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Rinvio della riforma sul TFR.
La mobilitazione dei lavoratori può sconfiggere ogni ipotesi di scippo.

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Ieri, in sede di Consiglio dei Ministri, si è registrato un ulteriore rinvio della riforma (scippo) del TFR. 

Grida di disperazione di Maroni, ministro che ci (ri)mette la faccia, ma anche di CGIL, CISL e UIL, insieme a Confindustria.

Illuminanti al proposito le parole riportate sui quotidiani di Pezzotta e della segreteria CGIL: come se avessero sfilato l’osso di bocca al cane.    La ragione è facilmente intuibile: vedono allontanarsi l’agognata gestione di una torta di ben 13 miliardi di Euro annui di contributi a carico dei lavoratori più 4 miliardi di Euro annui di contributi dei datori di lavoro.

Se pure qualche ragione di contentezza la possiamo dunque esprimere, insieme ai tanti lavoratori che hanno rifiutato e continuano ad avversare questa riforma, non possiamo tuttavia gioirne fino in fondo.

La riforma infatti, oltre che per le possenti voci di dissenso dei lavoratori, è stata rinviata alla discussione parlamentare anche per effetto della pressione delle assicurazioni che hanno denunciato il trattamento di favore previsto per i cosiddetti “Fondi Chiusi” (o Contrattuali…), gestiti appunto da imprenditori e sindacati confederali.

Evidente il conflitto di interessi che informa la vicenda, essendo Berlusconi direttamente coinvolto nella potenziale gestione di questi fondi con Mediolanum.

Questi, tuttavia, non è l’unico gruppo assicurativo che rischia di perdere peso nella partita dei fondi previdenziali assicurativi. E’ facile intravedere nella scalata di Unipol alla BNL, tra le altre, una forte aspettativa sul nuovo mercato dei Fondi Pensione Integrativi, e che quindi anch’essa abbia fatto pressione per il rinvio di una riforma che si vuole più “aperta” alla concorrenza.

L’opposizione del cartello delle assicurazioni è dunque trasversale e coinvolge i maggiori partiti parlamentari. Hanno bisogno di maggior tempo per spartirsi le spoglie di quello che comunque considerano un cadavere: il TFR del lavoratore dipendente.

Dunque, seppure oltre i tempi previsti, e nonostante i conflitti interni ad una maggioranza lacera e contusa, la riforma la vogliono tutti questi soggetti, sicché non ci illudiamo su una fine anticipata della partita.             Riprenderà sicuramente.

In tutta questa vicenda, quindi, le uniche voci assenti continuano ad essere quelle dei diretti interessati, i lavoratori. Ma sono solo loro che possono decidere dei propri soldi.

Che siano CGIL, CISL e UIL, a braccetto con la Confindustria, o che siano le assicurazioni private a volerci scippare i nostri soldi, la risposta non può che essere una sola: NO ALLO SCIPPO DEL TFR! Facciamolo sentire forte e chiaro!

Le contraddizioni che quotidianamente si registrano sull’argomento ci indicano chiaramente che

sconfiggere ogni ipotesi di scippo del TFR, e rilanciare la previdenza pubblica,

è possibile, ed è necessario.

Invitiamo tutti i lavoratori a non abbassare la guardia ed a partecipare allo

SCIOPERO GENERALE del 21 Ottobre con

MANIFESTAZIONE a ROMA

alle h. 10,00 in Piazza della Repubblica

per rilanciare le pensioni pubbliche

per stabilizzare i precari con contratti a tempo indeterminato

per salari europei ed in linea col costo della vita

per restituire dignità al lavoro

Roma,  10.10.05                                                                      

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