Sulle
riqualificazioni |
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Roma, 29 settembre 2003 |
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e,p.c:
On. Maria
Teresa Armosino.
Sottosegretario di Stato. Agenzia del Demanio.
Via
del Quirinale, 30
ROMA
Al
Dott. Giancarlo Del Bufalo. Capo della delegazione di parte pubblica
SEDE
Al
Dott. Boris Virili. Dirigente dell’Ufficio Relazioni Sindacali. Servizio
Centrale del Personale
SEDE
Roma 29.9.2003
Dopo
oltre un anno dal blocco delle riqualificazioni, a seguito della sentenza della
Corte Costituzionale n.194/02 e dopo sei mesi dall’intesa siglata l’11
aprile 2003 dalla CISL, UIL, UNSA e UGL, che rivedeva al ribasso le procedure di
riqualificazione del personale del nostro dicastero, abbiamo ricevuto una
inaspettata convocazione, per il prossimo 1 ottobre 2003, da parte del
sottosegretario on. Armosino per definire l’intesa suddetta, già a suo tempo,
fortemente contestata dalla nostra O.S.
Nell’ultimo
incontro, prima delle vacanze estive, l’amministrazione aveva annunciato la
ripresa delle relazioni sindacali, bloccate da mesi.
Addirittura
era intenzionata a predisporre un fitto calendario d’incontri, a settembre,
per avviare il confronto su varie problematiche inerenti: il riordino del M.E.F.,
la mobilità del personale, la formazione etc.etc.
Il
riavvio delle riqualificazioni era stato dato quasi per certo dal dott. Del
Bufalo dopo un “doveroso” passaggio di consultazioni con i capi dipartimento
e i rappresentanti politici.
Invece,
ci ritroviamo con una convocazione della parte politica, che appare nel
desolante panorama del nostro Ministero, concedendosi ai lamenti di quelle OO.SS.
disponibili a questo “teatrino”.
Questa
storia dura già da un pezzo quasi che l’amministrazione, la parte politica e
le OO.SS collaborazioniste, fossero attanagliate da una irrefrenabile coazione a
ripetere le stesse azioni con un rituale scontato e senza senso, forse
riconducibile a fenomeni spiegabili solo dalla psichiatria sociale.
Come
se tutto ciò non bastasse e per “passare il tempo” in attesa degli ultimi
atti di questa contro-riforma, si consuma una miserabile gestione quotidiana
negli uffici, considerati da taluni Dirigenti alla stregua della bottega sotto
casa, visto che mobilità, trasferimenti, straordinario, formazione sono
trattati come merce.
In
questo inqualificabile scenario si riapre il caso riqualificazione.
Non
staremo a ripetere le battaglie fatte contro questo CCIA e queste
riqualificazioni.
Ci
limiteremo a ricordare solo che, a suo tempo, l’amministrazione e le OO.SS.
firmatarie del CCIA, hanno inventato le dotazioni organiche del M.E.F.
utilizzando alchimie numeriche e prescindendo completamente dalle esigenze
funzionali dei servizi ed hanno, inoltre, usato gli stessi parametri per
l’individuazione del fabbisogno professionale.
La
conseguenza inevitabile è stata la mortificazione delle aspettative
professionali dei lavoratori e l’affossamento della questione del mansionismo.
L’edizione riveduta, corretta e “giudicata” dall’Avvocatura Generale dello Stato peggiora pesantemente le già penalizzanti procedure di riqualificazione poiché:
l’immediata
ripresa dei corsi, salvaguardando i partecipanti che hanno già sostenuto
gli esami finali, introduce una fortissima discriminazione tra i lavoratori
che hanno già sostenuto l’esame e quelli che dovranno affrontarli con
procedure diverse e posti disponibili decurtati;
la
partecipazione di un numero di candidati pari ai posti previsti
dall’originario bando di selezione, salvaguardando solo i colleghi
inquadrati nella attuale posizione C2, ammessi per la riqualificazione nella
posizione C3, anche in soprannumero, rispetto ai posti disponibili, crea un
trattamento concorsuale differenziato con le posizioni B1, B2 e C1
vincolate, queste ultime, ai posti previsti;
per
la collocazione nella graduatoria finale viene data la priorità ai
dipendenti provenienti dalla posizione economica immediatamente inferiore a
quella di inquadramento così come previsto CCNL 1998/2001. Nessuna
soluzione è contemplata, invece, per la posizione B1 che, per effetto della
composizione numerica dell’area B, rimane tagliata fuori da qualsiasi
possibilità di progressione nelle aree;
la
riduzione dal 70% al 50% della quota percentuale relativa alle carenze di
organico, da riservare alle procedure di riqualificazione, nelle posizioni
economiche C2 e B3, diminuisce fortemente il numero dei colleghi che
otterranno il passaggio alla posizione superiore;
la
riduzione all’80% del valore dei titoli da sommare al punteggio del corso
di formazione, per la definizione della graduatoria finale, prevista dai
bandi di selezione aumenta il potere selettivo della commissione
esaminatrice;
il
mantenimento delle graduatorie per un periodo di 24 mesi dalla data della
loro approvazione ha il sapore di una elemosina per i lavoratori esclusi. Il
recupero dei colleghi C1, esclusi dal passaggio in C3, a seguito della
priorità data ai C2, è un “contentino” che introduce un ulteriore
trattamento differenziato, rispetto alle posizioni B1 e B2, che non hanno
alcuna possibilità di “ripescaggio”;
non
c’è alcuna previsione sui tempi e sulle modalità di attivazione del
passaggio fra le aree;
l’inserimento della tematica delle mansioni superiori, considerata la netta chiusura dell’amministrazione alle nostre proposte, e semplicemente provocatorio.
Tutte queste considerazioni ci portano ad una decisa presa di posizione contro la riunione del 1 ottobre 2003, dove l’on. Armosino, i rappresentanti dell’amministrazione, i sindacati della concertazione e quelli gialli, si sono dati appuntamento per fare il gioco delle parti e calare il sipario sulle residue speranze di equità e giustizia dei lavoratori del M.E.F.
Una volta tanto separiamo noi i tavoli “contrattuali” e a questa riunione non ci saremo. Il nostro posto, come sempre, è con i lavoratori per preparare una nuova stagione di lotta per i diritti e il salario.