PIOVONO PIETRE |
|
|||||
|
La
definizione “piovono pietre” è un modo di dire che sta a significare
che........il peggio può ancora arrivare!
Per i dipendenti di questo Ministero “il peggio”
si è concretizzato nella giornata di ieri 6 marzo 2003, allorquando, su uno dei
massimi organi di stampa di questo Paese (Il Corriere della Sera), è comparsa
una lunga intervista all’ex Capo Dipartimento Dr. Guido Bolaffi a conclusione
della quale lo stesso, in poche lapidarie frasi, ha esternato tutto il proprio
disprezzo nei confronti dei lavoratori appartenenti a questo Dicastero.
Lavoratori che, in relazione alla recente selvaggia ristrutturazione e seguente
riallocazione di parte del personale nei nuovi locali di via Fornivo, avrebbero
avuto l’ardire di difendere, manifestando in modo compatto democratico e
civile, testuali parole, “miserabili privilegi dati da una lurida porta
chiusa, perché così non si sapeva se stavano lavorando o no”.
Vorremmo ricordare all’ex Capo Dipartimento Dottor
Guido Bolaffi, la cui dichiarazione ci appare più simile a quella che nel
secolo scorso avrebbe potuto fare la macchietta di un capitalista in cilindro e
non già un arguto manager post moderno, che in effetti negli ultimi anni di
cose che finiscono in …. bile in questo Ministero ne sono avvenute
parecchie e ne vorremmo proporre un breve e sicuramente incompleto elenco,
magari usando un altro tipo di terminologia, forse meno offensiva ma sicuramente
più appropriata:
inconcepibile
è stato costringere, per mesi, centinaia di lavoratori in decine di open spaces
ubicati in stanze con lavori in corso, cavi elettrici pendenti, servizi
igienico-sanitari insufficienti, in totale disprezzo delle norme di sicurezza
stabilita dalla L. 626, alcuni dei quali esposti a vista in un luogo più simile
ad un “acquario” che non ad un dignitoso ambiente di lavoro;
inaffidabile
è stato strombazzare nei mesi passati, in relazione al trasferimento presso via
Fornovo, l’inaugurazione di un asilo nido con posti riservati ai figli dei
dipendenti, asilo nido del quale a tutt’oggi non si ha certezza alcuna di una
prossima futura operatività (roba da Gabibbo!);
inattendibile
è stato proporre, sempre in relazione alla sede di via Fornovo, l’attivazione
di un servizio navetta per favorire coloro i quali in condizioni di disagio
avrebbero dovuto raggiungere i nuovi locali, servizio di cui a tutt’oggi non
si ha notizia;
incredibile è stato, ancor più, sottoscrivere
con la maggior parte delle Organizzazioni Sindacali (ma di questo evento
miserabile anche altri si devono assumere le relative responsabilità!) un
fantomatico accordo programmatico, accordo che nel corso del tempo è stato
scientemente e sistematicamente ignorato dai vertici di questa ammistrazione con
a capo il Dr Bolaffi in prima persona, sovvertendo qualsiasi regola democratica
in materia di informativa sindacale così come previsto dal CCNL;
impossibile sarebbe stato
sballottare ( eppure ci sono riusciti ) intere Direzioni Generali, decine di
uffici e centinaia di lavoratori
una, due, tre, quattro e cinque volte da via Flavia a via Fornovo, da via Flavia
a via Veneto e ritorno, da un piano all’altro, da un open space a una stanza
da una stanza ad un nuovo open space in un rutilante susseguirsi di “ azioni
programmate “, più simile al brutto copione di una comica alla Ridolini che
non a quello di una semplice, nuova riallocazione del personale (situazione di
movimentazione che a tutt’oggi, dopo più di un anno, ancora perdura, alla
faccia della operatività ed efficienza degli
uffici e con sommo gaudio delle ditte appaltatrici di traslochi e trasporti!);
inspiegabile
è stato smantellare gli uffici dell’economato, definito da alcuni soloni
dell’amministrazione un “inefficiente carrozzone”, al fine di
“esternalizzare” parte dei servizi degli stessi a privati con
l’incredibile risultato che fino a poco tempo addietro se occorreva sostituire
una cartuccia del toner o ottenere due penne biro tutto avveniva in tempi reali
mentre oggi è più semplice per tutti noi acquistarli personalmente dal
negoziante sotto casa.
E a tutte le cose finiscono in ……..bile vorremmo
aggiungere la pressoché totale disapplicazione del contratto integrativo in
materia di riqualificazione del personale, con gli evidenti risultati del
completo disconoscimento di tutte o parte delle professionalità acquisite nel
corso degli anni dai lavoratori; e ancora poi se proprio di cose
miserabili dobbiamo parlare perché non citare
i nostri miserabili stipendi con i quali la maggior parte di noi non riesce
ad arrivare alla fine del mese a fronte di centinaia di milioni se non miliardi
letteralmente dilapidati nella ristrutturazione del Ministero,
nell’esternalizzazione di servizi fondamentali quali l’informatica, nelle
consulenze private e nei contratti plurimilionari destinati a personaggi quali
capi dipartimento e loro collaboratori.
In conclusione, se le parole hanno un peso e quelle
del Dr. Bolaffi sono state appunto dure come pietre, si potrebbe rispondere al
livore con il quale l’ex Capo Dipartimento definisce i dipendenti di questo
Ministero accettando la definizione di Miserabili,.... Miserabili, si ma nella
accezione più nobile del termine, quella romantica che proviene dalla
letteratura francese di fine ottocento:
Miserabili sono coloro i quali per condizione sociale
non hanno niente da perdere se non
la propria dignità, sono anche coloro i quali nel momento in cui questa dignità
sono costretti a difenderla si uniscono nella loro miseria, manifestano,
protestano per i loro diritti calpestati dal satrapo di turno e
in due parole possono anche METTERE PAURA, e checché ne dica l’ex Capo
Dipartimento Dr Guido Bolaffi un poco di paura, questi Miserabili,
democraticamente, gliel’hanno messa, altrimenti si sarebbe risparmiato questa
ultima, inutile, guasconata da teatro di periferia.
Roma 6 marzo ’03
RdB PI – Lavoro e Politiche Sociali