La notte di
venerdì 27 Maggio si è conclusa la lunga vertenza per il
rinnovo dei contratti del Pubblico Impiego con una preintesa
tra Governo ed OO.SS., propedeutica al rinnovo dei contratti.
La RdB-Cub Pubblico Impiego
non ha sottoscritto tale preintesa,
manifestando fin da subito la netta opposizione a questo
ulteriore gravissimo attacco ai lavoratori ed alla Pubblica
Amministrazione nel suo complesso.
Chiariamo subito che non siamo
di fronte alla sottoscrizione dei Contratti Nazionali di
Lavoro, ma di un accordo politico tra Governo e OO.SS. che,
stabilendo gli obiettivi da raggiungere attraverso il rinnovo
dei contratti pubblici, vanifica la funzione negoziale in sede
Aran , così come accadde con la preintesa del 4 Febbraio 2002.
La RdB CUB
Pubblico Impiego non sottoscrisse quell’intesa e fu solo
grazie alla conseguente straordinaria mobilitazione dei
lavoratori (ricordiamo a tutti la grandissima manifestazione a
Roma del 15 Febbraio 2002 con oltre 150.000 lavoratori) che si
ottennero modifiche sostanziali agli aspetti più negativi di
quell’accordo.
Oggi la situazione non è molto
diversa: forse è ancora più grave!
Il giudizio
della R.d.B. CUB P.I. sull’accordo è fortemente
negativo, non solo per quanto riguarda gli aspetti economici,
ma anche soprattutto per la contropartita che si comprende
leggendo tra le righe.
Aumenti contrattuali.
E’ previsto un incremento di € 100 medi lordi
che rappresentano un aumento contrattuale pari al 5,01%
della massa salariale di tutti i lavoratori della P.A.,
compresi magistrati, ambasciatori, forze armate e dirigenti.
Il 5,01% è comprensivo di uno 0,5% da destinare alla
produttività: salario quindi variabile, legato alla
contrattazione di secondo livello e, come recita l’accordo,
“alla valorizzazione della qualità
delle prestazioni e del merito”, con tutte le conseguenze
facilmente immaginabili per tutti i lavoratori.
Siamo lontani
anni luce dal recupero della perdita reale del potere di
acquisto dei salari !!!
Inoltre
questi incrementi rappresentano, nella loro totalità, solo
una promessa:
attualmente la copertura economica è prevista solo per il
4,3%, stanziato nella Finanziaria 2005. La forbice tra il
4,3% e il 5,01% dovrà trovare disponibilità con la prossima
Finanziaria !
Aumenti non certi quindi, ma
legati alla congiuntura economica complessiva nazionale ed
europea. Aumenti non immediati inoltre: basti pensare che dopo
la firma della preintesa del febbraio 2002 i contratti vennero
siglati solo alla fine del 2003 o, addirittura, agli inizi del
2004.
Con questo accordo vengono
anche fortemente ipotecati il potere e l’autonomia del
secondo livello di contrattazione e cioè della contrattazione
integrativa di Amministrazione.
Mobilità
Sarà avviato un tavolo di confronto sul tema
della mobilità volto a sopperire, attraverso la deportazione
coatta di migliaia di lavoratori della Pubblica
Amministrazione, alle carenze di organico derivanti dagli
ulteriori tagli di personale previsti. Al 31 dicembre 2004 il
Governo ha tagliato 50.000 posti di lavoro nella P.A. ed al
tavolo di confronto ha confermato l’intenzione di procedere
per il prossimo triennio con il taglio di ulteriori 60.000
unità. E’ evidente che tale scellerata politica, tra le altre
cose, mette in seria discussione la possibilità di trovare
una soluzione immediata al problema sempre più drammatico del
precariato nel Pubblico Impiego.
Revisione dell’assetto contrattuale
Pur essendo stato stralciato dall’accordo, grazie al consenso
delle OO.SS. firmatarie il Governo ha già convocato le parti
per la revisione del modello contrattuale. Nelle intenzioni il
Pubblico Impiego dovrebbe fungere da apripista per tutto il
mondo del lavoro, e quindi anche per il settore privato, a
cominciare dai metalmeccanici per proseguire con i trasporti.
L’obiettivo è quello di allungare la vigenza contrattuale
attraverso l’eliminazione di un biennio economico, facendo
combaciare la durata normativa con quella economica. Di
fatto l’obiettivo è stato già parzialmente raggiunto con
questa tornata contrattuale dal momento che gli aumenti
saranno disponibili solo dopo l’approvazione della prossima
Finanziaria e quindi dopo il 31.12. 2005.
Gli effetti devastanti dell’accordo hanno fatto
già emergere l’altro obiettivo, neanche tanto nascosto, sulla
introduzione delle gabbie salariali, attraverso lo
svuotamento dei contenuti dei contratti nazionali a favore di
un’esaltazione di quelli regionali: questo di fatto
comporterebbe un’inaccettabile differenziazione degli
aumenti contrattuali sul territorio nazionale.
La R.d.B.CUB P.I.
è fermamente convinta che anche su questo accordo la parola
spetti ai lavoratori e per questo ha già impegnato tutte le
strutture di Pubblico Impiego nella preparazione di un
referendum consultivo
su tutti i posti di lavoro.
Inoltre, nel respingere l’accordo, ha indetto
una giornata nazionale di
mobilitazione
prevista per il 15 giugno
su una piattaforma che permetta di:
·
recuperare la
perdita del potere d’acquisto dei salari
·
consentire una
soluzione definitiva al problema precariato
·
porre fine al
blocco decennale delle assunzioni
·
mantenere e
rafforzare l’unicità del Contratto Collettivo Nazionale di
Lavoro
·
impedire la
mobilità coatta di migliaia di lavoratori
·
respingere
l’attacco alla Pubblica Amministrazione e quindi allo stato
sociale
in
preparazione dello sciopero generale di tutto il mondo
del lavoro in concomitanza con la presentazione della prossima
Legge Finanziaria in Parlamento.
Roma, 31
maggio
2005
RdB
CUB-Pubblico Impiego |