Con
il comunicato di oggi sulle retribuzioni da lavoro dipendente nel
nostro Paese l‘Istat, venendo meno alla sua funzione di
Istituto di ricerca scientifico si schiera a sostegno delle
politiche governative sul rinnovo dei contratti pubblici.
I
numeri forniti dall’Istat sono palesemente manipolati in
particolare quelli riportati sull’aumento delle retribuzioni dei dipendenti pubblici è
evidente infatti che il dato riportato di aumento delle
retribuzioni su base annua è il frutto degli arretrati
contrattuali del rinnovo biennale 2002-2003, biennio rinnovato
con minimo 22
mesi fino a 4
anni di ritardo ( Comparto Università)
.
Ancora
più grave è il fatto che l’Istat utilizzi i dati sulle
retribuzioni in modo del tutto strumentale sapendo bene che li
stessi suoi dipendenti, come gli altri dipendenti del Comparto
Ricerca, sono in attesa di aver rinnovato il contratto da 4
anni e 4 mesi.
Ricordiamo
al Sottosegretario Sacconi che nel pubblico impiego,
nonostante il famigerato Accordo di Luglio del 1993 tanto
sostenuto da Governo, Confindustria e Cgil Cisl Uil, la durata
del contratto va ben oltre i tempi previsti; come si
dimostrato dai ripetuti mancati
rinnovi.
Roma
31.3.2005
Direzione
Nazionale RdB-CUB P.I.
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