Questa O.S. ritiene che la
seguente analisi, definendo cosa debba intendersi per
“valorizzazione delle risorse umane”, possa indicare gli
ambiti su cui agire e le metodiche da seguire.
La valorizzazione delle risorse
umane è agganciata:
al rilancio dell’importanza del
ruolo del Ministero della Salute all’interno del sistema
Italia, mediante la difesa e l’enfatizzazione delle sue
competenze (la sopravvivenza del Ministero infatti, si traduce
nella stabilità dell’occupazione dei suoi dipendenti);
al sistema di formazione e
riqualificazione (attraverso i quali, in assenza di processi
concorsuali, potrebbero assicurarsi le carriere dei
dipendenti. Tuttavia l’attuale sistema, legato tra l’altro
alla suddivisione delle categorie professionali in macro-aree,
risulta nella pratica ingessato per una serie di difficoltà di
fondo. La Rdb dunque, immagina l’istituzione di un’unica area
in cui sono distinte le posizioni economiche. In tal modo si
supererebbe il blocco del corso-concorso per gli avanzamenti
fra le attuali aree. La progressione inoltre, potrebbe
realizzarsi in base alla doppia valutazione dell’anzianità e
del possesso di adeguato titolo di studio: l’anzianità farebbe
scattare l’avanzamento fra le diverse posizioni economiche
dello stesso profilo professionale ed il titolo, eventualmente
insieme a percorsi formativi, sarebbe utile per il passaggio
fra le diverse categorie professionali);
al sistema di remunerazione
(perché all’avanzamento del “livello”, all’accrescimento della
professionalità, all’assunzione di maggiori responsabilità
deve corrispondere un aumento salariale, previsto dal
contratto integrativo anche con meccanismi automatici).
Può esserci vera valorizzazione
solo in presenza della motivazione del personale, che può
avvenire con:
l’accrescimento del senso di
appartenenza (attraverso l’eliminazione delle differenze
settoriali, la solidarietà e la tutela dell’Amministrazione
verso i propri dipendenti, la trasparente compartecipazione,
la stabilizzazione del rapporto di lavoro, ecc.);
la gratificazione economica e
professionale (il dipendente riqualificato, oltre ad essere
maggiormente retribuito, deve poter svolgere effettivamente i
compiti previsti dal nuovo profilo. E’ necessaria la
perequazione delle remunerazioni per evitare che si verifichi
un eccessivo divario economico fra le categorie professionali.
In assenza di reali impedimenti di servizio, deve essere più
semplice il soddisfacimento delle esigenze individuali:
mobilità, diversa articolazione d’orario, ferie, part-time,
ecc.);
la formazione continua che deve
essere realmente agganciata a processi di avanzamento
professionale (prevista per tutti al fine di valorizzare il
dipendente e migliorare i servizi offerti dall’Amministrazione
al cittadino).
la riorganizzazione degli uffici
e del lavoro per una giusta collocazione delle personalità (il
dipendente deve aver coscienza di essere giustamente
collocato, secondo le proprie inclinazioni e competenze, e di
non essere penalizzato da realtà clientelari);
le pari opportunità (eguale
accesso alla retribuzione accessoria – vedi straordinari,
missioni, ecc. -, equa distribuzione delle risorse finanziarie
fra centro e periferia, eguale formazione fra centro e
periferia – sia quantitativa che qualitativa -, anche con
l’istituzione di corsi a distanza o la regionalizzazione, se
non la provincializzazione, delle lezioni);
il comfort d’ufficio (ambienti
salubri e puliti nel rispetto della L. 626/94 e della recente
normativa sul benessere psico-fisico dei dipendenti,
eliminazione dei conflitti interpersonali – mobbing, molestie,
bulling, ecc. – (la gerarchia non deve essere autoritaria,
bensì modello autorevole), equidistribuzione dei carichi di
lavoro e controlli sull’attività svolta al fine di garantire
parità di trattamento, dotazione della strumentazione
necessaria all’attività da svolgere, proporzionale definizione
degli organici d’ufficio in relazione alle reali esigenze di
servizio).
Prima di attivare procedure
d’assunzione e/o di consulenza esterna, diventa obbligatorio
coinvolgere le OO.SS. A tal fine si dovrebbe considerare il
prioritario impegno di riassegnare al Ministero della Salute
le funzioni di informatizzazione e di gestione del personale,
esternalizzate a R.T.I. e Agenzie varie. Tale soluzione
permetterebbe:
-
la riduzione della spesa;
-
la riduzione dei tempi di
attesa per la risoluzione dei problemi;
-
la giusta collocazione dei
profili professionali tecnici da riqualificare e da
riassegnare ai compiti propri dell’area;
-
la previsione in pianta
organica di nuovi profili professionali per il centro e le
periferie, in grado di soddisfare autonomamente le esigenze
degli uffici nel campo informatico;
-
la conseguente immissione di
nuove unità di personale.
Accrescendo i settori oggi
mortificati dalle esternalizzazioni, si darebbe così
attuazione ad una Amministrazione più moderna, anche in
considerazione dell’avvenuto accrescimento delle funzioni del
Ministero della Salute e si darebbe piena attuazione alla
valorizzazione delle risorse Umane. |