Non
è il meccanismo che vale quando assicuriamo l’automobile,
va interpretato, invece come un male certo per tutti e un bene
molto dubbio solo per qualcuno.
Il
governo, nella persona del ministro Maroni, ha dato il primo
avvio concreto, dopo l’approvazione della delega, alla
controriforma delle pensioni.
Con
il decreto attuativo varato ieri, si da la possibilità a chi
ha maturato il diritto alla pensione (57 anni di età e 35 di
contributi oppure solo 40 di contributi) di rimanere al lavoro
usufruendo di
un
bonus, corrispondente all’importo del 32,7% di contributi
previdenziali, che va in busta paga.
Si
stimola così la propensione a scegliere l’uovo oggi anziché
la gallina domani.
Si
usufruisce, cioè, del bonus solo per gli anni che mancano
all’andata definitiva in pensione, ma quest’ultima rimarrà
congelata per il resto della vita!
Non
dovrebbe convenire a nessuno ma, se a qualcuno dovesse
convenire, è sicuro che non conviene alla stragrande
maggioranza di noi perché anche attraverso questo meccanismo
si contribuisce a smantellare il sistema pensionistico
pubblico.
Affluendo
meno risorse nelle casse degli enti peggioreranno i bilanci e
nei prossimi anni ci chiederanno il conto.
Un
ulteriore effetto, a causa della detassazione, sarà che
guadagnerà di più chi ha già di più:
con
un salario netto mensile di 1000 euro l’incremento in busta
sarà del 42% mentre per un mensile di 2500 euro si arriva ad
un beneficio del 51%
IL
PROBLEMA NON SI PONE PROPRIO PER I DIPENDENTI PUBBLICI !
Questa
opzione a loro è del tutto negata.
E’
previsto, invece, la possibilità di rinviare l’età
pensionabile a 70 anni (!), ma gratis.
Una
scelta scellerata soprattutto per il buon andamento della P.A.
Il
decennale blocco del turn over ha già prodotto un progressivo
innalzamento dell’età media dei dipendenti pubblici,
l’aumento dei carichi di lavoro, il ricorso massiccio al
precariato, la riduzione dei livelli occupazionali.
Un
attacco ulteriore a testa bassa allo smantellamento di tutto
ciò che è pubblico affinché ogni sevizio venga pagato!
L’acuirsi
di queste contraddizioni merita una risposta forte da parte
dei lavoratori, che vada ben al di là di qualche “sciopericchio”
di categoria di qualche ora.
Per
la RdB Pubblico Impiego è centrale e non più rinviabile un
progetto per la difesa, la riqualificazione e il potenziamento
del servizio pubblico e dei lavoratori che questo servizio
producono e si impegna a mettere in campo, a partire dal 27
settembre la GIORNATA NAZIONALE di lotta sul SALARIO, tutte le
iniziative possibili e necessarie per sostenerlo.
La
Direzione Nazionale RdB P.I.
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