“…E le stelle stanno a guardare...”
Riportiamo il testo
integrale di una nota inviata da una collega del C.S.A. al Coordinamento
Nazionale delle RdB Pubblica Istruzione:
“….Stimati colleghi,
ho letto con interesse, come sempre, il Vs. comunicato del 18 gennaio, e
mi ha in particolare colpita l’osservazione sul nostro silenzio (“ oggi
siamo al capolinea e la cosa più inquietante è il silenzio del personale degli
ex Provveditorati”).
Si, ci avevo riflettuto anch’io: è veramente inquietante, e ad un
estraneo potrebbe sembrare addirittura inspiegabile. Eppure non siamo tutti sprovveduti, né ingenui, né miopi, né codardi.
E allora perché non protestiamo? Semplicemente perché di solito si urla e si
sbraita per qualcosa di ingiusto che in modo chiaro e dirompente accade o sta
per accadere. Ma quando mai il Ministro ci ha esternato i suoi piani in modo
chiaro e palese? Da anni porta avanti, a spese nostre e delle scuole, questo
giochetto di annunciare i cambiamenti ma di non specificare come saranno
concretizzati, di progettare riforme riempiendo pagine e pagine di un linguaggio
burocratico che sovente, quando non è solo fumo, si può leggere in un senso
come nel suo contrario, e lo fa volutamente, forse per non scontentare nessuno
ma finendo così di scontentare tutti.
Ora muoiono i Provveditorati e dalle loro ceneri nascono i C.S.A.. Ma
questo che cosa vuol dire in concreto? Leggendo il linguaggio astratto e brumoso
di regolamenti e circolari, si arriva alla conclusione che i neonati Centri
potrebbero essere, come al solito, tutto e il contrario di tutto, perché né il
Ministero né le Direzioni Generali regionali li hanno ancora riempiti in modo
concreto di contenuti e compiti.
Forse siamo proprio arrivati al
capolinea, come affermate, ma non ce ne siamo neanche accorti, perché abbiamo
fatto tutto il percorso con gli occhi bendati. Non credeteci però così vili: abbiamo cercato in tutti i modi di
toglierci le bende, anche se avevamo le mani legate: abbiamo chiesto aiuto a
destra e sinistra, abbiamo pestato i piedi, abbiamo detto “ per favore”.
Nessuno ci ha mai dato risposte chiare, non i Ministri ma neppure i Sindacati.
Voi l’avete chiamato “ il gioco delle tre carte”; non sarà invece
puro e semplice “mobbing”?
E’ una parole grossa, d’accordo, e abbiamo tutti un po’ di paura a
pronunciarla, perché, in fondo in fondo, di che cosa possiamo lamentarci?
Abbiamo il nostro bravo stipendio a fine mese, la nostra lustra e decorosa
scrivania, nessuno ha mai minacciato di licenziarci e nessuno ci ha mai neanche
detto chiaro chiaro che ci vuol mandare a lavorare in un altro ufficio o in
un’altra città. Sì, è vero, magari hanno bisbigliato qualcosa che poteva
farcelo credere, ma così, non sul serio, come quelle velate minacce che si
fanno ai bambini per farli star buoni.
E hanno ottenuto quel che volevano, perché in effetti noi stiamo
proprio buoni.
Per continuare la metafora, ce ne stiamo qui buoni e zitti su questo
tram sgangherato aspettando di arrivare al capolinea ( tanto non ci fanno
scendere prima…) e poi vedremo.
Ed intanto il tranviere, nel
silenzio generale ( non parlate al
conducente) ci porta dove vuole…….”
Questo è il triste scenario dei C.S.A. raffigurato da una collega con un mix tra ironia ed amarezza.
Ne condividiamo, ma solo in parte, l’analisi.
Non crediamo infatti che la passiva accettazione dell’imponderabile (ammesso che di imponderabile si tratti) possa giustificare il persistente angosciante silenzio di cui parlavamo, e men che meno crediamo che lo stato di supina rassegnazione che si ispiri ad una concezione fatalistica della vita, in qualsivoglia sua manifestazione, porti nella direzione giusta.
Se è vero, come invece noi crediamo, che “ognuno è artefice del proprio destino”, il volersi appellare ad arcani processi dell’inconscio, ancorando il proprio modo di agire all’ineluttabilità degli avvenimenti, non coglie il senso pieno e la misura giusta di una realtà, anzi riteniamo più propriamente che questo rappresenti solo un alibi o un comodo pretesto per rifuggire le proprie responsabilità nel voler rimanere, deliberatamente, spettatori inerti dinanzi ad uno scempio, che pur è visibile e percepito da tutti, e che si va progressivamente consumando di giorno in giorno sui posti di lavoro.
