PRESIDENTE.
L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 119, comma 3,
del regolamento della Camera e dell'articolo 126, comma 2, del
regolamento del Senato, l'audizione dei rappresentanti della
Confederazione unitaria di base, che ringrazio per essere
intervenuti ed ai quali do subito la parola.
DOMENICO
PROVENZANO, Membro del Coordinamento nazionale della
Confederazione unitaria di base. Ringrazio in modo
particolare i presidenti ed i membri delle Commissioni
presenti, perché la Confederazione unitaria di base, pur
avendo un peso di rappresentatività non trascurabile, non
sempre è chiamata a partecipare alle audizioni. Si tratta
anzi di una felice eccezione di cui prendiamo atto con
soddisfazione. Faremo alcuni commenti sul piano generale.
Sembra che, in corso d'opera, qualcosa sia già stato
modificato per cui probabilmente le nostre osservazioni
riguarderanno un testo che, come ho sentito nella parte
terminale della precedente audizione, forse è già stato
modificato.
PRESIDENTE.
È preferibile ragionare sul testo attuale e lasciar perdere
le molte illazioni che vengono formulate.
DOMENICO
PROVENZANO, Membro del Coordinamento nazionale della
Confederazione unitaria di base. Probabilmente non sono
sufficientemente aggiornato per registrare tutte le modifiche
e novità sorte nel frattempo.
Riteniamo
il disegno di legge finanziaria in esame di particolare
rilevanza, maggiore rispetto ad altri anni, in quanto il
paese, al di là di quanto si afferma, ha davanti a sé molte
incertezze. Gli elementi di crisi dell'economia hanno generato
uno stato di incertezza, di sfiducia ed angoscia nel paese che
andrebbe affrontato, anche e soprattutto, con la manovra
finanziaria. È necessaria una «scossa» visibile e rilevante
per ridare ottimismo alle prospettive future. Da questo punto
di vista, secondo noi, il disegno di legge finanziaria non
interviene a sufficienza sugli elementi che determinano la
crisi e sulle conseguenze che ne discendono anche sul piano
economico. Analizzo rapidamente la proposta per cogliere gli
elementi essenziali. Il disegno di legge finanziaria è
poggiato su tre pilastri: controllo e diminuzione della spesa,
politica fiscale anche sul lato della lotta all'evasione ed
all'elusione e dismissioni. Le misure adottate, però, non
sono sufficienti ad invertire la rotta. Le risorse sulla
ricerca e sull'innovazione, elementi in cui tutti ormai vedono
la possibilità di invertire la tendenza, sono insufficienti.
Vi è una riduzione rilevante delle risorse destinate al
Mezzogiorno. Si tratta di un'occasione sprecata, perché il
Mezzogiorno rischia di diventare il peso più rilevante
sull'economia complessiva del paese, mentre potrebbe essere
esattamente l'opposto. Il fondo per le aree sottoutilizzate
diminuisce di 5,1 miliardi (6,8 nel triennio) e sarebbe
necessario un ripensamento. Le risorse non sono sufficienti e
sugli investimenti il tetto di spesa imposto agli enti locali
potrebbe rischiare di dar luogo a nuovi «balzelli» di vario
tipo o a riduzioni di servizi. Il tetto di spesa del 2 per
cento rischia di penalizzare le amministrazioni virtuose e
premiare quelle che hanno avuto un comportamento, diciamo così,
da cicale negli ultimi anni. Credo che il ministro Siniscalco
abbia fornito un elenco più dettagliato e preciso del peso
della riduzione suddiviso per ministero, ma penso che rimanga
intero il rischio di non verificare nel concreto la necessità,
l'opportunità e l'urgenza della spesa. Reputiamo che
l'applicazione di questo tetto indifferenziato comporterà
problemi nell'immediato e soprattutto in prospettiva. Non vi
sono, inoltre, sufficienti risorse per il rinnovo dei
contratti nel settore della pubblica amministrazione.
Signor presidente, le nostre osservazioni potranno essere non
condivise, ma sono il frutto di una espressione assolutamente
libera. Ciò che diciamo oggi in presenza delle Commissioni,
esaminando un disegno di legge presentato dal Governo
Berlusconi, lo avremmo detto, come abbiamo fatto, anche con un
Governo di diverso colore politico, in quanto non siamo
articolazione né dipendenza di partiti né siamo qui per
realizzare un'attività lobbistica.
Richiamo
la situazione della pubblica amministrazione, perché da
troppo tempo è considerata terreno per rastrellare risorse
piuttosto che occasione di sviluppo del paese. Sul fronte
della spesa sarebbe necessario intervenire ampiamente. Se
invocassimo soltanto risorse per i contratti svolgeremmo il
nostro mestiere di sindacato, ma potremmo essere tacciati
facilmente di prescindere dal quadro generale. Mi permetto,
quindi, di presentare alcuni esempi che potrebbero rispondere
a questa eccezione. Vi è la possibilità di razionalizzare
molto nella pubblica amministrazione, creando sportelli
polifunzionali, accorpando determinati enti, ad esempio del
settore previdenziale, la cui esistenza comporta la
duplicazione di organi direttivi e centri elettronici che
spesso non dialogano neanche tra loro. Risorse possono essere
reperite, insomma, sul fronte dell'efficienza e della
razionalizzazione. Il disegno di legge finanziario, invece,
come i precedenti degli ultimi dieci anni, non prevede alcuno
sforzo per il rilancio della pubblica amministrazione.
