L’attacco del ministro Maroni contro gli ispettori del lavoro ( La Repubblica 20/5/2002 ), in pratica ritenuti incapaci a rilevare il lavoro sommerso, è un attacco tanto ridicolo quanto  ipocrita. Il Ministro sa bene che l’Italia è tra i paesi della UE ad avere il numero più alto di contratti atipici, cresciuti nell’ultimo anno del 40%, dietro ai quali spesso si cela il lavoro nero, con esclusivo vantaggio per le aziende a discapito della collettività. Il lavoro nero e gli infortuni, mortali e invalidanti, aumentano di pari passo alle forme  di lavoro precario di cui il Ministro Maroni vuole l’ulteriore estensione. Si rammenta, tra l’altro,  al Ministro che il numero degli ispettori del lavoro è del tutto inadeguato rispetto al numero delle piccole e medie imprese che proliferano nel nostro Paese.

A Roma e provincia  operano solo cento ispettori  a fronte di oltre un milione di imprese. Non si tratta quindi di incapacità ma di impossibilità ad esercitare la funzione ispettiva, che sarebbe ulteriormente vanificata se dovesse ridursi ad una attività di consulenza come previsto dalla delega chiesta dallo stesso Ministro sulla riforma previdenziale.

 

Roma 23 maggio 2002                                p. Federazione RdB P.I./ Coord, min Lavoro

                                                                                     Cataldo Di Napoli