La generale
trasformazione della PA avviata negli anni ‘90 ha condotto
allo smantellamento della funzione sociale del Ministero del
Lavoro. Sono stati trasferiti compiti e persone, oltre 6000,
agli Enti Locali, la DG della Cooperazione trasferita al
Ministero delle Attività Produttive, nonostante l’attività di
vigilanza sulle società cooperative, a salvaguardia dello
scopo mutualistico, venisse effettuata dai lavoratori degli
uffici periferici del Ministero del Lavoro, quindi ben
consapevoli che il M.A.P., non avendo un corpo ispettivo
dislocato sul territorio nazionale, non avrebbe potuto
svolgere questa funzione.
La RdB ha
sempre avversato questi processi, purtroppo voluti da pezzi
consistenti della sinistra, chiamando i lavoratori alla
mobilitazione e denunciando le responsabilità dei sindacati
concertativi che hanno agito da imbonitori, così come
denunciammo immediatamente che il trasferimento della DG della
Cooperazione al M.A.P. era chiaramente una operazione politica
propedeutica al trasferimento delle ispezioni (rappresentano
interessi per diversi milioni di euro) alle Associazioni le
quali, in barba ai principi che hanno ispirato il movimento
cooperativo nato in contrapposizione ad un sistema di
sfruttamento dei lavoratori, sono attualmente diventati veri
centri di potere economico. Purtroppo, questi processi le
OO.SS. del Ministero del Lavoro le hanno assecondate, anche se
ora gridano al lupo.
Serviva
una P.A. al servizio delle imprese che non avesse più come
riferimento immediato il cittadino.
Tutte le finanziarie successive e i rinnovi contrattuali,
hanno attuato progressivamente il taglio degli organici,
l’aumento della produttività aumentando i carichi di lavoro,
la riduzione delle spese necessarie per il funzionamento di
servizi anche indispensabili mentre i CCNL riducevano sempre
di più i diritti dei lavoratori.
Funzionali
ai loro scopi, giungevano intanto vari pareri emessi da
organismi istituzionali, da ultimo in ordine di tempo quello
del Consiglio di Stato che blocca i passaggi d’area
equiparandoli ad una nuova assunzione o i decreti dell’ultima
ora che eliminano l’indennità di trasferta impedendo di fatto
agli ispettori del lavoro l’attività di tutela della sicurezza
sui luoghi di lavoro e della salute dei lavoratori.
La
nostra piattaforma per il nuovo Contratto Integrativo parte
dalla necessità di combattere efficacemente il lavoro nero,
gli infortuni sul lavoro e ridurre drasticamente i tempi di
attesa per i cittadini che si rivolgono ai nostri uffici,
ritenendo che per svolgere seriamente le sue funzioni il
Ministero del Lavoro abbia bisogno di ulteriori risorse umane
e finanziarie.
Ad oggi,
non solo non si sono fatti passi concreti in avanti nella
discussione del nuovo contratto integrativo, ma rischia di non
giungere a conclusione neanche il precedente, con un migliaio
di lavoratori che, superato il percorso di riqualificazione,
sono in attesa di passare alla posizione economica superiore e
migliaia di lavoratori esclusi da ogni percorso.
Riteniamo
che “i presupposti caratterizzanti un sereno e proficuo
confronto” siano assenti da lungo tempo all’interno del
Ministero del Lavoro e nessun fatto eclatante sia intervenuto,
a Parlamento chiuso e campagna elettorale avviata, da
determinare l’interruzione delle relazioni sindacali
proclamata da CGIL,CISL e UIL, il cui comunicato, peraltro, ci
rende particolarmente “soddisfatti” rappresentando la sintesi,
in qualche modo, di ciò che abbiamo denunciato e combattuto
negli ultimi 5 anni.
Responsabilmente, rappresentando almeno il 12% di lavoratori
di questa amministrazione, non saremo comunque presenti, su
tutto il territorio nazionale, ad eventuali convocazioni che
dovessero giungere, pur non presentando formale
“comunicazione” di interruzione delle relazioni sindacali.
Speriamo
che, al di là dei comunicati che la circostanza politica
impone, le altre OO.SS. del Ministero del Lavoro riamangano
“ferme” sulle loro posizioni indipendentemente dal prossimo
“interlocutore politico” e pretendano un contratto integrativo
che tuteli gli interessi di tutti i lavoratori, certo
ed esigibile, l’aumento reale dell’attività di vigilanza
impegnando sul territorio tutti gli ispettori che attualmente
svolgono funzioni amministrative, i finanziamenti necessari
per poter fornire un servizio reale.
La RdB/CUB
PI proclama quindi lo stato di agitazione e chiama i
lavoratori alla mobilitazione per costruire un reale percorso
di lotta, inizialmente con assemblee della durata di 20 minuti
al giorno a partire dal 28 febbraio e nelle giornate dell’1,
2, 7, 8 e 9 marzo prossimo, da svolgersi contemporaneamente in
tutti i posti di lavoro, che coinvolgano lavoratori e
cittadini utenti dei servizi, fino ad arrivare ad una giornata
di mobilitazione nazionale in una data che definiremo
successivamente:
per
riprenderci la nostra dignità di lavoratori e i nostri
diritti;
per un
Ministero del Lavoro al servizio dei cittadini e non delle
imprese;
per un
aumento consistente della vigilanza che garantisca condizioni
di lavoro sicure e dignitose a tutti i lavoratori;
per un
contratto integrativo che assicuri un passaggio di livello per
tutti coloro che sono stati esclusi dal precedente;
perchè i passaggi d’area non sono
“nuove assunzioni”
Siamo
certi che i soldi per creare condizioni migliori si devono e
si possono trovare senza massacrare ulteriormente i lavoratori
pubblici e tagliare i servizi ai cittadini, per esempio
attraverso una tassazione progressiva in base al reddito,
combattendo i veri sprechi ed inefficienze nella Pubblica
Amministrazione (come il ricorso a consulenti esterni spesso
mediocri e sempre costosi), la lotta all’evasione fiscale e
contributiva.
Roma 18 febbraio
’06
Fed.
RdB/CUB P.I.-Coord. Lavoro |