L’incontro del “NULLA” |
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L’incontro ha avuto, come oggetto, sia il decreto sul
riassetto organizzativo del ministero e le modifiche al decreto legislativo 30
luglio 1999 n. 300 che le procedure di riqualificazione.
Come nelle migliori situazioni “kafkiane”, la complessità
della materia, il sovrapporsi di situazioni diverse e, come ammesso dalla stessa
sottosegretaria, la sua totale inesperienza, non hanno portato a nessuna
conclusione concreta se non quella dei soliti buoni propositi.
Sul primo punto, gli interventi hanno fatto
registrare il disappunto sia sul metodo sia sul merito del provvedimento
legislativo. Sul secondo punto, e cioè quello sulle riqualificazioni,
dopo una pausa, l’atmosfera si è alquanto riscaldata.
La pregiudiziale di apertura - il rispetto del contratto
integrativo nella sua interezza e quindi la ripresa delle procedure di
riqualificazioni (parliamo dei passaggi tra e nelle aree, da non
confondersi con la riqualificazione ex legge conclusa ma, per certi versi,
sospesa anche il quello che era il Ministero delle Finanze) senza alcuna
modifica dei criteri -, dichiarata dal rappresentante della UIL ha, di fatto,
“spiazzato” le altre OO.SS. confederali che, per non rompere la finta unità,
hanno condiviso l’intervento ma erano, sotto sotto, pronte a trattare con
l’amministrazione. Questa pregiudiziale, il sottosegretario non ha fatto altro
che utilizzarla per chiudere l’incontro, dopo aver assicurato una sua attenta
riflessione su quanto esposto. Ore 14.00 circa.
Questi, in maniera molto succinta e, credeteci, con enorme
difficoltà per riassumerveli, sono i fatti.
Gli interventi della delegazione trattante delle RdB,
hanno posto in luce l’intenzione dell’autorità politica di continuare a
destrutturate l’intera amministrazione, portando avanti, a colpi di interventi
legislativi, lo smantellamento, pezzo dopo pezzo. Di fatto, con il D.L.194, la
riforma del 97 è carta straccia.
Il potere che il vertice del Dipartimento della Ragioneria
Generale dello Stato ha ottenuto dall’accentratore ministro Tremonti, ha
ricreato una netta separazione tra i lavoratori (non è un caso che la stessa
amministrazione abbia già applicato il D.L. 6.9.2002 n. 194 richiedendo una
rilevazione del personale in servizio al 1.1.2003 escludendo il personale delle
ex RPS) i quali si vedranno discriminare a secondo della loro appartenenza o,
ancora peggio, subiranno il ricatto dell’incertezza del futuro del servizio in
cui operano, come nei Dipartimenti Provinciali del Tesoro, di fatto, già
smantellati. Inoltre, invece di intervenire con una seria politica di lotta
all’evasione fiscale, anziché di condono, con l’intervento di modifica
dell’art. 60 del D.L. n. 300, si elimina, di fatto, l’autonomia delle
agenzie fiscali, le quali sono sottoposte al controllo politico sulla legittimità
dei propri atti. Nessuna giustificazione si può trovare né in termini di
efficienza né nel contenimento dei costi. Le verifiche in corso, sono state
chiuse laddove i verificati hanno semplicemente affermato di voler aderire al
condono. Il contenzioso è fermo. Gli accertamenti sono bloccati. E quello che aspetta
ai lavoratori delle agenzie è il compito aberrante di assistere gli ex
evasori fiscali!
L’iniziativa senatoriale (presentata da F.I.) di
trasformare in fondazione il catasto, il diniego del transito dei colleghi ai
comuni, il futuro del personale delle commissioni tributarie e delle Agenzie
Fiscali, la volontà di apportare profonde modifiche, soddisfacendo la richiesta
di decentramento, pone seri interrogativi sia sul futuro di migliaia di colleghi
sia sulle prestazioni rese.
E’ doveroso, inoltre, far chiarezza, non per puro
spirito polemico, anche nei confronti di quelle OO.SS. che non hanno mai detto
una parola contro i processi di privatizzazione e di esternalizzazione dei
servizi, iniziati durante il governo di centrosinistra. Anzi, sono stati portati
avanti con il loro avallo e benedizione. Ora, da una parte starnazzano perché
sono calpestate le prerogative sindacali e dall’altro rivendicano il rispetto
del protocollo di intesa del 4.2.2002, firmato da CGIL, CISL, UIL con l’ex
ministro Frattini e il vice presidente Fini, che sostanzialmente, fa dello
smantellamento della Pubblica Amministrazione, in concerto con le OO.SS.
confederali, il suo fondamento.
Per quanto riguarda la riqualificazione, abbiamo ribadito la
piena responsabilità che grava sulle spalle dell’amministrazione e delle
OO.SS. firmatarie del contratto integrativo.
Tralasciando il metodo applicato (tavoli separati, peraltro
invocati nuovamente dalla CISL) l’impasse che si è venuto a creare, dopo la
pronuncia della Corte Costituzionale, ha evidenziato tutti i limiti dei criteri
che si sono adottati. Trovare una soluzione, senza andare ad un ulteriore
restringimento delle possibilità di riqualificarsi, è un’ardua impresa. Non
si risolve, con alchimie, percentuali e invarianza della spesa, il mansionismo
dilagante né si dà una seria risposta alle aspettative di carriera dei
lavoratori.
E’ necessario cambiare pagina.
A partire dal rinnovo contrattuale, dove, la possibilità di trovare soluzioni
ad un nuovo ordinamento professionale è concreta. Certo, chi è disposto a
trattare ulteriori diminuzioni dei posti vacanti messi a bando, concordare
tecniche che aumentino la lacerazione tra i lavoratori e inserire il mansionismo
d’area (stesse funzioni, diverso trattamento retributivo), troverà sul suo
cammino, la forte opposizione delle RdB.