Dopo essere stato approvato dal Senato, arriva oggi alla
Camera il maxiemendamento presentato dal Governo sulla
Legge Finanziaria 2006.
Al di là delle operazioni di facciata che hanno il solo scopo
di gettare un po’ di fumo negli occhi all’opinione pubblica,
ci troviamo ancora una volta di fronte ad un provvedimento
che si abbatte come una vera e propria mannaia sulla Pubblica
Amministrazione, facendo emergere concretamente e con sempre
più chiarezza, qualora ce ne fosse ancora bisogno, il
progetto di smantellamento progressivo, pezzo dopo pezzo,
dello stato sociale. Una politica scellerata messa in atto dai
vari Governi che si sono succeduti negli ultimi anni,
interessati solo a parole alla qualità e all’efficienza dei
servizi erogati ai cittadini, demandati esclusivamente alla
buona volontà dei lavoratori del settore pubblico, ma
particolarmente interessati ad un’opera di devastazione che si
concretizza nelle privatizzazioni e nelle esternalizzazioni,
nella precarizzazione sempre più selvaggia del rapporto di
lavoro, nell’aumento esponenziale dei carichi di lavoro, nelle
dismissioni del patrimonio immobiliare.
Un depauperamento progressivo di risorse, non solo economiche
ma anche di uomini che passa attraverso:
·
la riduzione della spesa per Enti Locali e Sanità che,
tradotta in termini pratici, comporterà l’inevitabile aumento
delle tasse locali a carico della cittadinanza e
l’abbassamento del livello di qualità dei servizi;
·
la riproposizione, anche per il 2006, del blocco delle
assunzioni, con la conseguente impossibilità per le pubbliche
amministrazioni di effettuare quel “ricambio generazionale”
necessario, soprattutto in previsione di massicce ondate di
pensionamenti;
·
una “soluzione” parziale per soli 7000 precari definiti
“storici”, a fronte di un esercito di lavoratori che ormai
sfiora le 300.000 unità, a cui si vogliono negare
sistematicamente prospettive, diritti e dignità;
·
la previsione di perdita di lavoro per il 40% degli attuali
lavoratori a tempo determinato, interinali, ex co.co.co., che
hanno consentito sino ad oggi a tutta la Pubblica
Amministrazione di continuare a svolgere la sua funzione;
·
la mancata soluzione al problema dei lavoratori assunti con
Contratto di Formazione e Lavoro, che rischiano di essere
“formati” sino all’età pensionabile;
·
lo stanziamento per il rinnovo contrattuale del biennio
2006-2007 delle sole risorse destinate al pagamento della
vacanza contrattuale, con l’implicito riferimento alla volontà
di non rispettare le scadenze contrattuali anche in previsione
di una modifica dell’attuale assetto contrattuale;
·
la previsione per il 2006 di Fondi per il salario accessorio
uguali a quelli del 2004, precludendo così anche la
possibilità, attraverso la contrattazione integrativa, di
operare delle scelte in termini di sviluppo di carriera dei
lavoratori pubblici.
Crediamo che il disegno sia ormai chiaro a tutti, così come è
chiara la necessità di una radicale inversione di tendenza a
questo stato di cose: la misura è ormai colma ed i lavoratori
della Pubblica Amministrazione devono rivendicare con forza i
loro diritti, non solo pretendendo aumenti contrattuali veri,
in linea con il reale aumento del costo della vita, ma
soprattutto devono reclamare a gran voce il recupero della
loro dignità, quella dignità troppo spesso e troppo a lungo
calpestata da chi, funzionalmente, tenta di dipingerli come
inutili parassiti.
Roma, 13 dicembre 2005
RdB-CUB Pubblico Impiego |