Sulla nota n. 1589 del 18/10/2002 e futuro dell’Amministrazione |
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Al |
Ministro
del Lavoro e delle Politiche Sociali |
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Capo
Dipartimento Politiche del Lavoro del Ministero del Lavoro e
delle P.S. |
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Direttore Generale per gli AA.GG., Risorse Umane,
Attività Ispettiva |
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Dirigente Div.
VII Coordinamento
Ispezione Lavoro |
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LORO
SEDI |
Roma,
28 ottobre 2002
Con
riferimento alla nota
della Direzione Generale Affari Generali, Risorse Umane e Attività
Ispettiva, indicata in oggetto, nella quale dopo aver riassunto i punti
essenziali dell’intervento tenuto dal Ministro nell’incontro del 9/10/2002
avuto con i dirigenti degli uffici periferici, viene richiesto ai rappresentanti
sindacali presso l’Amministrazione di esprimere un giudizio circa il contenuto
dell’intervento in parola, questa O.S. comunica quanto segue.
Premesso che non si approva il metodo seguito di discutere sul futuro del Ministero con la struttura burocratica ancor prima di aver aperto un confronto, peraltro da tempo sollecitato, con le OO.SS. su temi che riguardano direttamente tutti lavoratori dell’Amministrazione, confronto che ovviamente non può ritenersi esaurito con il risicato questionario allegato alla suddetta nota - pena la negazione di ogni parvenza di relazioni sindacali - si ritiene comunque di dover esprimere già in questa fase la posizione della scrivente Organizzazione circa le questioni indicate
1.
Si condivide l’intento di non confluire negli Uffici Territoriali di
Governo, e non solo in quanto l’Amministrazione del Lavoro sarebbe oggi
l’unica a farne parte, ma anche perché questo Sindacato al riguardo ha sempre
espresso valutazioni negative di carattere generale; nel particolare per le
peculiarità delle funzioni esercitate dalle Direzioni Provinciali del Lavoro,
le quali, si è ritenuto,
per essere espletate con efficienza e la necessaria professionalità, di
tutto hanno bisogno fuorché di finire in un
indistinto e confuso “calderone” burocratico. Sullo stesso tema,
tuttavia, come si pensa invece di superare lo scoglio di attuazione dell’art.
117 della Costituzione, così come riformato dalla legge costituzionale 3/2001,
per la parte che concerne le competenze dell’ente locale in materia di tutela
e sicurezza del lavoro?
2.
Naturalmente si è anche perfettamente d’accordo quando si afferma
l’intento di valorizzare il ruolo di indirizzo del Ministero a livello
centrale, atteso che ciò è perfettamente in linea con la stessa sua ragion
d’essere. Non appare chiaro invece cosa si voglia intendere quando si parla
dello stesso tipo di
valorizzazione a livello di uffici periferici, <<…rafforzando il
ruolo delle Direzioni Regionali e Provinciali nell’attività di coordinamento
della vigilanza congiunta con gli Istituti previdenziali…>>. Invero non
si rileva nulla di nuovo rispetto alla situazione attuale: l’art. 4 della
legge 628/1961 già assegna all’Ispettorato del Lavoro il compito di
esercitare le funzioni di tutela e di vigilanza sugli enti dipendenti dal
Ministero del lavoro e della previdenza sociale. L’art. 5 della stessa legge
gli affida poi il compito di regolare e disciplinare l'attività di assistenza e
vigilanza degli stessi enti assicurativo-previdenziali.
3.
Stesso discorso per l’istituto della diffida che è abolito solo per
quanto riguarda la normativa in materia di sicurezza del lavoro (ma d’altronde
l’istituto della prescrizione di cui all’art. 20 del D.Lgs. 758/1994, è pur
sempre una sorta di “diffida” seppure in formato minore). Circa la questione
del <<…ruolo di assistenza e consulenza nei confronti delle aziende>>
deve anche qui ricordarsi che compiti di informazione-consulenza
(nei confronti della generalità degli utenti) sono pur essi già previsti
dal citato art. 4 della legge 628. Trattasi di una funzione a cui potrebbero già
oggi assolvere benissimo gli URL. Ben d’accordo dunque su ogni iniziativa che
porti ad un potenziamento di tali strumenti, purchè, tuttavia non si pensi ad
una ulteriore depenalizzazione (definitiva, ormai) delle norme di tutela,
soprattutto di quelle che riguardano il campo della sicurezza sul lavoro, per le
conseguenze devastanti che potrebbe derivare dalla rimozione di ogni remora
punitiva che la sanzione penale affittiva invece ancor oggi riesce ancora ad
incutere. Del resto, tutte le “riforme” finora adottate in tema di
decriminilizzazione delle norme in materia di legislazione sociale, non hanno
affatto conseguito le aspettative riposte, ma solo un reale affievolimento delle
possibilità di
tutela della parte debole del rapporto di lavoro, che, non va
dimenticato, resta pur sempre lo scopo di ogni attività di vigilanza.
