RIASSETTO ORGANIZZATIVO E BUONI PASTO |
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Ieri è andato in scena
l’ennesimo atto della commedia tragicomica del riassetto organizzativo
del nostro dicastero.
Stavolta, il primo
argomento dell’incontro tra amministrazione e OO.SS. è stato quello inerente
la bozza di direttiva per l’applicazione dell’art.1 comma 8 del decreto
legge 194, convertito con modificazioni nella legge 31 ottobre 2002 n.246.
Scenario, protagonisti e
rappresentazione sono gli stessi del recente passato.
Il dott. Del Bufalo ha
dichiarato la necessità di emanare una seconda direttiva (la prima è del 17
febbraio 2003) al fine di regolamentare i movimenti di personale all’interno
dei dipartimenti provinciali.
La lettura di questa
“necessità”, a nostro avviso, non è altro quella di “appianare” le
diatribe intestine in atto nell’Amministrazione che paragona gli uffici con il
mercato ortofrutticolo sotto casa.
Pertanto,
l’Amministrazione, non trova di meglio che:
1) disporre il ritorno
agli uffici di provenienza di tutti i colleghi che, nella pur breve vita dei
Dipartimenti Provinciali, erano transitati dalle DPSV alle RPS e viceversa;
2) indicare la
consistenza dello staff dei capi dipartimento, laddove tale ruolo è rivestito
da un dirigente terzo diverso da quello della DPSV e della RPS.
Nei nostri interventi,
abbiamo ribadito la nostra ferma opposizione a tutte le misure, generali e
parziali, adottate dall’amministrazione dopo la famigerata Legge 246 del 31
ottobre 2002. Abbiamo, inoltre, evidenziato l’effetto disastroso sul nostro
dicastero e sul futuro normativo e salariale di tutto il personale, in
particolare dei lavoratori dei Dipartimenti Provinciali, considerati, oramai,
uffici in via d’estinzione.
Abbiamo chiesto,
comunque, che nell’imminente direttiva sia prevista la volontarietà dei
lavoratori soggetti a mobilità e sia attivato, a livello locale, il confronto
con le rappresentanze sindacali unitarie e le organizzazioni sindacali
territoriali per l’attuazione della direttiva stessa.
I lavoratori del
dicastero stanno subendo queste profonde trasformazioni, che incidono
pesantemente sul loro futuro, a causa delle strategie scellerate della parte
politica-amministrativa coadiuvata dalle OO.SS. concertative. Cambiare il corso
degli eventi è estremamente difficile. Diventa impossibile se non si alzano i
livelli di attenzione e di partecipazione dei lavoratori.
L’invito
è quello di cambiare tendenza non cedendo ad una passiva rassegnazione e
comprendendo che TUTTI saranno, prima o poi, toccati.
In conclusione della
riunione, si è affrontato il tema relativo ai buoni
pasto. E’ noto, oramai, la difficoltà della fruibilità dei ticket
da parte dei lavoratori. Sempre meno sono gli esercenti disposti ad accettare il
buono pasto in quanto, a seguito della gara al massimo ribasso, le società
vincitrici hanno imposto condizioni tali da generare il rifiuto.
Chi ne paga le
conseguenze sono i lavoratori sui quali vengono scaricati i maggiori oneri.
Nel riportare
all’amministrazione questa situazione, suffragata anche dalla relazione al
Parlamento da parte del Garante per la concorrenza, abbiamo denunciato il
ritardo persino nella erogazione dei ticket e la possibile “insolvenza” di
una società vincitrice.
Il capo della delegazione
di parte pubblica ha ribadito il concetto già espresso con la sua nota n. 42285
del 6 giugno 2003, sostenendo l’intervento dell’amministrazione solo nel
caso in cui fossero emerse violazioni delle norme contrattuali, quali rifiuto o
accettazione sottoposta a condizione da parte degli esercizi convenzionati e il
rispetto della presenza di un esercizio convenzionato ogni 15 lavoratori nel
raggio di un chilometro.