La prima cosa che balza all’occhio è l’aumento
dei Buoni Pasto,
da 4,65 a 7,00 euro. Questa è in pratica
l’unica novità positiva
dell’ipotesi di contratto…
non a caso, uno degli argomenti su cui, spesso in “splendida
solitudine”, anche se oggi molti si affanneranno ad
attribuirsi la paternità, le RdB/CUB molto hanno speso in
parole ed in iniziative di protesta da diversi anni a questa
parte. Per il resto del contratto, il nulla.
Anzi, peggio del nulla.
Il
contratto prevede l’attribuzione di 4,31% di incremento sugli
ultimi due anni -
con una
perdita secca di potere d’acquisto di almeno il 3% sul
biennio - e subordina il resto (un 0,7%) ad una ulteriore
intesa che, citiamo testualmente, dovrà “integrare il
presente accordo, (e) dovrà essere realizzata non appena sarà
approvata la suddetta legge finanziaria a copertura dei
relativi oneri a carico del bilancio dello Stato.”
IL
CONTRATTO E’ UNA PRESA IN GIRO AI DANNI DI 200.000 LAVORATORI.
Infatti è la prima volta che un contratto viene spezzato in
due parti.
Le
decorrenze ci dicono poi che gli aumenti non partono
“pieni” dal 1° gennaio 2004, ma che i 90 euro lordi
di cui si tanto parla, di fatto, decorrono dal 1° febbraio
2005, mentre per l’anno 2004 la quota è molto più bassa
(circa 35 euro lordi). Quindi arretrati lordi a dicembre 2005
(35 per 14)+(90 per 12), ovvero circa 800 euro netti medi
(la media si calcola su un livello intermedio tra B3 e C1).
La terza
decorrenza, un po’ occultata ad una lettura superficiale
dell’accordo, visto che viene descritta ma sparisce,
“opportunamente” dalle tabelle, è un capolavoro di
ambiguità, degno delle più subdole clausole da agente
assicurativo. I sindacati firmatari dell’accordo/truffa di
maggio, infatti, a più riprese hanno affermato che
nessuna quota contrattuale doveva decorrere dal 2006… ed
infatti, le quote non ancora stanziate, ammesso che lo
saranno, potranno decorrere dal… 31 dicembre 2005. Se
non fosse nero su bianco stenteremmo a crederlo!
Infine, al
di là di “commoventi” dichiarazioni di intenti, nulla
si è fatto per stabilizzare quote di salario accessorio (14^
mensilità), nulla si è fatto per perequare le indennità
di amministrazione, soprattutto in quei ministeri accorpati
col decreto legislativo 300, nulla si è fatto per
togliere la gabella sulla indennità di amministrazione in caso
di malattia, nulla si è fatto – nonostante molti dei
firmatari si sono sperticati in cause civili a riguardo – per
mettere l’indennità di amministrazione nella tredicesima
mensilità…
…più che
un’occasione perduta visto che la prossima Finanziaria non
stanzia i soldi per il rinnovo del contratto per il prossimo
biennio, ma solo quelli necessari per pagare l’Indennità di
vacanza contrattuale. Questo significa che per almeno il
prossimo anno non c’è alcuna previsione di aprire un tavolo
contrattuale e dovremo trascinarci ancora questi problemi.
Insomma un
contratto pessimo che non può essere digerito con la
logica del “poteva andar peggio”…
LO
SCIOPERO GENERALE DEL 21 OTTOBRE ASSUME, DOPO UN CONTRATTO
COME QUESTO, ANCORA PIU’ VALORE.
IN PIAZZA
PER RIVENDICARE SALARIO, DIRITTI E DIGNITA’.
IN PIAZZA
PER CAMBIARE LE COSE. |