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Si parla di riforma delle aliquote fiscali. Le ipotesi in
campo sono due. Eccole:
In entrambi i casi chi si avvantaggia realmente sono i
redditi molto alti. Per redditi uguali o inferiore a 15.000 euro
annui, infatti, non c’è alcun vantaggio fiscale, salvo le
promesse, tutte da verificare, ulteriori detrazioni. Per gli altri
ci sono alcune sorprese: IPOTESI A. Per redditi tra 15.000 e 33.760
euro la pressione fiscale aumenta. Un reddito di 17.000 euro annui,
ad esempio, pagherebbe 20 euro di imposta in più, uno di 30.000,
130 euro in più. La musica cambia per redditi molto alti. 100.000
euro di reddito equivalgono ad un risparmio fiscale del 13%, pari a
4.762 euro. Per redditi altissimi in cui il vantaggio aumenta in
maniera sproporzionata. Per un reddito di 1 milione di euro il
risparmio è di quasi 50.000 euro l’anno (circa 3 stipendi lordi
di dipendente pubblico). Impressionante
vero? E non basta. Un reddito
di 200 milioni di euro (qualcuno lo ha) usufruirebbe di risparmi
fiscali da 10 a 24 milioni di euro (a seconda dell’ipotesi
applicata).
Con
l’aumento del precariato sempre meno saranno coloro che
supereranno i 15.000 euro di reddito annuale (che
quindi non avranno alcun vantaggio). Questa
riforma è ad uso e consumo dei più ricchi e fa esattamente il paio
con la politica dei condoni, che premia i furbi a discapito degli
onesti. Il costo della riforma verrà coperto col taglio delle
spese per gli stipendi pubblici e per i servizi sociali
(privatizzazioni e/o ticket). Le ricadute saranno sulla “povera” gente che
vedrà così sparire il minimo risparmio che la riforma
parrebbe concedere. Nel Pubblico Impiego si introduce il precariato, si negano
gli aumenti salariali, si riducono investimenti, si tagliano posti e
strutture, solo per favorire i “Paperoni”… Un motivo in più per aderire, il 21 maggio 2004, allo Sciopero Generale del Pubblico Impiego e partecipare alla Manifestazione Nazionale di piazza Indipendenza a Roma (ore 9,30) |
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