L'articolo 21 della prima versione del disegno di legge,
riguardante l'invalidità civile, assegna all'INPS le
competenze in materia. La situazione attuale di gestione
dell'invalidità civile comporta uno sperpero inutile di
miliardi. Spesso l'INPS soccombe dinanzi ai ricorrenti perché
non è in condizione di difendersi e ciò comporta, oltre a
ingiustizie di vario tipo, un esborso di somme rilevanti.
Esiste la possibilità di intervenire seriamente anche sul
fronte di una politica del personale più attenta ed adeguata
alle necessità. Esiste un «esercito» di precari (le stime
dell'ARAN considerano 300 mila precari), da anni in questa
condizione, che non contribuisce ad aumentare la progettualità
del cambiamento in presenza, tra l'altro, del fatto che, a
seguito del blocco del turn over negli ultimi anni, la
massa degli impiegati pubblici sta progressivamente
invecchiando con le relative conseguenze.
Vi è la possibilità di utilizzare un'occasione irripetibile
come quella del TFR. Nella delega previdenziale è previsto,
oltre a ricorrere a fondi chiusi e fondi aperti, di costituire
un fondo pubblico presso gli enti previdenziali. Però
l'orientamento prevalente nella maggioranza, ma anche nella
stessa opposizione, è di avversione verso questa scelta che
potrebbe rappresentare un contributo rilevante, non tanto sul
piano degli equilibri di bilancio, in quanto non dovrebbe
essere considerata come un modo per alleviare le difficoltà
nella costruzione del disegno di legge finanziaria. Giavazzi
ha scritto, pochi giorni fa, su Il Corriere della sera,
che diluire nel tempo il debito rappresenterebbe un modo per
occultarlo, mentre, secondo noi, sarebbe già un risultato
tenendo conto delle difficoltà attuali. Pensiamo a questa
scelta come una possibilità di utilizzare una leva di
politica economica rilevante. Vi è già un orientamento
prevalente da parte di molti lavoratori di non confluenza
nella previdenza complementare; realisticamente il 70 per
cento dei lavoratori, per un importo di circa 8 miliardi di
euro, non aderirà a tale possibilità. Se queste risorse
fossero utilizzate per la politica economica darebbero
maggiore spazio alla manovra, in particolare su versanti ai
quali tutti, nelle dichiarazioni pubbliche, affermano di
essere interessati ma di non poter intervenire per le
difficoltà di bilancio, come investimenti finalizzati in
ricerca, innovazione, informazione. Saremmo interessati ad una
discussione più articolata su questo aspetto.
Complessivamente riteniamo che dovrebbero essere riviste
diverse parti del disegno di legge.
PRESIDENTE.
Rappresentate una novità nel ciclo delle audizioni, ma per
quanto riguarda il TFR avete senz'altro fornito un contributo
originale. Do ora la parola ai colleghi per eventuali domande.
LAURA
MARIA PENNACCHI. Intervengo per esprimere due rapide
annotazioni. Il Parlamento dovrebbe mostrare particolare
attenzione alla parte delle argomentazioni degli auditi
relativa alla pubblica amministrazione, in quanto non si può
ragionare su di essa soltanto in termini di riduzione del
perimetro e quindi dei dipendenti. Bisogna chiedersi cosa
realizzi la pubblica amministrazione, quale sia la sua
efficienza e qualità. Ciò richiede un intervento radicale in
merito alle risorse umane e motivazionali. Mi chiedo come si
concili questa esigenza, che sento fortemente, con il fatto
che, dai dati che stiamo analizzando, il Governo in carica
assume verso la pubblica amministrazione, da un lato,
l'atteggiamento del roll back the State, di fare
arretrare il perimetro, e dall'altra, una spesa che premia
l'alta dirigenza e le consulenze esterne. Mi sembra un modo
per alimentare il pregiudizio negativo sulla pubblica
amministrazione. Per quanto riguarda il TFR, essendomene
occupata in qualità di sottosegretario, reputo necessario, in
primo luogo, rispettare le norme di contabilità nazionale e
quelle provenienti dall'Unione europea, per cui non è
possibile utilizzare una voce di quel tipo a riduzione del
fabbisogno. Sarebbe assolutamente sconcertante. Inoltre, penso
che i lavoratori che «posseggono» il TFR, dovrebbero essere
maggiormente informati delle idee che stiamo discutendo.
PRESIDENTE.
Presentai un emendamento contro il silenzio-assenso nel
1998-1999 che venne accolto, ma adesso il principio è venuto
meno.
DOMENICO
PROVENZANO, Membro del Coordinamento nazionale della
Confederazione unitaria di base. Ho fatto dei brevi
commenti alla legge finanziaria perché mi rendo conto del
problema dei tempi, ma credo di avervi fatto anche un
servizio. Tuttavia, non vorrei essere equivocato. Per quanto
riguarda la pubblica amministrazione, la lievitazione della
spesa è dovuta a mille fattori, non ultimi un ricorso
massiccio a consulenze e ad una serie di questioni che
appartengono poco ad una maggiore efficienza della pubblica
amministrazione. Per quanto concerne il TFR, sarei interessato
ad uno scambio più approfondito della materia, anche per
evitare l'equivoco che, probabilmente, è insorto quando lei
si riferiva alle leggi sulla contabilità e alle norme
europee. Non credo che quella risorsa debba entrare nel
bilancio, ma la costituzione di un fondo pubblico strettamente
dedicato ad investimenti di un certo tipo, comunque,
alleggerisce il peso della manovra e, quindi, crea spazi per
fare operazioni che vanno incontro ad alcune esigenze.
PRESIDENTE.
Ringrazio i nostri ospiti per essere intervenuti. Dichiaro
conclusa l'audizione.
La
seduta termina alle 18.55.
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