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CAMERA DEI DEPUTATI - XIV LEGISLATURA
Resoconto delle Commissioni riunite
V (Bilancio, tesoro e programmazione) della Camera dei deputati e
5a (Programmazione economica, bilancio) del Senato della Repubblica

Audizione dei rappresentanti della Confederazione unitaria di base.

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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del regolamento della Camera e dell'articolo 126, comma 2, del regolamento del Senato, l'audizione dei rappresentanti della Confederazione unitaria di base, che ringrazio per essere intervenuti ed ai quali do subito la parola.

DOMENICO PROVENZANO, Membro del Coordinamento nazionale della Confederazione unitaria di base. Ringrazio in modo particolare i presidenti ed i membri delle Commissioni presenti, perché la Confederazione unitaria di base, pur avendo un peso di rappresentatività non trascurabile, non sempre è chiamata a partecipare alle audizioni. Si tratta anzi di una felice eccezione di cui prendiamo atto con soddisfazione. Faremo alcuni commenti sul piano generale. Sembra che, in corso d'opera, qualcosa sia già stato modificato per cui probabilmente le nostre osservazioni riguarderanno un testo che, come ho sentito nella parte terminale della precedente audizione, forse è già stato modificato.

PRESIDENTE. È preferibile ragionare sul testo attuale e lasciar perdere le molte illazioni che vengono formulate.

DOMENICO PROVENZANO, Membro del Coordinamento nazionale della Confederazione unitaria di base. Probabilmente non sono sufficientemente aggiornato per registrare tutte le modifiche e novità sorte nel frattempo.

Riteniamo il disegno di legge finanziaria in esame di particolare rilevanza, maggiore rispetto ad altri anni, in quanto il paese, al di là di quanto si afferma, ha davanti a sé molte incertezze. Gli elementi di crisi dell'economia hanno generato uno stato di incertezza, di sfiducia ed angoscia nel paese che andrebbe affrontato, anche e soprattutto, con la manovra finanziaria. È necessaria una «scossa» visibile e rilevante per ridare ottimismo alle prospettive future. Da questo punto di vista, secondo noi, il disegno di legge finanziaria non interviene a sufficienza sugli elementi che determinano la crisi e sulle conseguenze che ne discendono anche sul piano economico. Analizzo rapidamente la proposta per cogliere gli elementi essenziali. Il disegno di legge finanziaria è poggiato su tre pilastri: controllo e diminuzione della spesa, politica fiscale anche sul lato della lotta all'evasione ed all'elusione e dismissioni. Le misure adottate, però, non sono sufficienti ad invertire la rotta. Le risorse sulla ricerca e sull'innovazione, elementi in cui tutti ormai vedono la possibilità di invertire la tendenza, sono insufficienti. Vi è una riduzione rilevante delle risorse destinate al Mezzogiorno. Si tratta di un'occasione sprecata, perché il Mezzogiorno rischia di diventare il peso più rilevante sull'economia complessiva del paese, mentre potrebbe essere esattamente l'opposto. Il fondo per le aree sottoutilizzate diminuisce di 5,1 miliardi (6,8 nel triennio) e sarebbe necessario un ripensamento. Le risorse non sono sufficienti e sugli investimenti il tetto di spesa imposto agli enti locali potrebbe rischiare di dar luogo a nuovi «balzelli» di vario tipo o a riduzioni di servizi. Il tetto di spesa del 2 per cento rischia di penalizzare le amministrazioni virtuose e premiare quelle che hanno avuto un comportamento, diciamo così, da cicale negli ultimi anni. Credo che il ministro Siniscalco abbia fornito un elenco più dettagliato e preciso del peso della riduzione suddiviso per ministero, ma penso che rimanga intero il rischio di non verificare nel concreto la necessità, l'opportunità e l'urgenza della spesa. Reputiamo che l'applicazione di questo tetto indifferenziato comporterà problemi nell'immediato e soprattutto in prospettiva. Non vi sono, inoltre, sufficienti risorse per il rinnovo dei contratti nel settore della pubblica amministrazione.
Signor presidente, le nostre osservazioni potranno essere non condivise, ma sono il frutto di una espressione assolutamente libera. Ciò che diciamo oggi in presenza delle Commissioni, esaminando un disegno di legge presentato dal Governo Berlusconi, lo avremmo detto, come abbiamo fatto, anche con un Governo di diverso colore politico, in quanto non siamo articolazione né dipendenza di partiti né siamo qui per realizzare un'attività lobbistica.