Così come crediamo, a voler fornire una nostra versione dei fatti, che l’egoismo e l’affannosa ricerca del soddisfacimento dell’interesse personale in ogni suo aspetto ed in ogni sua concreta espressione rappresenti un processo di frammentazione e di disgregazione delle forze lavoratrici, tale da rendere frustranea un’unità di intenti che miri alla realizzazione di un unico e comune obiettivo.
Se così non fosse, non riusciremmo a darci ragione per cui (per dirne una recentissima), nel mentre si assiste ancora oggi, pur in presenza del decretato stato di “liquidazione” del Personale, a fenomeni che rievocano reminiscenze storiche allorquando sulle galee il capo ciurma scandiva con un incedere sempre più frenetico i tempi di battuta dei forzati incatenati in fila sui banchi di voga per obbligarli impietosamente sino allo stremo delle forze ad accelerare la corsa verso la rotta, sul palcoscenico dei C.S.A. non si registra (tranne qualche flebile ed estemporaneo sussulto destinato inevitabilmente a perdersi nel vuoto) neppure la benché minima velata protesta per i ritmi vertiginosi e disumani imposti dal Ministero con il recente scadenzario degli adempimenti, ed ancor meno è avvertita dal Personale l’esigenza di operare una larvata riflessione sul proprio miserrimo stato di lavoratori dello Stato oggi così ostentatamente vilipeso e mortificato.
Cosicché, come annota la collega, si preferisce starsene buoni, con il capo chino sulla lustra e decorosa scrivania per dimostrare, ciascuno nella sua presunzione, di essere più bravo e meritevole, rispetto all’altro collega, delle attenzioni del Dirigente di turno, oppure, più semplicemente, per essere osservante degli ordini di scuderia del suo santo protettore sindacalista che, all'occorrenza, saprà rendergli i servigi richiesti per riconoscenza alla sua inossidabile fedeltà.
E tutto ciò, coltivando solo speranze, ( che per la stragrande maggioranza si riducono poi in illusioni ), di poter ricavarci qualche soldo in più o, magari, di conquistare, attraverso le acquisite compiacenze, posizioni di maggior favore.
Ed intanto, scivolando nell’immenso mare dei sogni traditi, la vecchia bagnarola lentamente va.
E mentre l’equipaggio fa finta di non sapere quale sia la sua meta, il comandante, da lontano, ne telecomanda la rotta del non ritorno, portandola alla deriva.
Questa sinteticamente è la nostra analisi su quanto accade.
E lo diciamo in tutta franchezza ( e ce ne scusiamo), ma non certamente con l’intento di ergerci a giudici degli altri ma con un senso di profonda autocritica, forti del fatto che chi scrive si pone con spirito libero anche in contraddittorio con la Organizzazione sindacale cui appartiene, non avendone sposato sicuramente la fede bensì soltanto la causa, se e fino a quando essa continuerà ad essere giusta.
Ed è proprio perché la vostra, è la nostra giusta causa, e che il vostro interesse è uguale al nostro, che questa Organizzazione sindacale
alle forze vive di tutti i C.S.A. affinché, nel prendere finalmente coscienza di quanto scarso sia oggi il livello di apprezzamento della categoria, si riapproprino della loro dignità civile e professionale.
Organizziamo un fronte compatto.
Contribuiamo tutti quanti a programmare una strategia comune
Attiviamo iniziative nei posti di lavoro con assemblee, presidi e stati di agitazione
Costituiamo un Coordinamento Nazionale che svolga una funzione di filtro fra tutti gli Uffici Territoriali
Creiamo le condizioni per proclamare di qui a breve uno sciopero nazionale con manifestazione al Ministero
Riaffermiamo con forza ed a chiare lettere che, a fronte di tutto e di tutti, la partita non è chiusa perché
“ Ci siamo ancora !!!”
Per adesioni ad
un movimento organizzato ed unitario di lotta, rivolgersi a:
Federazione
Nazionale – via dell’Aeroporto 129 – Roma –
Tel. 06/762821 ; fax 06/762833 – 06/233200763 – cell.
347/1570672
E-mail: rdbstato@rdn.it – rdb.istr@libero.it –