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La RdB/CUB Coordinamento Nazionale Ministero
dell’Economia e delle Finanze, pur apprezzando la diversa ripartizione dei
fondi di sede dei Dipartimenti siti nelle province di nuova istituzione, non
sigla l’accordo del 15 dicembre 2003 inerente ai criteri di ripartizione dei
risparmi derivanti dal Servizio di assistenza fiscale 2002 e dalle economie di
gestione 2002, per i sottoelencati motivi:
Servizio
assistenza fiscale 2002
1)
la riduzione della quota dal 50% al 40% destinata
ad incrementare il Fondo Unico di Amministrazione 2002 inficia lo spirito
solidale dello stesso istituto contrattuale che ha, invece, nel suo stesso dna
il principio di sussidiarità tra tutti i lavoratori che contribuiscono, in
identica maniera, a costituirlo;
2)
pur considerando del tutto motivata una particolare
attenzione rivolta ai lavoratori che esplicano tale servizio, non è concepibile
che a seguito dell’inefficiente organizzazione del lavoro esistente negli
uffici, il restante personale sopperisca, nei periodi di lavorazione dei modelli
di assistenza fiscale, a enormi lacune derivanti dall’irresponsabilità dei
dirigenti preposti con un aumento rilevante del proprio carico di lavoro;
3)
l’individuazione numerica, derivante
dall’accordo, dei destinatari della remunerazione ribalta completamente
l’autonomia della contrattazione decentrata locale che riveste, invece,
l’unico strumento legittimo a disposizione delle RR.SS.UU. per
l’individuazione delle modalità e dei criteri per la predetta remunerazione.
Economie di gestione 2002
1)
non porre a carico della quota destinata al
personale dirigente, a partire per l’anno 2002, condizione minima richiesta
dalla nostra O.S., il costo derivante dall’indennità di reggenza e relegarlo
ad un fumoso e generico “impegno” per i prossimi anni, dimostra
l’intenzione della delegazione di parte pubblica di non volersi assumere la
responsabilità politica di un istituto funzionale esclusivamente
all’amministrazione i cui costi, invece, ricadono sul personale delle aree
professionali al quale, di contro, da anni non vengono date risposte serie sulle
mansioni superiori che rivestono;
2)
porre il confronto sul tavolo contrattuale del
personale non dirigente partendo da una posizione di chiusura derivante
dall’accordo già siglato con il personale dirigente, svilisce qualsiasi
possibilità di serio confronto e pone una questione circa la contestualità di
una trattativa che dovrebbe convergere, in un identico momento temporale, in
entrambi i tavoli;
3)
continua ad essere del tutto sproporzionata la
quota di ripartizione tra il personale dirigente e quello delle aree
professionali che in realtà, considerato il forte attacco al salario e alle
proprie condizioni di vita, meriterebbe la destinazione dell’intera quota
derivante dalle predette economie.
Roma 15.12.2003