Richiamo la situazione della pubblica amministrazione, perché da troppo tempo è considerata terreno per rastrellare risorse piuttosto che occasione di sviluppo del paese. Sul fronte della spesa sarebbe necessario intervenire ampiamente. Se invocassimo soltanto risorse per i contratti svolgeremmo il nostro mestiere di sindacato, ma potremmo essere tacciati facilmente di prescindere dal quadro generale. Mi permetto, quindi, di presentare alcuni esempi che potrebbero rispondere a questa eccezione. Vi è la possibilità di razionalizzare molto nella pubblica amministrazione, creando sportelli polifunzionali, accorpando determinati enti, ad esempio del settore previdenziale, la cui esistenza comporta la duplicazione di organi direttivi e centri elettronici che spesso non dialogano neanche tra loro. Risorse possono essere reperite, insomma, sul fronte dell'efficienza e della razionalizzazione. Il disegno di legge finanziario, invece, come i precedenti degli ultimi dieci anni, non prevede alcuno sforzo per il rilancio della pubblica amministrazione. L'articolo 21 della prima versione del disegno di legge, riguardante l'invalidità civile, assegna all'INPS le competenze in materia. La situazione attuale di gestione dell'invalidità civile comporta uno sperpero inutile di miliardi. Spesso l'INPS soccombe dinanzi ai ricorrenti perché non è in condizione di difendersi e ciò comporta, oltre a ingiustizie di vario tipo, un esborso di somme rilevanti.
Esiste la possibilità di intervenire seriamente anche sul fronte di una politica del personale più attenta ed adeguata alle necessità. Esiste un «esercito» di precari (le stime dell'ARAN considerano 300 mila precari), da anni in questa condizione, che non contribuisce ad aumentare la progettualità del cambiamento in presenza, tra l'altro, del fatto che, a seguito del blocco del turn over negli ultimi anni, la massa degli impiegati pubblici sta progressivamente invecchiando con le relative conseguenze.
Vi è la possibilità di utilizzare un'occasione irripetibile come quella del TFR. Nella delega previdenziale è previsto, oltre a ricorrere a fondi chiusi e fondi aperti, di costituire un fondo pubblico presso gli enti previdenziali. Però l'orientamento prevalente nella maggioranza, ma anche nella stessa opposizione, è di avversione verso questa scelta che potrebbe rappresentare un contributo rilevante, non tanto sul piano degli equilibri di bilancio, in quanto non dovrebbe essere considerata come un modo per alleviare le difficoltà nella costruzione del disegno di legge finanziaria. Giavazzi ha scritto, pochi giorni fa, su Il Corriere della sera, che diluire nel tempo il debito rappresenterebbe un modo per occultarlo, mentre, secondo noi, sarebbe già un risultato tenendo conto delle difficoltà attuali. Pensiamo a questa scelta come una possibilità di utilizzare una leva di politica economica rilevante. Vi è già un orientamento prevalente da parte di molti lavoratori di non confluenza nella previdenza complementare; realisticamente il 70 per cento dei lavoratori, per un importo di circa 8 miliardi di euro, non aderirà a tale possibilità. Se queste risorse fossero utilizzate per la politica economica darebbero maggiore spazio alla manovra, in particolare su versanti ai quali tutti, nelle dichiarazioni pubbliche, affermano di essere interessati ma di non poter intervenire per le difficoltà di bilancio, come investimenti finalizzati in ricerca, innovazione, informazione. Saremmo interessati ad una discussione più articolata su questo aspetto.
Complessivamente riteniamo che dovrebbero essere riviste diverse parti del disegno di legge.

PRESIDENTE. Rappresentate una novità nel ciclo delle audizioni, ma per quanto riguarda il TFR avete senz'altro fornito un contributo originale. Do ora la parola ai colleghi per eventuali domande.

LAURA MARIA PENNACCHI. Intervengo per esprimere due rapide annotazioni. Il Parlamento dovrebbe mostrare particolare attenzione alla parte delle argomentazioni degli auditi relativa alla pubblica amministrazione, in quanto non si può ragionare su di essa soltanto in termini di riduzione del perimetro e quindi dei dipendenti. Bisogna chiedersi cosa realizzi la pubblica amministrazione, quale sia la sua efficienza e qualità. Ciò richiede un intervento radicale in merito alle risorse umane e motivazionali. Mi chiedo come si concili questa esigenza, che sento fortemente, con il fatto che, dai dati che stiamo analizzando, il Governo in carica assume verso la pubblica amministrazione, da un lato, l'atteggiamento del roll back the State, di fare arretrare il perimetro, e dall'altra, una spesa che premia l'alta dirigenza e le consulenze esterne. Mi sembra un modo per alimentare il pregiudizio negativo sulla pubblica amministrazione. Per quanto riguarda il TFR, essendomene occupata in qualità di sottosegretario, reputo necessario, in primo luogo, rispettare le norme di contabilità nazionale e quelle provenienti dall'Unione europea, per cui non è possibile utilizzare una voce di quel tipo a riduzione del fabbisogno. Sarebbe assolutamente sconcertante. Inoltre, penso che i lavoratori che «posseggono» il TFR, dovrebbero essere maggiormente informati delle idee che stiamo discutendo.

PRESIDENTE. Presentai un emendamento contro il silenzio-assenso nel 1998-1999 che venne accolto, ma adesso il principio è venuto meno.

DOMENICO PROVENZANO, Membro del Coordinamento nazionale della Confederazione unitaria di base. Ho fatto dei brevi commenti alla legge finanziaria perché mi rendo conto del problema dei tempi, ma credo di avervi fatto anche un servizio. Tuttavia, non vorrei essere equivocato. Per quanto riguarda la pubblica amministrazione, la lievitazione della spesa è dovuta a mille fattori, non ultimi un ricorso massiccio a consulenze e ad una serie di questioni che appartengono poco ad una maggiore efficienza della pubblica amministrazione. Per quanto concerne il TFR, sarei interessato ad uno scambio più approfondito della materia, anche per evitare l'equivoco che, probabilmente, è insorto quando lei si riferiva alle leggi sulla contabilità e alle norme europee. Non credo che quella risorsa debba entrare nel bilancio, ma la costituzione di un fondo pubblico strettamente dedicato ad investimenti di un certo tipo, comunque, alleggerisce il peso della manovra e, quindi, crea spazi per fare operazioni che vanno incontro ad alcune esigenze.

PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti per essere intervenuti. Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 18.55.


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