4.
Niente affatto chiaro appare il compito sul controllo <<…dei
livelli minimi di assistenza forniti dagli enti locali ai fini della corretta
erogazione del finanziamento statale>>, che si vorrebbe assegnare agli
uffici periferici. Ci si riserva comunque una successiva analisi e riflessione
allorché se ne saprà di più.
Se
queste comunque sono le iniziative che si intende mettere in campo per
rilanciare il Ministero e le funzioni di vigilanza delle sue strutture,
francamente appaiono molto limitate, labili e confusionarie; lontane comunque da
quelle che sono le esigenze reali.
Esigenze che a parere di questo Sindacato possono così essere
sintetizzate:
a.
potenziamento urgente degli
organici ispettivi di almeno tremila unità
considerati i 1.200 morti sul lavoro all’anno, 14 mila invalidi
permanenti di cui oltre 500 minori, un milione di infortuni, decine di migliaia
di malattie professionali. Di fronte ad
una tragedia sociale di tale proporzione, di fronte all’intollerabile stillicidio di vite umane sacrificate
all’imperante ideologia del
profitto a tutti i costi e senza regole, riteniamo debba essere varato un vero e
proprio piano di emergenza, a cominciare dall’aumento significativo dei
controlli su iniziativa, e non semplici operazioni di facciata. Il costo per
l’erario relativo a tali assunzioni è stimato intorno a 180 miliardi di
vecchie lire, un costo comunque contenuto se raffrontato ai 55 mila miliardi che
lo Stato spende ogni anno per le cure ospedaliere, le riabilitazioni, le
indennità e i vitalizi vari.
b.
riattribuzione di tutte le
competenze in materia di sicurezza sul lavoro utilizzando al meglio, in tal
senso, la delega sul Riassetto normativo
in materia di sicurezza e tutela dei lavoratori, di cui all’art. 3 del
disegno di legge 776. Ciò al fine di una seria e penetrante lotta al lavoro
nero e agli infortuni sul lavoro, che solo un organo ispettivo che riassume in sé
tutte le competenze, come era un tempo l’Ispettorato del Lavoro, può
efficacemente compiere, atteso che la tutela del lavoratore – l’andiamo
ripetendo da sempre in sintonia con i migliori studiosi della materia – è un unicum inscindibile che non tollera la separazione della tutela
fisica da quella assicurativo-previdenziale e da altri importanti istituti
normativi che disciplinano il rapporto di lavoro;
c.
impiego costante degli ispettori
del lavoro nelle funzioni proprie. Ci risulta che circa duecento ispettori
che operano in varie D.P.L. d’Italia svolgono abitualmente funzioni
amministrative, mentre altri, come si sta verificando presso la D.P.L. di Roma,
vengono impiegati ( allo sportello ) per la definizione
delle pratiche relative all’astensione anticipata delle lavoratrici
madri.
d.
formazione permanente del
personale;
Tutto
ciò in ogni caso non è sufficiente senza una netta inversione di tendenza
rispetto alle politiche liberiste spacciate
per “modernizzazione” del paese,
al disegno di legge delega sul mercato del lavoro, che introduce nuove
tipologie di rapporto di lavoro sempre più precario e con meno diritti, alla
continua erosione del salario dei lavoratori dipendenti.
Con
l’occasione si rinnova
la richiesta di un urgente incontro con l’On. Ministro al fine di
conoscere più nel dettaglio il progetto relativo alle funzioni del Ministero e
discutere delle varie problematiche sul tappeto. In mancanza l’RdB non
sottoscriverà alcuna scheda o verbale che riguardi la nota in oggetto.
p. Federazione RdB P.I./ Coord. Lavoro - Cataldo Di Napoli