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Nello scorso mese di dicembre, è stato attivato, nei locali dell’ex Tesoreria Centrale di via XX Settembre, il POOL INFORMATICO, una mistura di sinergie tra le strutture informatiche presenti nel Dipartimento del Tesoro e in quelle della Ragioneria Generale dello Stato.
In una struttura avveniristica, attualmente, vi sono collocati una sessantina di lavoratori, ripartiti tra l’UCID - ufficio per il coordinamento informatico dipartimentale (Dipartimento del Tesoro) e consulenti di ditte esterne. A questi, tra poco, dovranno aggiungersi una quota di lavoratori provenienti dall’IGICS – ispettorato generale per l’informatizzazione della contabilità di stato (Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato).
La
costituzione di questo “gruppo di lavoro”, giustificato dalle innegabili
intercorrelazioni tra i vari uffici dei dipartimenti in questione, a detta dei
responsabili, dovrebbe portare ad una razionalizzazione delle risorse umane, in
un miglioramento degli interventi e, infine, anche in una economicità dei
servizi resi.
In
realtà, si tratta di una vera e propria nuova struttura informatica parallela e
del tutto indipendente dalle altre realtà esistenti nel nostro dicastero. Non
dobbiamo dimenticare dell’esistenza, nel IV dipartimento, del “servizio
centrale sistema informativo integrato” con tanto di addetti e dirigenti.
La
questione di fondo non è la modalità di accesso alla struttura hi tech,
oggetto della sola informativa che l’amministrazione ha fornito alle OO.SS.
ma, in realtà, il perché e per quale scopo, questi due dipartimenti hanno
voluto, svincolandosi dal IV dipartimento, far nascere questo pool informatico.
La
risposta l’abbiamo avuta nell’incontro del 23 gennaio 2004: il
fallimento della politica iperliberista attuata dalla nostra amministrazione
nell’esternalizzazione dei servizi informatici.
Infatti,
il fallimento della CONSIP e dell’EDS è sotto agli occhi di tutti noi. Le
inefficienze, i disguidi e i ritardi sono all’ordine del giorno. Più volte
abbiamo sottolineato perfino dell’impossibilità di individuare seri
interlocutori per la risoluzione delle problematiche legate alle procedure in
uso nel Tesoro, gestite dalla CONSIP. Per non parlare dei costi per procedure e
per la loro implementazione su
cui, sistematicamente, devono intervenire i nostri programmatori e sistemisti.
Nessuna
struttura dell’amministrazione, pur adibita a questo compito, ha verificato la
corretta gestione, la qualità dell’intervento e il rispetto delle norme
contrattuali degli appalti, le famose interfacce.
La
CONSIP e le sue innumerevoli ditte subappaltatrici e/o fantasma, nate solo allo
scopo di “succhiare” risorse pubbliche, ha avuto e tuttora detiene, oltre
che la gestione e l’assistenza, il potere assoluto sulla pianificazione, sulla
progettazione e sulle linee guida dell’informatica del Tesoro. Il tutto, senza
nessun controllo e senza nessun indirizzo pubblico di intervento.
Il
risparmio e l’efficienza, sbandierate dai vertici dell’amministrazione, è
preventivato non tanto da una razionalizzazione degli acquisti e dalle
prestazioni rese, ma sul costo del personale. Il risparmio deriva
dall’utilizzo di “lavoratori atipici”, personale “part-time”,
lavoratori “ interinali” o addirittura “socialmente utili”. Queste sono
le condizioni del “risparmio” gestionale: questi colleghi,
“contrattualizzati atipicamente”, lavorano senza orario, hanno pochissimi
diritti sindacali e meno ancora diritti previdenziali ed assistenziali.
Nei
nostri corridoi troviamo questi “nuovi piccoli schiavi” sottopagati e
sfruttati che lavorano come dei forsennati, con l’illusione di avere prorogato
il contratto.
Risparmiare
sulla pelle dei lavoratori, sull’occupazione e sui diritti è un’operazione
meschina e di bassa lega il cui perno è la politica neoliberista attuata dalla
nostra amministrazione.
Le figure informatiche, patrimonio del nostro ministero, hanno pagato anche loro un caro prezzo da questa scellerata politica. Decine e decine di colleghi sono stati “cacciati”, messi “a disposizione” dopo anni di prezioso e indispensabile lavoro. Decine di amministratori di rete, hanno aspettato per anni un riconoscimento concreto del loro impegno profuso e, invece, hanno ottenuto solo l’epurazione. Il tutto, condito da un collasso del sistema sul territorio di cui hanno pagato le conseguenze i lavoratori addetti e l’utenza.
Da anni, la RdB, è impegnata, da sola, a contrastare questa politica di privatizzazione dei servizi. Da sola, è impegnata per il riconoscimento del ruolo insostituibile del personale che presta attività informatica, per il riconoscimento dell’alta professionalità acquisita in anni di esperienza e di aggiornamento continuo e per la difesa del ruolo pubblico dell’informatica e delle linee di attività del nostro dicastero. Hanno fatto finta di niente. Non ci hanno ascoltato.Tutti sono saliti sul carro del mercato e della competitività a favore del capitale, delle imprese, degli interessi politici e delle lobby finanziarie. Comprese CGIL, CISL, UIL e UNSA che, orgogliosamente, pur di salire sul carro truffavano i lavoratori spiegando i benefici della nuova era. Ora, come già sta avvenendo sul tema dei salari, si stanno accorgendo che qualcosa non va.
Il
POOL INFORMATICO non è altro che “parare” in
qualche modo l’emergenza informatica creata da tanti anni di gestione privata.
Monitorare gli interventi “dei piccoli schiavi” e verificarne “lo standard
qualitativo”. Insomma, una duplicazione di attività: da una parte CONSIP e le
sue ditte pagate profumatamente e, dall’altra, il lavoro dei dipendenti
dell’amministrazione che ne riducono i danni!
Ma
i costi e le responsabilità restano.
Lo
sanno bene i lavoratori e l’utenza.
Roma 26 gennaio 2004