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La
ricetta di Siniscalco, Mazzella & co. Per ripianare i buchi di
bilancio con la prossima Finanziaria è sempre la solita musica che da
anni i vari governi suonano: tagliare le spese per il pubblico impiego. Un
pubblico impiego che dopo le “cure dimagranti” di questi anni risponde
sempre peggio, in termini di servizi sociali, alle esigenze della
popolazione. E
si continua ad accanirsi sulle spese per il personale. Non quelle per i
collaboratori, consulenti o portaborse che, al seguito delle compagini
governative di turno, hanno avuto negli ultimi anni una forte impennata.
Ma quelle per il personale che continua a garantire quel minimo di stato
sociale ancora esistente in questo Paese. Le
amministrazioni poi sono costrette, in particolar modo Sanità e Autonomie
locali (ma anche ministeri, ricerca e università), a far ricorso a
personale precario per assicurare il minimo indispensabile. Oltre 250.000
co.co.co., interinali, lavoratori a progetto o a tempo determinato
popolano le pubbliche amministrazioni con costi (nella maggior parte dei
casi) superiori a quelli che si sosterrebbero per la loro assunzione in
ruolo. Altro
momento di risparmio viene individuato nel rinnovo dei contratti con la
scandalosa proposta del 3,6% di aumento dopo anni di contratti a perdere e
con il potere d’acquisto dei salari in caduta libera. A
questo si aggiunga la “deportazione forzata” dei dipendenti che il
ministro Mazzella invoca, la Consip (creatura del precedente governo
utilizzata con profitto anche da questo) che, oltre a non frenare la spesa
per l’acquisto di beni e servizi, con operazioni di cartolarizzazione
espropria il patrimonio di enti previdenziali e assistenziali costituito
con versamenti dei lavoratori. In
questo quadro l’unica risposta che il governo si può aspettare è una
ripresa forte e generalizzata del conflitto sociale, un autunno in cui il
protagonismo dei lavoratori metterà al centro dell’agenda politica il
problema salariale, dei diritti e della dignità. La
RdB/CUB rigetta qualsiasi tentativo del governo di penalizzare,
depotenziare, smantellare il servizio pubblico reso ai cittadini e per il
17 settembre, nella Assemblea Nazionale a cui parteciperanno 1000
delegati, metterà a punto le iniziative di lotta, non
escludendo fermate e scioperi senza preavviso, per dare una
risposta forte a questo governo. Roma,
14 settembre 2004 p/Direzione
Nazionale - Giuliano Greggi |
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