipendenti la chiusura definitiva di molti uffici postali e stazioni ferroviarie, di rimettere in discussione la gratuità delle spese mediche e dell’istruzione, di trasformare la funzione pubblica in un arcipelago di operatori in concorrenza tra loro e costantemente minacciati. 

Potremmo fare moltissimi esempi a partire, per esempio, dalla macroscopica diversità di trattamento dei lavoratori precari ma ci limitiamo ad uno solo poiché a noi molto vicino e, a nostro giudizio, abbastanza significativo per la comprensione del meccanismo mediante cui avviene, senza colpo ferire o quasi, la dismissione della “cosa pubblica”: i seimila e più dipendenti degli ex uffici di collocamento trasferiti nei “centri per l’impiego” delle Province, devono fare ogni giorno i conti con la concorrenzialità delle migliaia di agenzie private, di intermediazione, di somministrazione, interinali ecc. mentre i centri per l’impiego rischiano di diventare sempre più o scatole vuote o, peggio, luoghi di propaganda e di clientele per i politici locali, soprattutto in prossimità delle scadenze elettorali amministrative.

Poiché nulla di fatto si fa per valorizzarne il ruolo pubblico, appare lecita la domanda: quanto potranno durare? Ancora oggi i nostri ex colleghi percepiscono, a mo’ di risarcimento per la loro cacciata dallo Stato, una indennità di amministrazione erogata dal Ministero del Lavoro che non viene naturalmente percepita dai lavoratori della Provincia. La differenza retributiva tra lavoratori che svolgono all’interno dei “centri per l’impiego” identiche mansioni, ha prodotto non poche divisioni e contrasti negli uffici alimentando un clima di costante tensione tra subalterni.

Ciò risulta utilissimo al fine di indebolire o impedire del tutto la necessaria risposta unitaria di fronte alla minacciosa prospettiva, incombente su tutti, della trasformazione dei centri per l’impiego in società per azioni: in tal caso cosa ne sarebbe dei circa 6500 nostri ex colleghi dei vecchi collocamenti, approdati agli Enti Locali per ultimi?

Come qualcuno ha scritto usando una immagine molto efficace, il processo di dismissione della pubblica amministrazione è avvenuto e avviene in modo molto semplice: è stato sufficiente creare un “corridoio di riforme” all’interno del quale una porta si chiude non appena è stata oltrepassata per arrivare ad un’altra che si apre via via che ci si avvicina. Poi non si ha più “benzina” per tornare indietro e così si è costretti ad andare avanti, sempre.

La fatalità del “non ci sono alternative” e la tattica della “terra bruciata” sono armi straordinarie per permettere il grande salto nel passato, quando i lavoratori non avevano diritti e per loro non esisteva alcuna protezione, a cominciare dalla copertura previdenziale, e potevano essere licenziati in qualsiasi momento.

Ma il grande salto nel passato è anche il risultato di una serie di tappe intermedie in cui avvengono le trasformazioni culturali necessarie affinché possa penetrare nella società la percezione dell’impossibilità di andare in un’altra direzione opposta a quella indicata dal pensiero dominante.

Se, sempre restando ad esempi a noi vicini, i direttori delle D.P.L. ed i dirigenti dei servizi ispettivi “suggeriscono” o comunque permettono per anni ai loro ispettori di limitare l’attività di vigilanza circoscrivendo i controlli in azienda al minimo indispensabile e privilegiando la funzione di consulenza, essi in questo modo hanno di fatto collaborato attivamente a preparare il terreno di coltura ideale all’attecchimento, in seguito, di una riforma come l’attuale che, oltre a rendere ancor più precario il lavoro, cancella reati penali come l’interposizione di manodopera; riduce le sanzioni pecuniarie a cifre irrisorie condonando di fatto gli illeciti amministrativi (tutti i datori di lavoro saranno tentati al non rispetto delle norme ben sapendo di potersela cavare a buon mercato nella rara eventualità d’ essere “pizzicati”); trasforma gli ispettori in consulenti delle imprese ecc… Insomma, le leggi liberiste passano senza trovare nella società la resistenza che dovrebbero perché in effetti sono già “nelle cose”.

Ma queste politiche, negli ultimi anni, hanno incominciato a registrare una forte crisi di consenso da parte delle masse popolari soprattutto a causa del loro progressivo impoverimento e, se ancor oggi esse imperversano azzerando diritti e conquiste (vedi per esempio la cancellazione “sperimentale” per tre anni dell’articolo 18 della legge 300 anche nelle aziende al di sopra dei 15 dipendenti), appaiono però come il gigante coi piedi d’argilla.

E quando i lavoratori ed i cittadini cominciano ad opporsi in modo organizzato come alla Fiat di Melfi o a Scansano, la musica cambia!

Noi siamo convinti che da queste politiche si possa uscire ma occorrono mobilitazioni partecipate ed anche l’impegno individuale di ciascuno di noi a non dare credito a chi sostiene l’inevitabile necessità di tagliare la spesa pubblica, a cominciare dalle retribuzioni e dalle pensioni dei lavoratori dipendenti, per ridurre l’indebitamento del paese e stare dentro i parametri fissati dal patto di stabilità.

Siamo anche arciconvinti che il lavoratore del pubblico impiego non rappresenti per il cittadino contribuente un onere, come vogliono farci credere, bensì un infermiere che lo cura, un pompiere che lo soccorre, un insegnante che educa i suoi figli, un ispettore del lavoro che lo protegge dall’arbitrio dell’imprenditore, e così via.

Consapevoli di ciò e che le risorse economiche per contenere il deficit si possono e debbono trovare senza massacrare ulteriormente i lavoratori pubblici e tagliare i servizi ai cittadini, per esempio attraverso l’aumento dell’aliquota fiscale per i ricchi, la lotta alla massiccia evasione fiscale e contributiva, tassando l’export di armi (soprattutto per disincentivarlo) e le transazioni valutarie, combattendo i veri sprechi ed inefficienze nella P.A.(come il ricorso dilagante a consulenti esterni spesso mediocri e sempre costosi), tagliando gli stipendi e le pensioni d’oro a cominciare da quelli dei parlamentari (non è demagogia, sono stati presentati disegni di legge a tale scopo solo che il Parlamento non ne ha preso ancora visione!) ecc…, consapevoli di ciò - dicevamo - la RdB s’accinge ad affrontare la partita del rinnovo contrattuale di pubblico impiego e, nella fattispecie, le trattative sull’integrativo di Ministero senza farsi prendere dal ricatto delle “compatibilità economiche” e, come sempre, fuori dalle logiche concertative.

Roma 5 novembre ’04


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