in televideoconferenza dai locali della
Direzione Generale dell’INPS a Roma in collegamento con
tutte le Sedi regionali e provinciali dell’Istituto dalle
ore 10,00 alle ore 13,00 aperto alla partecipazione di tutti i
lavoratori.
Un
dibattito che si prefigge di ottenere almeno due risultati:
Negli
ultimi tempi, a seguito delle iniziative assunte dalla RdB
(unica voce fuori dal coro), registriamo da parte di altre
sigle sindacali una vera e propria campagna di disinformazione
sull’argomento TFR e Fondi Pensione.
A
distinguersi in modo particolare è la Cgil che ha pure
adottato per le prossime elezioni RSU lo slogan “pubblico
è meglio”.
Di
sicuro è meglio! Sarebbe opportuno però che lo slogan fosse
coerente con la pratica.
Ed
invece, anche su questo terreno, si arrampica sugli specchi
per sostenere l’ineluttabilità della previdenza privata,
perché questa è la vera natura della previdenza
complementare.
Si
passa poi dall’invito a stare calmi perché la situazione è
in divenire a quello di partecipare allo sciopero generale per
rivendicare la costituzione dei Fondi privati anche nel
pubblico impiego.
Perché
il confronto tra rendimento del TFR e Fondi non può essere
fatto sul breve ma sul lungo periodo e che se non si aderisce
ai Fondi si perde il contributo del datore di lavoro,
sottacendo su quanto in più devono pagare i lavoratori
soprattutto nel pubblico impiego.
Peccato
che a smentirli è una notizia di questi giorni: Banca Intesa
ha chiesto la liquidazione coatta del Fondo Comit, un Fondo
che risale al 1921. Una scelta che comporta la cassazione
immediata del pagamento delle rate di pensione maturate e la
liquidazione fallimentare del patrimonio.
L’ultimo
argomento è che ogni anno che passa si perde lo 0,5%
di pensione ed è vero!
Ma
non è l’effetto della famigerata riforma Dini che la Cgil,
insieme a Cisl e Uil, hanno scelleratamente sostenuta?
Noi
sosteniamo invece la necessità, la possibilità e l’urgenza
di rafforzare il sistema pensionistico pubblico
per assicurare una vecchiaia dignitosa garantita a
tutti, a partire dai più
giovani ai quali è sicuramente negata.
La
precondizione per riaprire il discorso è il fallimento
della previdenza complementare.
Una
prima risposta è quella della istituzione di un Fondo
pubblico a rendimento garantito
con adesione volontaria che può essere richiesto alla fine
della vita lavorativa nella forma di capitale accumulato o di
rendita pensionistica integrativa.
Di
questo vogliamo discuterne venerdì 12 con il Prof. Vasapollo
(Univ. La Sapienza), Prof. Mazzetti (Univ. della Calabria),
Leonardi (Coord.naz. CUB) e Provenzano (Dir.naz. RdB P.I.).
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