Perché lo sciopero generale?

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I prezzi continuano a salire.

Persino l’Istat ha dovuto correggere al rialzo, per l’ennesima volta, le sue stime. Quella di febbraio è passata dal 2,3% al 2,4% accertata.

Oltre al peggioramento delle condizioni materiali dei lavoratori e dei pensionati, aumentano sensibilmente le disuguaglianze fra classi di reddito. Gli unici a non essere affatto preoccupati dell’andamento del costo della vita sono Confindustria e governo, mentre il declino è sotto gli occhi di tutti.

Proprio la Confindustria sta per eleggere il suo nuovo presidente: Luca di Montezemolo.

Il cambio al vertice non è cosa di poco conto. Infatti, la “linea di Parma” degli industriali è archiviata. L’accordo, alla vigilia delle elezioni 2001, tra i padroni e il liberismo radicale della Casa delle Libertà prevedeva la richiesta al governo di leggi a favore dell’impresa, dei capitali, delle rendite, lo sterminio dei diritti del lavoro e persino il rifiuto della politica concertativa fin qui perseguita e che tanto ha reso.

Questa strategia è fallita e gli industriali cambiano cavallo. L’industria da tempo non cresce, il sistema produttivo si è indebolito grazie alle politiche liberiste praticate dai governi degli ultimi venti anni. Nessun investimento, solo privatizzazioni sconsiderate e l’abbraccio alla finanziarizzazione dell’economia speculativa. Se inseriamo, in questo quadro, anche una stagnazione dell’economia internazionale, la rigidità dell’euro e delle sue istituzioni, la ripresa economica basata sulla flessibilità del lavoro e la diminuzione delle tasse rimane solo che una semplice illusione.

Ma stiamo andando, quindi, verso una situazione migliore?

No.

Il cambio, dalla destra estrema a posizioni neocentriste, non promette nulla di buono per i lavoratori. Anzi, l’idea è quella di rilanciare una nuova concertazione con CGIL, CISL e UIL storicizzando i favori già ottenuti come la legge 30, la delega fiscale, la controriforma Moratti, la devolution e per ultimo la delega sulle pensioni.

Si sta preparando un nuovo patto sociale concertativo partendo dalla riproposizione di un nuovo 23 luglio in un quadro nel quale “è fatto compiuto” la flessibilità selvaggia del lavoro e lo smantellamento della tutela sociale. In cambio, le OO.SS. confederali riprenderebbero il loro ruolo di unico interlocutore con le imprese e con il governo.

Un governo neocentrista e riformatore dove tutti i disastri fin qui creati non sarebbero messi in discussione ma solo regolamentati, governati. Il cosiddetto liberismo moderato, temperato e rassicurante.

Un nuovo regime concertativo, un nuovo patto sul lavoro, una nuova politica dei redditi.

Le dichiarazioni degli esponenti del triciclo, disponibili ad un dialogo con il governo sulle pensioni, sulla guerra e le “interviste” del ministro Tremonti, sono gli ultimi esempi.

Ma il movimento dei movimenti, il popolo della pace e le lotte di questi anni, non rifiutano la politica di questo malsano governo rimpiangendo quelle trascorse del centrosinistra; chiedono una profonda svolta economica e politica, un no alla guerra “senza se e senza ma”, un radicale miglioramento delle condizioni salariali e di vita delle classi sottomesse.

Per contrastare questo, è necessario rivendicare salario e diritti, ampliare e difendere lo stato sociale, insomma occorre lottare contro l’attuale politica e impedire il ritorno al liberismo del centrosinistra.

Abbiamo una grande occasione. 

Lo sciopero generale di venerdì 12 marzo 2004 indetto dalla CUB.


PER SALARIO, PENSIONI E REDDITO GARANTITO
PER SCUOLA, PREVIDENZA E SANITA’ PUBBLICHE
PER LOTTARE CONTRO IL LIBERISMO
E LO SMANTELLAMENTO DELLO STATO SOCIALE

SCIOPERO GENERALE

12 MARZO 2004

comunicato e telegramma di indizione in rassegna del 12 febbraio

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