DIRITTO AL REINTEGRO IN CASO DI LICENZIAMENTO ILLEGITTIMO:

LORSIGNORI lo vogliono ABOLIRE

NOI lo vogliamo ESTENDERE a TUTTI!

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Il Governo e la Confindustria vogliono cancellare il diritto individuale  al reintegro  nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo, non paghi dei licenziamenti collettivi consentiti dalla legge (223/91) per crisi economiche o riorganizzazioni aziendali che, spesso, sono fittizie in quanto non riscontrabili a causa della scarsità degli accertamenti effettuati dall’Ispettorato del lavoro e dell’accondiscendenza da parte dello stesso Ministero del Lavoro alle richieste delle aziende. Molto spesso i lavoratori licenziati in massa, messi in mobilità o in cassa integrazione, vengono poi  sostituiti da altri lavoratori con contratti atipici e dunque con costi di gran lunga  inferiori per le imprese. Da tempo in Italia si è scatenata una illimitata fantasia contrattuale al fine di spezzare vincoli e tutele posti a difesa del lavoro.

Siamo arrivati al punto che gli stessi contratti di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co.) che sono circa due milioni e per i quali, a seguito di anni di lotte portate avanti dal sindacalismo di base e dai vari comitati di precari, è almeno prevista una quota INPS,  stanno per essere soppiantati dai contratti di “associazione in partecipazione”  che hanno raggiunto  e  ormai superato la bella cifra di 500 mila e che sfuggono a qualsiasi vincolo pensionistico e alla disciplina sul licenziamento.. Per non parlare della legge delega 848/03 con operai

“in leasing”, “a chiamata”, “prendi due e paghi uno”,affittati, insomma a completa disposizione del “datore-padrone”. Legge che, tra l’altro, legalizza il caporalato poiché estende  il lavoro interinale anche al settore agricolo.

Non c’è fondo al peggio!!! 

L’Impresa, in tutti i settori, chiede di poter gestire in assoluta libertà il lavoro e pretende anche di controllare l’intero tempo di vita del lavoratore per renderlo funzionale alle  sue esigenze:  si deve perciò essere sempre disponibili alla chiamata al lavoro ed essere sempre pronti  a lasciarlo!

Il precariato è diventata la condizione generale del lavoro: la vera posta in gioco della campagna scatenata contro l’art.18 dello Statuto dei Lavoratori è la cancellazione della contrattazione collettiva (in primo luogo a livello nazionale).

Questa è, da sempre, la grande utopia del liberismo che ha visto proprio  nella fissazione del salario tramite la contrattazione sindacale uno dei vincoli più forti al libero movimento del capitale e la fonte di tutte le rigidità del mercato del lavoro.

 Tutte le forze politiche, sindacali e sociali  (costantemente in aumento)  impegnate sul fronte del  SI’ all’estensione dell’art.18 a tutti  sono convinte che questo processo involutivo possa e debba essere arrestato.

La battaglia per  il SI’ è una battaglia quindi di civiltà che non riguarda solo i 4 milioni di lavoratori esclusi da questa tutela perché occupati presso datori di lavoro che complessivamente hanno meno di 16 dipendenti o in imprese “no profit “ o in cooperative,

ma interessa l’intero mondo del lavoro oggi in fortissima regressione.

 La vittoria del  SI’ sarebbe un primo importante passo verso l’estensione dei diritti anche ai lavoratori precari e, al contempo, renderebbe molto più difficile al Governo e alla Confindustria l’ulteriore aggressione alla pensioni in agguato dietro l’angolo.

La leggenda metropolitana secondo la quale l’estensione del divieto di licenziare senza giusta causa penalizzerebbe la base produttiva dei piccoli e piccolissimi imprenditori è, per l’appunto, una leggenda metropolitana.

 La stragrande maggioranza delle piccolissime imprese, infatti, non saranno direttamente interessate dai  referendum perché hanno rapporti di lavoro che non rientrano nella categoria dei lavoratori dipendenti.

E poi, perché mai il problema del sostegno alle piccole imprese e all’artigianato deve essere risolto con la diminuzione dei diritti?

  La Confcommercio & Simili,  invece di costituire dappertutto improbabili comitati per il NO, dovrebbero impegnarsi seriamente per la riforma dell’accesso al credito bancario, la creazione di infrastrutture adeguate sul territorio, l’estensione degli ammortizzatori sociali nei periodi di crisi aziendale vera ed accertata ecc.

TROPPO COMODO ( E INGIUSTO)  PRENDERSELA CON I LAVORATORI!!!

all’estensione dell’art.18 a tutti/e        RdB  Min Lavoro - Roma